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Perché l’intesa Roma-Berlino è una buona notizia per la Difesa europea

In vista del vertice tra il comparto della Difesa tedesco e una delegazione del settore italiano, guidata dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e dal ceo di Leonardo, Alessandro Profumo, la Germania riflette sulle opportunità di collaborazione tra i due Paesi, anche in relazione alle crepe che si intravedono nella collaborazione con Parigi

Crescono le opportunità di collaborazione in materia di programmi militari tra Roma e Berlino, una notizia che potrebbe beneficiare non solo i due Paesi, ma l’intera Difesa europea. Giovedì della settimana prossima, l’ambasciata italiana a Berlino ospiterà un incontro tra tutti i nomi del mondo della difesa italiana, a partire dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e dall’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, e i rappresentanti del comparto tedesco, per discutere un percorso comune verso una politica di difesa europea.

Interesse per le aperture italiane

L’appuntamento di Berlino coincide con l’avvio del Salone internazionale dell’Aerospazio, e sarà l’occasione per la delegazione italiana per spingere per un ulteriore coinvolgimento del Paese nei progetti europei d’armamento, con i “tedeschi che potrebbero essere interessati a un’apertura”, ha commentato il Frankfurter Allgemeine. Il quotidiano, del resto, ha registrato positivamente l’iniziativa italiana, citando l’interesse dimostrato dal nostro Paese per la costruzione di un progetto di Difesa comune e le relative crepe nelle collaborazioni bilaterali di Berlino: “Ci sono quindi molti punti di contatto con la Germania”.

La cooperazione europea

Secondo il Frankfurter, infatti, il più importante progetto di armamento europeo, il sistema di difesa aerea franco-tedesco-spagnolo Fcas, sarebbe “in disordine”. Il quotidiano tedesco cita gli attriti con il produttore francese Dassault, “che non è abituato a lavorare in un progetto comune transnazionale”, segnalando come invece da parte italiana ci sia tutto l’interesse a partecipare a questi programmi. In particolare da parte di Leonardo, che secondo il giornale di Francoforte mancherebbe di “massa critica” e vorrebbe pertanto inserirsi nel progetto europeo. Per il suo amministratore delegato, citato dal giornale, una maggiore cooperazione in Europa e una minore duplicazione devono essere una priorità assoluta. “Abbiamo diciassette diversi veicoli blindati in Europa, non è più ammissibile; in Europa siamo ancora troppo una somma di nazioni”, lamenta Profumo.

La convergenza sui caccia di sesta generazione

È proprio sulla collaborazione nei programmi europei che potrebbero nascere delle convergenze tra Italia e Germania. Tra i principali risultati ottenuti dagli italiani citati dal Frankfurter c’è il programma degli F-35, dove l’Italia è riuscita ad ottenere, oltre all’acquisizione del caccia della Lockheed Martin, la realizzazione in Italia di una linea di produzione, la Faco di Cameri, in Piemonte, al contrario dei tedeschi, di recente entrati nel Joint strike fighter. Sebbene per il caccia di sesta generazione il nostro Paese, con Leonardo, si sia unito al programma Tempest con Regno Unito e Svezia, rivale del Fcas franco-tedesco, l’Italia mantiene una forte presenza anche nel mercato europeo. Leonardo è partner degli Eurofighter e continua la sua cooperazione sul predecessore del Tornado. L’anno scorso, Leonardo ha anche acquisito una partecipazione del 25% nel produttore tedesco di elettronica Hensoldt, che sta collaborando all’Fcas, ed è partner di EuroDrone.

Secondo il quotidiano tedesco, dunque, nonostante l’Italia e Leonardo non abbiano avuto un ruolo nel Fcas, non è detto che questa situazione rimanga invariata in futuro, magari passando per la convergenza tra i due programmi di caccia di sesta generazione. Come riporta il Frankfurter, “molti esportatori di prodotti per la difesa ritengono che l’Europa non possa permettersi in futuro diversi progetti di aerei da combattimento, come fa oggi con l’Eurofighter, il Rafale e il Gripen; il numero di unità previste non lo consente”, citando come proprio l’Italia, attraverso Leonardo, potrebbe lavorare su un accordo in questa direzione.



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