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Difesa in orbita. La strategia della Space force americana

Di fronte alle minacce spaziali rappresentate dalla Russia e, soprattutto, dalla Cina, gli Stati Uniti devono reagire strutturando un’infrastruttura orbitale all’avanguardia e capace di resistere alle sfide dei suoi avversari. Sul Wall Street Journal, fanno il punto il segretario dell’Air force, Frank Kendall, e il comandante della Space force, il generale John W. Raymond

La Space force degli Stati Uniti è pronta a ampliare e modernizzare la propria flotta di satelliti in modo da rilevare e tracciare le possibili minacce alla sicurezza nazionale e globale. A descrivere la nuova impostazione della branca spaziale delle Forze armate a stelle e strisce sono il segretario dell’Air force, Frank Kendall, e il capo delle Operazioni spaziali (l’equivalente del capo di Stato maggiore della Space force), generale John W. Raymond, sulle colonne del The Wall Street Journal.

Il potenziamento della Space force

Secondo i due vertici della difesa aerospaziale a stelle e strisce “i prossimi anni segneranno una svolta per le operazioni militari statunitensi nello spazio”, garantita anche dalla richiesta di bilancio del Presidente Biden per l’anno fiscale 2023. “Stiamo intraprendendo un percorso per aumentare drasticamente la capacità e la sicurezza dei satelliti che forniscono ai comandanti militari gli early warning sui possibili attacchi, oltre a tracciare i missili dopo il loro lancio. Questo proteggerà le forze americane e realizzerà il mandato della Strategia di Difesa nazionale di dissuadere i potenziali avversari”.

Avversari strategici

A spingere per questo potenziamento della capacità operativa spaziale della Space force, contribuisce indubbiamente lo stato di tensione internazionale. “Mentre l’ordine basato sulle regole del secondo dopoguerra è minacciato dalla Russia, gli Stati Uniti continuano ad affrontare una sfida formidabile dalla Cina”. Per questo “la Space Force sta attuando un piano a lungo termine per rimanere davanti a questi concorrenti strategici, fornendo un supporto operativo essenziale al resto delle forze armate, proteggendo le truppe americane e preservando l’accesso e la libertà di operare nello spazio”.

La minaccia Asat di Mosca e Pechino

Del resto, secondo quanto riferisce l’Intelligence statunitense, Cina e Russia starebbero sviluppando un arsenale di sistemi anti-satellite con l’obiettivo di interrompere, degradare e disattivare le risorse statunitensi nello spazio. “Entrambi i Paesi hanno testato armi antisatellite distruttive – registrano ancora Kendall e Raymond, mentre – gli Stati Uniti si sono impegnati a non condurre test di missili antisatellite distruttivi a gittata diretta, ma dare l’esempio non basta: gli Stati Uniti devono anche essere pronti a proteggere i satelliti critici e a difendersi dai sistemi spaziali offensivi che mettono a rischio le nostre forze”.

Gestire le escalation

Di fronte a queste minacce “la richiesta di bilancio di quest’anno contiene un aumento sostanziale per la Space Force, incentrato su nuovi modi di condurre e rendere sicure le operazioni spaziali”. Al centro della richiesta c’è la costruzione di un’architettura avanzata di allarme e tracciamento dei missili. “Questo servirà a due scopi: migliorerà la capacità della Space force di vedere e contrastare rapidamente i missili in arrivo, e contribuirà alla stabilità e alla gestione dell’escalation in tempi di crisi”.

Attenzione agli artigli del Dragone

La primaria preoccupazione per i vertici della Difesa americana, però, resta Pechino. “La Cina possiede oggi missili a lungo raggio che possono minacciare le forze statunitensi e alleate a terra, in mare e in aria”, hanno spiegato Kendall e Raymond, ricordando come nel 2019 l’Esercito popolare di liberazione abbia lanciato più missili balistici per test e addestramento rispetto a tutto il resto del mondo. A partire dal 2020, inoltre, Pechino ha cominciato a schierare le sue prime armi ipersoniche “in grado di colpire le forze statunitensi e alleate nell’Indo-Pacifico”, testando nel 2021 un veicolo planante ipersonico intercontinentale. “Queste armi costituiscono una minaccia significativa per gli Stati Uniti e i loro alleati; per rilevarli, gli Stati Uniti si affidano a un piccolo numero di satelliti grandi e costosi, che sono vulnerabili alle minacce contro-spaziali cinesi e russe e potrebbero non essere in grado di tracciare alcuni veicoli ipersonici”.

Nello spazio, gli Usa devono proiettare la propria deterrenza

La conclusione fornita dal segretario e dal generale è che “c’è stato un tempo in cui gli Stati Uniti potevano utilizzare i satelliti nello spazio con rischi limitati; quel tempo è passato”. Il bilancio dell’anno fiscale 2023 consentirà quindi alla Space Force di avviare il processo di acquisto di oltre cento piccoli satelliti “in grado di formare una nuova rete resiliente nell’orbita terrestre bassa e media; nessun singolo attacco sarà in grado di distruggere questa architettura resiliente”. Per Kendall e Raymond, “lo sviluppo di questa rete è fondamentale per far progredire e salvaguardare gli interessi nazionali degli Stati Uniti”. I piani del Pentagono prevedono che con una flotta di satelliti più piccoli e a basso costo, “la Forza spaziale sarà in grado di sfruttare meglio le tecnologie emergenti e di adattarsi più rapidamente alle nuove minacce”. I progressi operativi di Cina e Russia non solo “richiedono la leadership degli Stati Uniti in materia di comportamento responsabile nello spazio”, ma anche “un progetto di Space force che la metta nelle condizioni di proteggere tutti gli strumenti del potere nazionale”. L’obiettivo, concludono Kendall e Raymond, “dovrebbe essere quello di mantenere lo spazio libero da conflitti e proiettare la forza necessaria a scoraggiare i conflitti sulla Terra”.


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