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La Finlandia tra Russia, Turchia e Nato. Cos’ha detto il capo degli 007

Rappresaglie dopo la richiesta di adesione all’Alleanza atlantica? Mosca è impegnata in Ucraina ma Helsinki rimane “vigile”, ha spiegato Pelttari

Nei giorni scorsi Antti Pelttari, capo dell’intelligence finlandese (Suojelupoliisi), aveva rilanciato il tweet con cui Elisabeth Braw, esperta dell’American Enterprise Institute, elogiava “il rapido cammino finlandese vedo la Nato” definendolo una testimonianza dell’importanza fenomenale della coesione sociale. Nessun conflitto distruttivo e nessuna insurrezione stile 6 gennaio, solo un dibattito civile e poi una decisione e un’azione” aggiungeva l’esperta di conflitti ibridi concludendo con “congratulazioni” alla Finlandia.

Quel tweet era è datato 15 maggio 2022, il giorno in cui il presidente Sauli Niinisto e la prima ministra Sanna Marin hanno confermato che la Finlandia farà domanda per entrare nella Nato. Tre giorni dopo, con il via libera ad ampia maggioranza del parlamento di Helsinki, l’ambasciatore finlandese alla Nato, assieme all’omologo svedese, aveva presentato a Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza atlantica, la domanda di adesione.

Dopo oltre tre mesi dall’invasione russa dell’Ucraina e altrettante settimane passate dalla richiesta finlandese di unire alla Nato, la situazione è “piuttosto tranquilla e speriamo che rimanga tale”, ha spiegato Pelttari, intervistato dal Financial Times, con riferimento a possibili reazioni e rappresaglie russe. Come raccontato su Formiche.net, se è difficile che Mosca reagisca militarmente, ciò che Helsinki e Stoccolma più temono nella cosiddetta “zona grigia”, cioè tra la presentazione della domanda e l’adesione alla Nato, sono le minacce ibride come i cyber-attacchi e le interruzioni di approvvigionamento energetico. Obiettivo: alimentare caos nei due Paesi. In ogni caso, però, la strada che li conduce verso la Nato appare in discesa, anche a giudicare dai sondaggi.

La Finlandia rimane “vigile” ma le risorse del vicino russo sono impegnate nella guerra in Ucraina, ha spiegato Pelttari. “È positivo che non sia successo nulla. Ma è anche positivo che siamo stati preparati e in grado di proteggere la società”, ha dichiarato.

Come spiega il Financial Times, i funzionari finlandesi sperano che il presidente russo Vladimir Putin abbia accettato la decisione di entrare nella Nato ma ritengono che il Cremlino possa sperare di influenzare decisioni come la presenza di truppe straniere o di armi nucleari nel Paese nordico. “Sono interessati a sapere, una volta che la Finlandia diventa membro della Nato, che tipo di membro è la Finlandia”, ha dichiarato Pelttari.

Prima di diventarlo, però, c’è da superare un ostacolo: la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. “Seguiamo le attività del PKK già da molti anni”, ha dichiarato Pelltari spiegando che l’intelligence finlandese “prende sul serio il terrorismo” nel tentativo di rassicurare Ankara sulla minaccia del partito curdo. Ma ha tenuto a precisare: “Non siamo un rifugio sicuro per il terrorismo. Operiamo secondo le nostre leggi e procedure e seguiamo l’elenco dell’Unione europea sulle organizzazioni terroristiche”. Inoltre, Finlandia e Turchia, ha ricordato il capo delle spie di Helsinki, hanno collaborato “molto efficacemente” in materia di terrorismo. In particolare, ha osservato la guerra in Siria ha fatto sì che la Finlandia fosse colpita dal terrorismo internazionale per la prima volta, a Turku nel 2017 (due morti causati da un “lupo solitario” radicalizzatosi seguendo la propaganda dell’Isis).

Dalle parole di Pelttari, come da quelle dei diplomatici finlandesi, sembra filtrare ottimismo. E l’ipotesi di accordi con la Turchia sulla vendita di armamenti, a partire dai droni, nel caso in cui la Finlandia entrasse nella Nato potrebbe convincere Ankara.

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