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Sul gas ci sarà da ballare. Che inverno ci aspetta secondo Tabarelli

Intervista al presidente di Nomisma Energia: attenzione a dire che è tutto sotto controllo, il governo ha un piano credibile e realizzabile ma non immediato. E poi gli stoccaggi non procedono come dovrebbero. Per questo se Mosca chiude i rubinetti il razionamento è più una certezza che un’ipotesi

Magari fosse solo un avvertimento. Non lo è. Da Mosca nel giro di poche ore sono arrivati segnali da non sottovalutare, sotto forma di riduzione delle forniture di gas. Il primo assaggio è stato un taglio del 15% dei flussi, cinque giorni fa, che in pochi minuti ha fatto schizzare il prezzo del metano sui mercati internazionali. Poi un secondo affondo. A fronte di una richiesta giornaliera di gas da parte di Eni pari a circa 63 milioni di metri cubi, Gazprom ha comunicato l’erogazione di solo il 50% di quanto richiesto.

Ce n’è abbastanza per preoccuparsi. Il governo italiano ha un piano: nell’immediato è prevista una riduzione dei consumi nelle case e negli uffici mentre nel medio e lungo periodo più gas e Gnl da fornitori alternativi alla Russia, a cominciare dall’Africa, e incremento della produzione nazionale, anche con nuove perforazioni nell’Adriatico. Restano le domande. Quali sono i tempi di realizzazione? E nelle more, quali i rischi di un razionamento del gas, di giorni al freddo o con impianti industriali costretti a fermare l’attività? Formiche.net ne ha parlato con Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.

La Russia ha ridotto, senza spiegazioni, per due volte le forniture di gas all’Italia. Che messaggio vuole mandare?

L’avvertimento è serio, ha radici politiche, ovviamente, ma non va assolutamente sottovalutato. Parliamoci chiaro, il segnale arrivato da Mosca è grave. Parliamo di una nazione che ha scatenato una guerra e invaso un altro Paese, come possiamo pensare che non possa essere un qualcosa su cui riflettere e prepararsi?

Il governo però sembra avere un piano. Più gas liquefatto dagli Stati Uniti, rigassificatori, nuovi fornitori e le tanto bistrattate trivelle. Può funzionare?

Parliamo di un piano verosimile. Ma vede, il problema sono i tempi, quelli necessari all’offerta per adeguarsi alla domanda. E ci vogliono anni, basti pensare alle perforazioni. Quanto ci vuole tra ricorsi, proteste, burocrazia a fare un buco nell’Adriatico e tirare fuori il gas? La strategia del governo ha il suo senso, ma di certo non è immediata. Vanno nella giusta direzione, ma non risolvono l’emergenza per il prossimo inverno, o, meglio, la risolvono solo in parte.

Tabarelli, non per fare l’ottimista a ogni costo, ma ci sarebbero anche gli stoccaggi…

Guardi, sugli stoccaggi bisogna fare chiarezza. Rappresentano uno strumento che andrebbe sempre utilizzato al suo massimo, andrebbero riempiti non solo per le emergenze. E in questo momento non li stiamo riempendo velocemente e questo è un problema. Non riusciamo a fare le scorte necessarie in modo sufficientemente veloce.

Allora non tornano i conti. Il piano del governo è buono ma non immediato, gli stoccaggi ci sono ma vanno a rilento e forse non basteranno a coprire la domanda in inverno. Viene in mente un solo termine, razionamento.

Non è più un rischio, il razionamento. Ma una certezza. Sa cosa mi ha detto, pochi giorni fa un’impresa? Che in un modo o nell’altro l’Italia razionerà, perché o lo deciderà il governo oppure le aziende chiuderanno, dando vita a una sorta di auto-razionamento: meno aziende, meno domanda. Non le pare inquietante?

Un po’. La strada sembra segnata…

Diciamo che il rischio è molto alto, perché come detto le scorte sono ancora troppo basse e la Russia inevitabilmente sta cercando di tagliare le forniture di gas. Adesso è estate, con il caldo ci preoccupiamo meno del riscaldamento. Ma sarà dura perché razionare vuol dire blackout controllati sull’elettricità, rallentare l’attività economica per mano umana. Cose che non abbiamo mai affrontato nell’era moderna.

Mettiamoci per un momento nei panni della Russia. Se Mosca taglia le forniture all’Occidente, incassa anche meno. E tutti sanno che l’ex Urss vive di metano e petrolio. Conviene?

Ovviamente la Russia ha bisogno di vendere gas, lo sapeva prima di invadere l’Ucraina. Per questo è una tragedia su tutti i fronti, una specie di gioco al massacro. Mosca sa che l’Occidente è pronto a rivolgersi ad altri fornitori, non creda che non sia un problema per loro. Ma noi adesso dobbiamo fare i conti con la nostra dipendenza, aspettando di sganciarci.

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