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Giù le mani dal grafene. BoJo stoppa i cinesi

Le severe indagini del governo britannico hanno spinto l’acquirente, legato a Pechino, a ritirare l’offerta per una società leader nella produzione del cosiddetto super-materiale

Si è chiusa con il ritiro dell’acquirente legato al governo cinese la vicenda di Perpetuus Group, piccolo produttore gallese del grafene di 14 dipendenti e un fatturato annuo di 479.000 sterline (al marzo 2020). Questo materiale, il cosiddetto “materiale delle meraviglie”, 200 volte più resistente dell’acciaio ma sei volte più leggero, è considerato fondamentale per le nuove tecnologie in settori quali la crittografia e l’aerospazio.

“La proposta di acquisizione è stata abbandonata”, ha scritto nei giorni scorsi Kwasi Kwarteng, segretario di Stato per l’Industria del Regno Unito, su Twitter. “Il governo britannico monitora costantemente il mercato per individuare acquisizioni di potenziale interesse per la sicurezza nazionale. Interverremo se necessario”, ha aggiunto. Nelle settimane precedenti, lo stesso segretario aveva scritto alla Competition and Markets Authority chiedendo l’avvio di un’indagine cosiddetta di “Fase 2” (alla quale pochi accordi “sopravvivono) spiegando: “Il Regno Unito rimane assolutamente aperto agli affari, ma è chiaro che gli investimenti stranieri non devono minacciare la nostra sicurezza nazionale”.

Il 27 maggio scorso, l’Authority ha comunicato la fine dell’indagine dopo che gli acquirenti, guidati dalla società Shanghai Kington Technology, hanno ritirato la loro offerta. Il timore del governo britannico, che negli ultimi mesi ha alzato l’asticella sugli investimenti e sulla acquisizione dalla Cina, era il trasferimento di tecnologia. Per la stessa Mario Draghi ha firmato nelle scorse settimane un decreto del presidente del Consiglio con cui ha esercitato i poteri speciali su un accordo tra Robox, azienda italiana della robotica con sede nel Novarese, e una società cinese fortemente legata al governo di Pechino.

A mediare l’affare Perpetuus era stato Zhongfu Zhou, consulente scientifico di Perpetuus Group e azionista al 25% della Shanghai Kington. Dai documenti dell’Authority emergono sui sospetti, in particolare del ministro della Difesa: Zhou, ex professore delle università di Swansea e Aberystwyth, aveva stretti legami con lo Stato cinese. Nei mesi passati, Shanghai Kington Technology aveva cercato di acquisire Perpetuus attraverso Taurus International, una società con sede nel Regno Unito (e sul cui sito web Zhou è presentato come “scienziato capo della nanotecnologia”) e finanziatori cinesi che, secondo l’Authority, altro non era che un “intermediario”. Shanghai Kington Technology aveva negato di avere intenzione di acquisire Perpetuus, ma l’autorità di regolamentazione ha dichiarato di aver concluso che Zhou stava lavorando per conto della società.

Non è stato l’unico particolare a insospettire i funzionari britannici. Perpetuus aveva dichiarato che i suoi prodotti sono utilizzati principalmente per migliorare la lunghezza dei pneumatici. In realtà, secondo l’Authority quel materiale avanzato potrebbe essere utilizzato per “camuffare” i segnali lungo i cavi ottici tramite la crittografia.

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