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Inflazione, armi, Lega-M5S. Le lancette italiane nella crisi

Il fattore tempo è il vero ago della bilancia per decidere l’esito della guerra russa in Ucraina. E in Italia le lancette scorrono più veloci: dall’inflazione alla maionese Lega-M5S, tre ragioni per mettere fretta al fronte euroatlantico. Il commento di Francesco Sisci

Come ha spiegato Francesco Giavazzi, principale consigliere del premier Mario Draghi, in una cruciale intervista alla Faz, le cause dell’inflazione sono chiare e chiaramente affrontabili in Europa. L’inflazione è mossa dall’aumento dei prezzi del gas, che a sua volta dipende dalla guerra in Ucraina e dall’uso politico dell’energia da parte della Russia.

Un caso diverso dall’inflazione americana. Essa è causata anche da due elementi. Ci sono state iniezioni più massicce, e forse più disordinate, di liquidità durante il Covid. Inoltre ci sono state alcune “distrazioni” della Fed che ha tenuto tassi troppo bassi forse per troppo tempo, specie durante gli ultimi due anni dell’amministrazione Trump.

Naturalmente l’aumento generalizzato delle materie prime, dovuto all’aumento dell’energia per il caro gas, è anche importante. Quindi il costo politico dell’inflazione potrebbe diventare molto alto, causando tensioni e proteste sociali difficili da controllare. Mosca forse pensa di usare questa arma per indebolire il fronte di sostegno occidentale all’Ucraina. Oppure potrebbe accadere il contrario.

In questo contesto, al di là della volontà dei singoli politici, per la Ue e per la sua stabilità diventa cruciale fermare la guerra. Né si può accettare una vittoria della Russia che distruggerebbe la Ue. Quindi o la Russia accetta presto un compromesso che ponga fine ai combattimenti o la guerra deve essere vinta in modo schiacciante.

Qui poi, o vince l’Ucraina da sola, oppure, se Kyiv non ce la fa, deve vincere la Nato. La forza della Russia non è in realtà un vero timore occidentale di una escalation militare. Il timore, semmai, è che la crisi futura della Russia si approfondisca con l’allungarsi della guerra. Ue e Nato vorrebbero evitare o minimizzare tale crisi, che avrebbe effetti destabilizzanti ad ampio spettro.
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Il contesto crea uno spazio politico specifico per i partiti in Italia. FdI è in crescita ma non sfonda. Le elezioni parlamentari in Francia mostrano che voti nuovi si trovano agli estremi, a destra o sinistra. Ciò potrebbe indurre l’intuitiva leader di FdI, Giorgia Meloni, a sentire odore di vittoria in una radicalizzazione del suo messaggio e non a farsi “moderata”, come suggerisce il saggissimo Stefano Folli su Repubblica.

La cosa imporrebbe una sterzata rischiosa a tutta la politica nazionale, già sull’orlo di una maionese impazzita con i leader di Lega e M5s Matteo Salvini e Giuseppe Conte al governo ma polemici col governo. Un’Italia che traballa è tanto più dannosa per tutti, quando già la Francia appare in difficoltà e la Germania resta indecisa.
La situazione quindi è questa con l’ombra dell’inflazione che avanza a rapidi passi. Ma come sarà fra sei o nove mesi, quando si andrà effettivamente al voto?

Se Giavazzi ha ragione, e l’aumento dei prezzi è trainato dal gas, e ciò crea pressioni per cercare una vittoria rapida su Mosca, magari fra sei o nove mesi la guerra è finita. Quindi per l’inverno forse il prezzo del gas crolla, portando al ribasso tutto il resto.  Inoltre, la fine della guerra lascerebbe Salvini e Conte senza spunti su cui polemizzare, mettendoli in difficoltà. Nel caso, ci sarebbero comunque altri problemi, ma sarebbero diversi da quelli attuali.

Tutti questi elementi interni dovrebbero spingere l’Ue ad affrettare il suo programma di invio di obici anti artiglieria e carri all’Ucraina. D’altro canto dovrebbero indurre la Russia a cercare un cessate il fuoco il prima possibile.

Le scelte razionali e ragionevoli non sono sempre seguite in politica, dove altre considerazioni possono prevalere. Ma l’orizzonte razionale resta comunque lo sfondo sui cui variazioni geniali o folli possono muoversi. In ogni caso l’orizzonte della politica italiana è tornato quello internazionale, come ai tempi della prima Guerra fredda. Questo, a sua volta, potrebbe avere conseguenze importanti per tutti i partiti.


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