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Armi e price-cap, una scossa dal G7. Parla il capo del Copasir tedesco

Intervista a Kiesewetter, presidente del Comitato di intelligence del Bundestag: dal G7 di Elmau un conto salato a Putin, dobbiamo inviare molte più armi a Kiev o la guerra non finisce. Price-cap? Idea brillante di Draghi. Chiudiamo il Nord Stream 1, con Mosca non si negozia più

Dalle parole ai fatti. Roderich Kiesewetter è il presidente del Comitato di intelligence del Parlamento tedesco e una prima fila della Cdu. Mentre i leader del G7 serrano i ranghi ad Elmau confessa a Formiche.net i dubbi sulla compattezza del fronte euroatlantico e lancia un assist alla proposta di un price-cap patrocinata da Mario Draghi, “è brillante”.

Da Elmau una dimostrazione di unità?

L’unità deve essere dimostrata nei fatti. Non basta un comunicato congiunto, dobbiamo inviare armi pesanti all’Ucraina per permetterle di difendersi e riconquistare i territori occupati e finora non vedo segnali incoraggianti in questa direzione. Se non rivediamo il controllo dell’export di armamenti rischiamo di ripetere un errore.

Quale?

Quello commesso dalla Germania con l’India, quando più di dieci anni fa ci siamo opposti alla vendita di armi europee come i typhoon, gli eurofighter e i tank. Da allora abbiamo consegnato Nuova Delhi nelle mani della Russia.

Sulle sanzioni si può fare di più?

Serve pazienza, queste sanzioni presenteranno un conto molto salato a Mosca. Dovremmo affiancare loro una strategia comunicativa per parlare alla popolazione russa e illuminarla sulla sua leadership.

Poi?

Ripeto: inviare a Kiev le armi di cui ha bisogno, tank di combattimento, missili. La Germania è il quarto fornitore di armi al mondo e ha spedito a Zelensky solo tre sistemi Mrls, è ridicolo. Se Berlino non si assume le sue responsabilità, perché altri Paesi europei dovrebbero farlo?

C’è un’Europa che rema contro?

Concordo con Boris Johnson: ci sono Paesi europei che sperano in un sacrificio dell’Ucraina per una pace sbagliata. Eppure basterebbe ascoltare con attenzione Putin: se non lo fermiamo in Ucraina, andrà avanti in Moldavia e nei Paesi Baltici. L’Europa ha già commesso questo errore con Hitler ottant’anni fa.

Draghi spinge per un tetto al prezzo del gas. Può funzionare?

Una proposta brillante, da portare fino in fondo: non possiamo assistere inerti all’aumento vertiginoso dei prezzi e con Mosca non c’è speranza di negoziare. Ovviamente questa decisione avrà un costo: la Russia ridurrà drasticamente l’export di combustibili fossili. Meglio metterlo in conto e preparare le persone a un inverno freddo.

Che ne sarà del Nord Stream I?

Dal prossimo 10 luglio la Russia fermerà il flusso di gas per rifornire le linee, un segnale fin troppo eloquente. La Cdu ha le idee chiare da tempo: dobbiamo liberarci del Nord Stream 1, che porta più benefici a Mosca di quanti non ne porti a noi.

Cosa si aspetta dal summit della Nato a Madrid?

Mi auguro che tutti gli Stati membri convincano la Turchia ad abbandonare il veto sull’entrata di Svezia e Finlandia, ma è bene non farsi illusioni. Temo che Erdogan voglia approfittarne e prolungare il dibattito per un altro anno. Prima delle elezioni turche non si muoverà granché.

Quali sono le altre priorità in agenda?

Armonizzare il compasso strategico europeo con la nuova strategia della Nato, aumentare l’interoperabilità tra i due fronti. Poi lavorare per una condivisione degli oneri Nato più equa tra gli Stati europei, dobbiamo prenderci le nostre responsabilità nei Balcani e a Sud. Sarà il summit più importante degli ultimi vent’anni.



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