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A Kiev si è accesa l’Ue a tre motori. Scrive l’amb. Castellaneta

Un’Italia più forte e ascoltata in Europa non può che far comodo a tutti in un momento così delicato per le relazioni internazionali e l’economia mondiale. Il commento di Giovanni Castellaneta, già ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti

Molto probabilmente la visita di Mario Draghi a Kiev non riuscirà a far cessare le ostilità tra Russia e Ucraina, ma si è trattato di un indubbio successo diplomatico. Le immagini scattate durante il viaggio notturno in treno in compagnia del presidente francese Emmanuel Macron e del cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno infatti un forte significato politico, segnalando che l’Europa non è più trainata da due soli “motori” – quello francese e quello tedesco – ma che a essi si è ora aggiunto a pieno titolo anche quello italiano. Le conseguenze di questo nuovo assetto sono molteplici e vanno dal livello interno a quello internazionale.

Partendo dall’ambito domestico, per l’Italia essere al fianco di Parigi e Berlino in una simile iniziativa diplomatica rappresenta un grande successo, merito innanzitutto del carisma e dell’autorevolezza internazionale del presidente de Consiglio. Il suo atteggiamento, improntato alla fermezza nei confronti della Russia ma anche al pragmatismo nel sostenere l’Ucraina in maniera lucida e non “incondizionata”, rappresenta infatti una sintesi efficace delle varie posizioni europee, e anche per questo ha consentito di guadagnarsi uno spazio al fianco di Macron e Scholz. È un risultato che andrebbe capitalizzato anche in altre sedi, soprattutto a livello Ue, per far leva sull’importante posizione ricoperta dall’Italia: il problema è che la finestra di opportunità sta per chiudersi, con una campagna elettorale in vista delle elezioni politiche alle porte e che potrebbe lasciare sempre meno margine di manovra e sostegno parlamentare a Draghi. Vedremo se le forze politiche dimostreranno di avere la responsabilità necessaria per non privare il governo di un appoggio fondamentale in questo periodo.

A livello internazionale, invece, questa Europa “tri-motore” può dare una nuova spinta al processo di integrazione tramite una maggiore condivisione di intenti. Inoltre, un’Unione europea più coesa e assertiva può porsi con più autorevolezza nei confronti degli Stati Uniti, evitando di andare a rimorchio di Washington ma giocando invece un ruolo sempre più autonomo ed efficace sul piano globale. Una circostanza di cui peraltro gli Stati Uniti dovrebbero essere lieti, nell’ottica di una diversa divisione delle responsabilità in ambito Nato che richieda una maggiore partecipazione dell’Unione europea nel garantire la sua stessa sicurezza.

Insomma, un’Italia più forte e ascoltata in Europa non può che far comodo a tutti in un momento così delicato per le relazioni internazionali e l’economia mondiale. Quali possono essere i prossimi passi? La risoluta dimostrazione di sostegno al fianco di Volodymyr Zelensky e dell’Ucraina potrebbe essere il preludio per un viaggio a Mosca da parte di Draghi e altri leader europei: non un’avventura improvvisata, ma una missione diplomatica preparata da mesi di sanzioni e intransigenza nei confronti della Russia per poter creare le basi di un dialogo che porti, come primo possibile obiettivo, a una tregua. L’Italia di Draghi può ambire a questo risultato.


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