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I 161 anni della Marina e il destino mediterraneo dell’Italia

Nel giorno che ricorda l’impresa di Premuda, la Marina militare festeggia 161 anni. A Gaeta, il ministro Guerini e i capi di Stato maggiore della Difesa, Cavo Dragone, e della Marina, Credendino, hanno ricordato la centralità del mare e della sua protezione, e l’importanza strategica per l’Italia del Mediterraneo, sempre più minacciato

Il Mediterraneo è il destino geografico dell’Italia, fonte di opportunità di crescita per il Paese. Per questo è di primaria importanza strategica l’azione della Marina militare italiana, di costante vigilanza a garanzia della sua sicurezza. Questo è stato il messaggio lanciato oggi nel corso delle celebrazioni per la Giornata della Marina Militare, per festeggiare i 161 anni della Forza armata. Presenti in piazza Caboto, a Gaeta, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e il capo di Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio Enrico Credendino. Per l’occasione, si sono raggruppate nelle acque del golfo la portaerei Cavour, la nave da sbarco anfibio San Marco, la fregata Antonio Marceglia, il pattugliatore polivalente Paolo Thaon di Revel, il pattugliatore d’altura Comandante Borsini, il sommergibile Todaro e il cacciamine Gaeta, insieme alla nave scuola Amerigo Vespucci, “la nave più bella del mondo”, passate in rassegna dal ministro e dai capi di Stato maggiore.

L’impresa di Premuda

Poggiata sull’esperienza di secoli di storia di navigazione, l’allora Regia Marina vide formale istituzione nel 1861, con la nascita stessa del Regno d’Italia. Si festeggia il 10 giugno in ricordo dell’azione navale compiuta all’alba del 10 giugno 1918 al comando di Luigi Rizzo che nelle acque antistanti l’isola di Premuda riuscì a penetrare di nascosto tra le unità della flotta austro-ungarica, riuscendo a silurare e ad affondare la corazzata SMS Szent István, arrecando un colpo determinante alle forze militari imperial-regie e contribuendo alla conclusione vittoriosa dell’Italia nel primo conflitto mondiale. Da allora, è rimasta una delle colonne delle capacità di Difesa del Paese, una Penisola con vocazione marittima nel Dna.

L’importanza della difesa del Mare

“La sicurezza della regione del Mediterraneo allargato è essenziale per l’Italia, per i Paesi che vi si affacciano e per l’intera area Euro-Africana”. Parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo messaggio rivolto agli equipaggi della Marina militare, “costantemente impegnati nel garantire una dimensione marittima sicura e integralmente fruibile”. “I grandi snodi della globalizzazione, l’economia, l’energia, dipendono dalla efficacia di questa azione, oggi resa ancora più cruciale da crisi che determinano instabilità con un impatto importante sulla sicurezza e sul libero scambio. Lo confermano le conseguenze del conflitto in Ucraina determinato dall’ingiustificabile aggressione da parte della Federazione Russa”, ha rimarcato il Capo dello Stato, sottolineando come “il blocco dei traffici marittimi da e per il Mar Nero ha comportato una repentina mancanza di approvvigionamenti alimentari ed energetici con il conseguente innalzamento dei prezzi delle materie prime con gravissime ripercussioni su tutta la comunità internazionale”.

Il Mediterraneo, destino geografico dell’Italia

Intervenendo alla cerimonia a Gaeta, il ministro Guerini, ha ricordato l’importanza del Mediterraneo, “il mare tra le terre è a tutt’oggi una via di transito che ospita circa il 20% del traffico marittimo mondiale e che rappresenta la rotta più rapida, sicura ed economica tra Indo-Pacifico e Atlantico”. Ecco perché occorre “mantenere, sul mare come in ogni altro dominio, un’adeguata capacità di deterrenza, soprattutto in un tempo segnato da vecchie e nuove insidie e dalla crisi che viviamo in questi giorni”. Secondo il ministro, infatti, “l’aggressione ingiustificata della Russia all’Ucraina ha anche riverberi nel Mediterraneo, spazio di mare che per noi e per il mondo è opportunità di crescita, e per l’Italia, nello specifico, è destino geografico e responsabilità operativa”, quindi “serve vigilare incessantemente sulla sua sicurezza”.

La deterrenza attraverso la tecnologia

Una sicurezza oggi messa a rischio da scenari sempre più instabili e complessi. “Nel contesto odierno parliamo di guerra ibrida, ed è evidente come si stia evolvendo in un conflitto senza regole né confini con poco spazio per onore e valori intangibili come quello della vita umana: il conflitto russo-ucraino sta portando a un salto di qualità tecnologica che rende la guerra ibrida ancor più minacciosa”, ha detto il capo di Stato maggiore della Difesa, Cavo Dragone. Per l’ammiraglio, dunque, questo evidenzia la necessità di operare secondo la dottrina del multidominio, che caratterizza ormai la guerra, e del nuovo modello deterrenza tecnologica e operativa che serva a prevenire le crisi, i cui “contenuti fondanti sono l’ancoraggio a un mondo etico, ai principi della Costituzione, l’appartenenza alla Nato, l’Ue e le Nazioni Unite”.

Cresce l’insicurezza nel Mare nostrum

“Il Mediterraneo catalizza gli interessi di attori statuali e non, con ambizioni globali, che cercano di accrescere la loro influenza anche con l’uso dello strumento militare. Ciò comporta per il nostro Paese una sempre crescente responsabilità per garantire l’equilibrio dell’intero bacino”, ha sottolineato il capo di stato maggiore Credendino, rimarcando come “la sicurezza dell’intera regione richiede equipaggi sempre pronti e ben addestrati, per porre in essere misure di deterrenza e intercettare le minacce lontano dai nostri confini”. Credendino ha anche ricordato come “il quadro di insicurezza marittima nel Mediterraneo si è esacerbato a seguito dell’emergenza pandemica prima e del conflitto in Ucraina poi, con l’incremento della presenza di navi e sommergibili russi con capacità missilistiche strategiche”. In questo quadro l’Italia è chiamata a svolgere il proprio ruolo, anche “tenendo conto dello spostamento del baricentro della marina statunitense verso l’Indo-Pacifico, lasciando un vuoto, che altri attori stanno cercando di colmare”.

Le missioni della Marina

Nel corso dell’evento sono anche state ricordate le missioni nelle quali è coinvolta la nostra Marina militare. A partire dalla missione Irini, a presidio del Mediterraneo centrale, dove le unità della flotta sono impegnate a garantire l’effettività della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU contro il traffico di armi da e per la Libia. Ci sono poi le missioni nelle acque adiacenti il Mare nostrum, quelle che rientrano nella definizione strategica di Mediterraneo allargato, come la missione Gabinia, nel golfo di Guina, e Atalanta, lungo il Corno d’Africa e nel golfo di Aden, a contrasto delle attività di pirateria e per garantire la libertà di navigazione in quei bacini. Per quanto riguarda le attività addestrative con gli alleati, sono stati ricordati i numeri dell’esercitazione Mare aperto 2022, che ha visto impegnati più di quattromila militari di diverse Forze armate e di sette nazioni della Nato in esercitazioni effettuate tra l’Adriatico, lo Ionio, il Tirreno e il Canale di Sicilia.



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