Intervista allo storico, in libreria con “Ucraina anno zero” (Guerini): Putin pagherà più di tutti il suo ricatto del gas, lo sgarbo ad Eni una sfida contro l’Italia. Bene il protagonismo italiano in Europa ma basta illusioni: la Russia si sconfigge con le armi
Italia, Francia, Slovacchia. È un’azienda ma si muove con un’armata. Gazprom guida la rappresaglia europea di Vladimir Putin e taglia i rifornimenti. Più degli Stati Uniti, ha chiarito il presidente russo in un roboante discorso al Forum economico di San Pietroburgo, l’Europa deve pagare lo scotto di un tradimento percepito: ha scelto l’Occidente. Quella del gas però è una tenaglia che presto si ritorcerà contro Mosca, dice a Formiche.net Giulio Sapelli, storico ed economista, in libreria con “Ucraina anno zero” (Guerini).
Putin chiude i rubinetti europei.
Mossa prevedibile, la Russia non poteva non reagire alle sanzioni. È l’inizio di una partita a scacchi.
E Mosca gioca la prima mano.
Esatto. Minaccia l’aumento del prezzo, che salirà alle stelle, come già fanno capire le borse. Minaccia, in definitiva, la continuità produttiva dell’Occidente. Ha minato un elemento costitutivo della sua constituency economica, il rapporto storico con la Germania.
L’Italia non è risparmiata. Anzi…
Lo sgarbo ad Eni, che peraltro ha accettato di adeguare il sistema dei pagamenti, è molto grave, una sfida all’Italia. Dettata da una delusione: i russi si erano convinti che avremmo fatto da mediatori.
Il ricatto del gas colpisce mezza Europa, anche Francia e Slovacchia.
Due Paesi legati. Colpire la seconda vuol dire gettare un guanto di sfida alla prima, e non solo perché in Slovacchia passano i rifornimenti europei. Putin cerca l’accerchiamento dell’Europa e minaccia la Francia in una sua storica area di influenza tra i Paesi mitteleuropei.
Per Mosca è un boomerang?
L’autarchia è sempre un vicolo cieco. La Russia è un Paese sottosviluppato, vive di esportazione di materie prime energetiche. Come ha scritto Stephen Krasner, solo una potenza egemone può assumersi rischi di questo calibro. Gli Stati Uniti lo hanno fatto in Vietnam e ne sono usciti interi. La Russia non uscirà intera dall’Ucraina, perché non è egemone.
La sfida non è solo economica. C’è un messaggio all’Europa?
Più che un messaggio, una sfida e contro l’intero Occidente. Oggi capiamo perché Putin ha condannato Lenin e rivalutato Stalin.
Chi ha più da perdere nello scontro diretto sul gas?
A lungo andare la Russia. Nel breve periodo, mentre si protende verso il Nord Africa in cerca di vie alternative, l’Europa pagherà un prezzo alto. Per ora l’Italia sta attuando la diversificazione energetica più intelligente.
Nel frattempo torna protagonista della diplomazia europea. Che bilancio fa del viaggio di Draghi a Kiev con Macron e Scholz?
Ottimo. Fino in tempi recenti l’Italia correva il rischio di rassegnarsi all’ “impero latino” e, dunque, alla subalternità con la Francia. Ora, a differenza di Parigi e Berlino, nazioni con una scarsa propensione atlantica, si riscopre un baluardo dell’anglosfera. Dopotutto l’Italia è stata inventata dagli inglesi nel 1700, quando hanno trasformato in regno il Ducato di Savoia, e dagli americani nel secondo dopoguerra.
Cosa può promettere l’Europa a Kiev?
Semplice: armi per sconfiggere militarmente la Russia. Putin deve perdere sul campo. Pensare di sconfiggerlo con l’economia è una follia, le sanzioni sono un ritorno alle relazioni di pura potenza egemonica, una regressione. Hanno segnato la sconfitta di Napoleone, che le ha imposte all’Inghilterra. La Russia si batte con le armi.
Poi?
Poi ci sarà da ricostruire l’Ucraina. Un Paese che ha grandi miniere di litio, risorse minerarie, un’industria pesante che può ripartire. Un porto, Odessa, fondamentale per contrastare la prevalenza russa in Siria e in Mediterraneo. L’Europa dovrà fare la sua parte.
Non c’è ricostruzione finché l’Ucraina è occupata…
Infatti: non si può concedere ai russi l’Ucraina. Il minuto dopo, la Cina prende Taiwan e si rischia una guerra nucleare.
Il Parlamento italiano però traballa sulle armi. La settimana prossima la guerra potrebbe dividere la maggioranza in aula…
Chi tentenna dimentica una grande verità: la pace si conquista con la guerra o la minaccia di essa. Di guerra giusta parlava anche San Tommaso D’Aquino, non esattamente un estremista.