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Il Pd mitiga la risoluzione M5S. La versione di Alfieri sulle armi all’Ucraina

Partito democratico e Movimento 5 Stelle sembrano viaggiare su strade diverse rispetto all’invio di armi all’Ucraina. Il senatore del Pd: “Credo che alla fine riusciremo a mitigare il documento presentato da Conte”. E su Salvini? “Per qualche voto in più, non si può mettere a repentaglio la credibilità internazionale dell’intero Paese”

Il Movimento 5 Stelle sta preparando una risoluzione che rischia di mettere in difficoltà l’esecutivo. Il 21 giugno, due giorni prima della convocazione del Consiglio europeo, Mario Draghi parlerà a Palazzo Madama. L’aspetto che (alcuni) pentastellati mal digeriscono è l’invio delle armi all’Ucraina. “Il nostro apporto, dopo tre invii di armi, è più prezioso dal punto di vista diplomatico”, ha detto recentemente il presidente del Movimento. Pare che su questo tema Giuseppe Conte sia più allineato con Matteo Salvini che con Enrico Letta, segretario del Partito democratico con cui, però, da mesi si tenta di costruire l’alleanza del cosiddetto campo largo. Alessandro Alfieri, senatore dem, è convinto che con “pazienza” si possa arrivare a “mitigare il documento” dei 5 Stelle.

Conte e Letta procedono in direzioni quasi opposte. Sulla guerra in Ucraina, le posizioni sono davvero distinte e distanti?

Nel prossimo consiglio europeo, all’ordine del giorno, sono previste discussioni su temi importantissimi. Dal tetto sui prezzi all’energia – tema su cui la Francia vorrà chiudere il cerchio – alla gestione dei profughi nell’ottica di un’equa ripartizione delle responsabilità non soltanto per i Paesi di primo approdo. Ancora, la riforma dei trattati e le sanzioni sul greggio. Insomma, dovendo affrontare sfide di questa portata, non ci possiamo permettere divisioni.

Il problema però resta. 

Credo che alla fine, come abbiamo sempre fatto lavorando con estrema pazienza, anche in questo caso riusciremo a “mitigare” il documento presentato da Conte.

Il Movimento 5 Stelle, sul conflitto in Ucraina, ha assunto atteggiamenti ambigui. 

Penso che l’obiettivo sia quello di intercettare quella parte di elettorato che è per la pace incondizionata. Posto che siamo tutti per la pace, ma la resistenza ucraina deve essere sostenuta. Il Pd, al contrario  del Movimento, ha sempre sposato la linea impostata dal governo, benché talvolta abbia avuto visioni non collimanti.

In questo momento si avvertono più affinità tra Lega e Movimento, piuttosto che con il Pd?

Le iniziative folkloristiche di Salvini lasciano davvero molto a desiderare. Ma, anche in questo caso, l’obiettivo è quello di fare propaganda. Sarebbe meglio che il segretario del Carroccio stesse attento. Per qualche voto in più, non si può mettere a repentaglio la credibilità internazionale dell’intero Paese.

Pensa che l’ipotesi del viaggio a Mosca abbia avuto questo effetto?

In politica estera ci sono dei limiti che non possono essere valicati. Questo governo ha deciso di sposare l’Alleanza atlantica, come peraltro accade da sempre in Italia, e di essere saldamente nell’Ue. Non si possono fare sortite di questo tipo per racimolare qualche consenso. Tra le due, meglio fare propaganda sulla politica interna.

L’equilibrio del governo traballa?

Il Pd di sicuro non farà mancare il suo appoggio al premier Draghi. Le priorità per il Paese, ora, sono la riforma della Giustizia, il ddl Concorrenza ma, soprattutto, la rata dei 24 miliardi del Pnrr.

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