C’è da augurarsi che gli investimenti impiegati nella costruzione di strutture di comunità varati dal Consiglio Regionale non siano i soli per migliorare il servizio sanitario regionale. Si dia la necessaria dignità anche alle divisioni super specialistiche. Il commento di Raffaele Reina
La sanità a Napoli continua ad essere al centro del dibattito politico e nelle istituzioni. Le difficoltà incontrate quotidianamente dagli operatori del settore: medici, infermieri, tecnici sono la costante di un servizio indispensabile per l’intera comunità.
Il sovraffollamento giornaliero del Cardarelli, secondo il presidente della Campania è un problema comune a tutti i ps in Italia, cosa in parte vera, bisogna però considerare che dopo aver smantellato la prima e unica vera riforma sanitaria, la 833/78, si sono persi circa 300 mila posti letto, chiusi 359 reparti, gli investimenti diminuiti di 37 miliardi di euro. Era garantito costituzionalmente l’accesso alle cure per tutti, oggi invece ci sono 14 milioni di cittadini che ne sono esclusi. La irrazionale presenza sul territorio delle strutture ospedaliere e di base rappresenta uno dei motivi di crisi di un comparto essenziale per dare risposte ottimali alla domanda di tutela della salute dei pazienti.
È di questi giorni l’approvazione in Consiglio Regionale di un provvedimento finalizzato alla creazione di 48 ospedali di comunità, 172 Case di comunità, 65 centrali territoriali. I fondi per definire tali strutture saranno prelevati dal Pnrr. L’intento di una così importante iniziativa è di cercare di decongestionare al massimo l’affollamento dei presidi sanitari più frequentati (Cardarelli in particolare). Speriamo bene. È necessario però guardare oltre le questioni ordinarie. C’è tutta la storia che attiene all’organizzazione degli stessi ospedali, dove fondamentale rimane il ruolo dei reparti ad alta specializzazione, che, tra aziende ospedaliere regionali e universitarie, si distinguono per la loro eccellenza.
Ho avuto modo di conoscere nel mio tour ospedaliero, iniziato nel 1982 come pubblico amministratore nel settore sanitario, il reparto di Medicina Infettivologica e dei Trapianti dell’Azienda Monaldi (Università Vanvitelli) diretto con intelligenza e sapienza dal prof. Emanuele Durante Mangoni. Una struttura che si distingue per capacità, competenza, efficienza, organizzazione, empatia coi pazienti. Un vero gioiello della sanità campana, dove didattica e ricerca si intersecano coi momenti della cura e della riabilitazione. Forse andrebbe potenziato con un maggiore numero di operatori nei vari settori e arricchito con attrezzature sanitarie più moderne. Vista però l’attuale scarsezza di risorse finanziarie non ci si può lamentare. C’è da augurarsi che gli investimenti impiegati nella costruzione di strutture di comunità varati dal Consiglio Regionale non siano i soli per migliorare il servizio sanitario regionale. Si dia la necessaria dignità anche alle divisioni super specialistiche.