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Rivoluzione giuridica conservatrice. Il dopo-Roe secondo Del Pero

Secondo Del Pero (SciencesPo) quanto deciso dalla Corte Suprema è frutto della polarizzazione delle guerre culturali. La sentenza che affida le decisioni sull’aborto ai singoli stati è diventata possibile anche perché negli Usa le corti inferiori stanno portando avanti una rivoluzione giuridica conservatrice

“Si sapeva che questa decisione sarebbe arrivata, anche se lo shock è comunque molto forte”, commenta così Mario Del Pero, docente di Storia internazionale a SciencesPo, il voto con cui la Corte Suprema statunitense (Scotus) che venerdì 24 giugno ha ribaltato la sentenza che dal 1973 garantiva l’accesso all’aborto a livello federale, conosciuta come Roe v. Wade, demandando di fatto a ciascuno stato la competenza di decidere su come regolamentare l’interruzione di gravidanza.

Conseguenza immediata di questa – che da una parte del Paese è stata accolta come una decisione sconvolgente – è l’entrata in vigore delle “trigger laws”che alcuni stati guidati dai Repubblicani avevano preparato per diventare operative appena dopo la sentenza di Scotus. L’aborto è diventato praticamente vietato nella maggior parte dei casi in Alabama, Arkansas, Kentucky, Louisiana, Missouri, South Dakota, Utah, Wisconsin e Oklahoma, dove già a maggio era stata approvata una legge che lo vietava quasi del tutto.

“D’altronde è venuta a mancare la copertura costituzionale, federale, che impediva agli stati di legiferare in maniera particolarmente restrittiva in materia di aborto”, spiega Del Pero in una conversazione con Formiche.net. “Questo intervento della Corte – aggiunge – rimanda, oggi come mezzo secolo fa, a una debolezza della politica, che si mostra incapace di fornire una cornice normativa: e le Corti svolgono una funzione supplente che è diventa ancora più forte oggi, con la polarizzazione politica, con un Congresso ancora più paralizzato e ancora più improduttivo”.

Leggi di questo genere, al Senato, richiederebbero una maggioranza composta da 60 legislatori: ossia, per superare l’ostruzionismo servirebbe che una parte dell’opposizione votasse con i legislatori del governo. Ma questa eventualità, soprattutto su certi temi che sono un grande terreno di scontro tra Repubblicani e Democratici, diventa quasi impossibile in una fase in cui la deriva delle divisioni ha costruito una polarizzazione politica e sociale all’interno degli Stati Uniti.

Per Del Pero, tra i massimi esperti di politica e istituzioni statunitensi in Europa, le conseguenze saranno plurime. “L’assenza di un quadro legislativo di riferimento in un Paese come gli Stati Uniti, e dunque della possibilità che negli stati si possano introdurre provvedimenti sostanzialmente estremi, in sostanza il divieto dell’aborto, dà un’idea di quanto siano radicali gli effetti di una decisione di questo tipo”.

“L’America si spacca a metà, tra stati che metteranno fuori legge medici e cliniche e altri che proveranno a costituzionalizzare il diritto all’aborto nelle carte statali, introducendo un quadro legislativo anche molto permissivo: un’America che si polarizza anche nella legislazioni dei diritti, o meglio nella definizione dei diritti”, aggiunge il docente dell’ateneo parigino.

Quanto succede è il prodotto della polarizzazione delle guerre culturali: “Basta pensare che trent’anni fa non esisteva la possibilità di una certa biforcazione su determinati temi: ora gli stati per così dire liberal sono disposti anche a mettere in piedi aiuti e incentivi per accogliere le donne di altri stati, mentre quelli anti-abortisti potrebbero criminalizzare certe dinamiche”. Sembra una divisione interna, stato contro stato.

In questo, un aspetto molto interessante viene sollevato da Eva Galperin, direttrice della cyber security all’Electronic Frontier Foundation, un’organizzazione internazionale per la tutela dei diritti digitali: “La differenza tra ora e l’ultima volta che l’aborto è stato illegale negli Stati Uniti è che viviamo in un’era di sorveglianza digitale senza precedenti”. Il rischio è che si crei una meta-limitazione delle libertà individuali, se la criminalizzazione del voler abortire, o dell’offrire l’opportunità di abortire a cittadini di uno stato in cui è vietato, finisce oggetto di scontro e indagini nel mondo cyber.

”Un altro tema riguarda le possibilità: banalmente – aggiunge Del Pero – ora diventa più facile abortire per chi ha le possibilità economiche di farlo,  spostandosi (con tutte le conseguenti attenzioni, ndr), mentre ci sarà chi non potrà permetterselo: e d’altronde la storia dell’aborto è qui a dirci questo”.

Che lezione se ne trae dal punto di vista politico? “I sondaggi dicono che gli stati che hanno reintrodotto leggi anti-abortiste sono invisi a larghe maggioranze di americani, e però una minoranza particolarmente mobilitata, particolarmente attiva, riesce a imporre la sua agenda”, risponde il docente. Secondo cui la lezione che si trae da quanto è successo è che “una politica debole trasforma il potere giudiziario in un’arena di scontro”.

In un articolo del 2020 per Domani, Pasquale Annichino, professore aggiunto di diritto alla St. John’s Law School di New York e ricercatore del Robert Schuman Centre for Advanced Studies presso l’EUI, spiegava che questo è possibile anche perché nelle corti sta accadendo una “rivoluzione giuridica conservatrice”. “Dal suo insediamento ad oggi Donald Trump ha portato alla conferma davanti al Senato di 218 giudici tra corti d’appello, corti distrettuali e Corte suprema. È questo radicamento dal basso della rivoluzione giuridica conservatrice che potrebbe condurre a spostamenti sostanziali degli indirizzi giurisprudenziali anche davanti alla Corte suprema”, aveva scritto Annichino.

Da quando il giudice Clarence Thomas è entrato a far parte della Corte nel 1991, è stato il più fervente oppositore della Roe v. Wade e della consacrazione del diritto all’aborto: come scrisse in un’opinione dissenziente appena due anni fa, “i nostri precedenti sull’aborto sono gravemente sbagliati e dovrebbero essere annullati”. Ora, grazie all’aggiunta di tre giudici nominati dal presidente Trump, la Corte ha annullato Roe e la missione di Thomas è stata compiuta. Ma c’è di più.

Nella decisione di venerdì, Thomas, in un’opinione concorde, ha reso altrettanto chiari i suoi prossimi obiettivi: “Nei casi futuri, dovremmo riconsiderare tutti i precedenti di questa Corte in materia di giusto processo sostanziale, compresi Griswold, Lawrence e Obergefell. Poiché ogni decisione sul giusto processo sostanziale è ‘dimostrabilmente errata’, abbiamo il dovere di ‘correggere l’errore’ stabilito in quei precedenti”. Griswold protegge il diritto delle coppie sposate di usare contraccettivi senza restrizioni governative; Lawrence proibisce agli stati di criminalizzare la sodomia; Obergefell ha stabilito un diritto nazionale al matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Thomas sta dicendo – esplicitamente – cosa intende fare e che può farlo grazie al sistema giudiziario che è stato costruito all’interno delle Corti inferiori fino a SCOUTS. “Credetegli”, commenta Jeffrey Toobin, Chief legal analyst della CNN.

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