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Superbonus, la stampella del governo per salvare le imprese

Con le banche non più disposte ad anticipare la liquidità alle aziende e poi farsi pagare dallo Stato, per molte imprese si rischia la crisi di liquidità e dunque il default, con 150mila posti di lavoro che ballano. Ma il governo è pronto a metterci una pezza

Salvare il soldato superbonus, o quello che ne rimane. Dopo l’altolà delle banche, non più disposte a scontare i crediti fiscali legati alle fatture relative agli interventi edilizi, complice la stretta sui tassi in arrivo, il governo è pronto a correre ai ripari per evitare che decine di migliaia di imprese che hanno effettuato i lavori ma senza essere riuscite ancora a cedere il credito gli istituti, finiscano a gambe all’aria.

Una strada sembra essersi aperta nel decreto Aiuti, che la prossima settimana verrà discusso alla Camera. Per salvare la misura che porta la paternità del Movimento Cinque Stelle, si parla di una norma che permetta alle imprese di tenere in ghiacciaia i propri crediti, in attesa di trovare un compratore. Che, con ogni probabilità, non saranno gli istituti, spaventati da un aumento del costo del denaro che rischia di frenare i prestiti all’economia reale.

Se il meccanismo della cessione dei crediti non riparte, il rischio è che molte imprese che hanno accettato lavori usando lo sconto in fattura, senza farsi pagare dunque direttamente dai committenti, possano andare in crisi di liquidità. A saldare le fatture deve essere lo Stato attraverso i vari bonus. Ma con le banche non più disposte ad acquistare il credito, fornendo liquidità, tutto il sistema sta per saltare.

Secondo quanto riportato dal Corriere della sera, una prima soluzione, contenuta in alcuni emendamenti, prevede di salvare i crediti per un anno o più in attesa di trovare un acquirente. Altra possibile soluzione potrebbe essere quella di allargare la platea di coloro che potrebbero comprare i crediti fiscali (oggi le imprese possono vendere solo alle banche, mentre le banche al terzo tentativo possono cedere il credito a una grande impresa). Dal canto loro, le banche propongono di utilizzare i crediti di imposta ottenuti con il Superbonus per comprare titoli di Stato che abbiano scadenza almeno decennale.

L’allarme è stato lanciato dalla Cna, la confederazione degli artigiani, una settimana fa: sono 33mila le imprese artigiane a rischio fallimento o blocco dei cantieri con la possibile perdita di 150mila posti di lavoro nella filiera delle costruzioni, a causa del blocco della cessione dei crediti legati ai bonus edilizi. Per questo occorre disinnescare una bomba economica e sociale, che secondo la stessa Cna vale 2,6 miliardi di sconti riconosciuti ma non monetizzati.

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