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Il consiglio per Draghi dell’ex vicepremier ucraina

Intervista all’ex vicepremier dell’Ucraina, numero due di Poroshenko. Draghi, Macron e Scholz sostengano la nostra adesione all’Ue, è ora di spezzare il laccio energetico con Putin. Pace? Senza compromessi, chi parla di neutralità non conosce il Cremlino. Zelensky? Ci discuteremo, ma prima liberiamo il Paese

Più del rombo dei bombardamenti russi e dei lampi che squarciano il cielo del Donbass, l’Ucraina teme l’oblio. “Qualcuno in Europa, nel mondo libero inizia a perdere interesse nella guerra russa, sente la fatica. Noi non possiamo permetterci di sentirla: dobbiamo sopravvivere”. Ivanna klympush-tsintsadze è stata la vicepremier dell’Ucraina per tre anni, dal 2016 al 2019, sotto la guida di Petro Poroshenko. A margine dei “Defence days” della Fondazione De Gasperi, l’ex numero due del governo di Kiev parla con Formiche.net e lancia un appello a Palazzo Chigi.

Draghi parte per Kiev con Macron e Scholz. Cosa si aspetta?

Mi aspetto che nessuno dei tre cerchi di convincere l’Ucraina a scendere a compromessi con l’aggressore russo. E che da loro arrivi un aperto sostegno alla nostra adesione all’Ue. Finora da Parigi e Berlino non si è alzata una voce.

Capitolo armi. Volete di più?

Non solo. Conta la quantità, ma anche la qualità e l’urgenza. Chiederemo loro di inviare armi direttamente, senza passare per le strutture europee. Di inviare armi più pesanti, le uniche che possono respingere i russi e garantire una vera de-escalation.

Sulle sanzioni chiedete di accelerare?

Chiediamo di parlare con una sola voce. Spero che Scholz dica una volta per tutte che la Germania taglierà i suoi rifornimenti energetici da Mosca. E che insieme a lui Draghi e Macron si impegnino a non finanziare più attraverso l’acquisto di energia i crimini di guerra e le atrocità russe in Ucraina.

L’Italia sta facendo abbastanza?

Sta facendo molto. Siamo grati per l’aiuto agli sfollati e ai profughi accolti dal vostro Paese, per l’aiuto finanziario e per il netto endorsement alla nostra candidatura Ue. L’Italia può fare di più sulle armi. So che c’è un dibattito in corso in Parlamento. Mi auguro che più parlamentari vengano a Kiev, a Bucha, ad Irpin per vedere con i loro occhi l’orrore lasciato dai russi.

Il piano di pace italiano ha fatto molto discutere. Lei cosa ne pensa?

Non mi piace affatto il riferimento alla neutralità. Ricordo che fino al 2014 la Russia era garante della nostra integrità territoriale grazie al memorandum di Budapest e al trattato di amicizia bilaterale. Non le ha impedito di invadere il nostro Paese e attaccarci due volte. Per l’Ucraina neutralità oggi significa schiavitù domani.

Per papa Francesco ridurre la guerra alla distinzione tra buoni e cattivi è sbagliato.

Da greco-cattolica sono molto rattristata dalle parole del papa. In questa guerra esiste eccome un bene e un male barbarico. Potrebbe prendere le parti del bene, pregare e usare tutto il suo potere per aprire corridoi umanitari, aiutare i civili intrappolati, sbloccare il grano nei porti e impedire una crisi alimentare globale. Non vedo traccia di questi sforzi in Vaticano.

Lei è una prima fila del partito di Poroshenko. A Kiev c’è chi inizia a mettere in discussione la linea di Zelensky. Arriverà il momento di un confronto?

Spero proprio di sì. Arriverà il momento in cui squarceremo il velo di auto-censura della vita politica che ci siamo imposti da soli per remare tutti verso l’unico obiettivo: sopravvivere, difendere il Paese e respingere l’invasore, assicurarci un futuro europeo. Abbiamo molte domande da porre al presidente Zelensky, ma lo faremo una volta tagliato il traguardo.



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