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Al Pd conviene allearsi con i centristi. Tutti i numeri

Secondo le proiezioni, il Partito democratico avrebbe più chance di contrastare la coalizione di centrodestra affiancandosi alle forze centriste. Disastrosa una prospettiva di alleanza con il Movimento 5 Stelle, senza considerare il cappotto del centrodestra se Pd, M5S e Azione/+Europa scegliessero di muoversi in solitaria…

Un orizzonte di scenari non particolarmente rosei separa il Partito democratico dalle elezioni del 25 settembre, anzi, ancora prima, da quella metà di agosto in cui i partiti dovranno consegnare prima i simboli poi le liste per potersi presentare alle elezioni politiche. Alla forza guidata da Enrico Letta toccherà capire in che direzione ampliare il campo – verso il centro o verso i 5 Stelle – e quanto renderlo largo. Le proiezioni attuali parlano di una vittoria del centrodestra, che potrà essere più o meno temperata a seconda delle scelte che verranno fatte nelle prossime settimane.

Una elaborazione di YouTrend in partnership con Cattaneo Zanetto & Co ha messo nero su bianco tre scenari possibili: il primo, con Pd e forze di sinistra alleati con i centristi (senza 5 Stelle); il secondo, Pd e forze di sinistra che corrono da soli (senza centristi né M5S) e il terzo scenario che prevede l’alleanza solo con il Movimento 5 Stelle (senza centristi). A prescindere dalle opzioni, una certezza: le elezioni si decideranno nei collegi uninominali. Inoltre, da ricordare che dopo il taglio dei parlamentari, le nuove soglie di maggioranza saranno 201 deputati e 101 senatori.

LISTONE DEMOCRATICO E CENTRISTI

Partiamo dal primo scenario: un centrosinistra composto da Partito democratico assieme a Sinistra italiana/Europa verde, Azione/+Europa, Insieme per il futuro, Italia Viva, Articolo 1-Mdp riuscirebbe a incassare 113 seggi alla Camera e 54 al Senato (più 19 collegi uninominali alla Camera e 8 al Senato). Per il Partito democratico sarebbe lo scenario migliore, con 60 deputati e 33 senatori, senza contare i seggi uninominali contendibili: 42 per la Camera e 22 per il Senato. Il partito di Letta, in quest’ottica, starebbe pensando alla cosiddetta candidatura di nomi vedetta, come l’ex 5 Stelle Federico Pizzarotti, l’ex Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica nonché premier incaricato nel 2018 Carlo Cottarelli, e la vicepresidente della Regione Emilia Romagna Elly Schlein, proprio per trainare la coalizione nei collegi più contendibili.

Uno scenario che comunque vedrebbe un centrodestra con 204 seggi alla Camera e 103 al Senato, trainato da Fratelli d’Italia. Al Movimento 5 Stelle un totale di 30 seggi alla Camera e 14 al Senato.

IL PD SI MUOVE IN SOLITARIA

Sembra essere poco conveniente per il Partito democratico, invece, viaggiare in solitaria solo con Sinistra italiana/Europa Verde. Con una base uninominale di appena 3 seggi alla Camera e 2 al Senato, a cui sommare 70 deputati e 36 senatori, non riuscirebbero a frenare l’avanzata di una destra che accaparrerebbe, in questa circostanza, 244 seggi alla Camera e 119 al Senato.

Le forze di opposizione al centrodestra non riuscirebbero neanche alleandosi post-elezioni a fare fronte comune contro le destre, raggiungendo al massimo 118 seggi alla Camera e 62 al Senato. Si ridurrebbe inoltre, la quota di seggi uninominali contendibili: 27 alla Camera e 12 al Senato.

IL CAMPO LARGO PRE-CRISI: PD E M5S ASSIEME

Sembrava essere il terreno su cui ci si sarebbe mossi per le elezioni del 2023, ma in quelle di settembre del 2022 il terreno del campo largo pare essere quello più accidentato. Un’alleanza del Pd con il Movimento 5 Stelle, insomma, dopo la crisi di governo che ha fatto cadere Mario Draghi sembra essere fortemente improbabile. Eppure è utile immaginarne il possibile risultato alle urne. Secondo le elaborazioni, Quello dell’alleanza con i 5 Stelle sarebbe per il Pd lo scenario peggiore: i seggi uninominali sarebbe un totale di 13, le proiezioni proporzionali vedrebbero 44 deputati e 22 senatori dem, mentre a guadagnare qualche numero sarebbero principalmente i 5 Stelle, che in qualsiasi circostanza viaggiano ormai verso numeri ben lontani dall’exploit del 2018, soprattutto nei collegi uninominali.

A guadagnarci sarebbero i centristi e ancora una volta la coalizione di centrodestra, che si ritroverebbe con 218 seggi alla Camera e 108 al Senato. Contendibili sarebbero 43 seggi alla Camera e 24 al Senato, circa lo stesso numero dello scenario Pd+centristi, ma con numeri di partenza certamente peggiori.

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