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Verso l’Apple Car. Anatomia di un futuro integrato (e redditizio) per Big Tech

Apple Car

Hardware, software, ecosistema, onlife di lusso. Nelle mosse di Apple si legge la volontà di giocare sui propri punti di forza e sfruttare la rivoluzione dell’auto elettrica, per espandersi nel settore. Un altro tassello dell’offerta olistica: servizi completamente integrati per l’utente, abbonamenti e dunque entrate fisse che rendono felici gli investitori

Per non aver lanciato nemmeno un’auto, gli stabilimenti di Apple sono gremiti di progettisti, ingegneri e amministratori di altissimo calibro. Stando a Bloomberg la compagnia californiana ha appena assunto Luigi Taraborrelli, manager con esperienza ventennale in Lamborghini, l’ultimo di una serie di assunzioni dal settore automotive. Per le fonti della testata è un segnale evidente: la casa della Mela sta intensificando il lavoro sulla sua automobile a guida autonoma.

Le indiscrezioni su questa ipotetica Apple Car girano da quasi un decennio, ma finora hanno prodotto solo qualche brevetto depositato e notizie di battute d’arresto, ripensamenti, cambi di (e nella) direzione. Il dipartimento esiste, i dipendenti crescono e la compagnia sta usando auto esistenti sulle strade della California per testare i propri sistemi di guida, ma la segretezza attorno a “Project Titan” è ancora stretta.

Osservatori e analisti condividono la certezza quasi totale che il lavoro si stia sviluppando su due fronti, hardware e software: un’auto elettrica e un sistema dotato di intelligenza artificiale (IA) in grado di guidarla. Due campi in cui al momento esiste una competizione spietata, dove gli automaker di lungo corso partono avvantaggiati e una serie di nuovi arrivati (fornitori di batterie, startup, aziende tech) combattono per sostenerli, o sostituirli, nella transizione verso l’elettrico. È anche per questo che, almeno finora, le mosse di Apple sono state più laterali.

A giugno l’azienda ha svelato un’anteprima del futuro di CarPlay (il servizio con cui i suoi telefoni dialogano con i sistemi infotainment delle automobili): negli anni a venire Apple vuole sostituirsi al software delle auto, collegandosi ai sensori del veicolo e sfruttandone gli schermi come estensioni del suo sistema operativo per gestire informazioni e funzionalità, climatizzazione e navigazione. Una Apple user experience impacchettata in un’interfaccia personalizzabile, per aderire all’estetica della casa automobilistica. Il tutto mentre l’industria attraversa una forte fase di digitalizzazione.

Apple Car WWDC CarPlay
Fonte: Apple

“Sebbene il passaggio da uno schermo all’altro possa sembrare un piccolo passo per Apple, si tratta di un enorme balzo in termini di impegno tecnologico e commerciale tra il produttore di iPhone e le case automobilistiche mondiali”, scrissero gli analisti di Reuters al tempo. L’azienda vuole di fatto sostituirsi ai software degli automaker e sfruttare i propri telefoni come “cervelli” del veicolo. La mossa lascia presagire l’estensione delle loro capacità, che potrebbero sconfinare nella guida autonoma, la quale, a quel punto, potrebbe diventare un servizio da vendere alle altre aziende.

Il settore dell’auto, com’è naturale, ha delle riserve. Memori di come l’iPhone abbia distrutto i campioni del tempo (Nokia, BlackBerry…), gli automaker sono restii a consegnare il controllo sui propri clienti nelle mani di Apple. D’altra parte sanno che i loro sistemi di infotaiment sono un punto debole, e rischiano di perdere la clientela (specie quella giovane) che chiede più digitalizzazione e integrazione à la Tesla. Già si intravvede un terreno comune: così come Apple, anche le rivali Google e Amazon hanno stretto accordi con alcuni costruttori per fornire la prossima generazione di servizi software.

Per l’azienda di Tim Cook, intanto, questa evoluzione garantisce un’estensione dei suoi servizi integrati – il cosiddetto walled garden, o giardino recintato, che poi è uno dei punti di forza dei suoi prodotti. Apple vuole garantire continuità e semplicità al cliente pagante ogni volta che ha a che fare con un dispositivo, e non vede perché con l’auto debba essere diverso. Ma il software è solo metà della storia di Project Titan; se i rumours corrispondono a verità, l’azienda potrebbe lanciare un’automobile vera e propria già nel 2025 o negli anni successivi.

Qui Apple può sfruttare un altro punto di forza, ossia i suoi rapporti con i fornitori tech (tra cui Foxconn, che non a caso si è espansa dall’elettronica all’automotive, e anzi è già partner di Stellantis). Ma affinché l’azienda irrompa nel mercato, il suo prodotto dovrebbe essere talmente rivoluzionario da innescare un “momento iPhone” per il settore a quattro ruote. Da qui le speculazioni sulla guida totalmente autonoma, sulle auto radicalmente ridisegnate attorno all’esperienza utente del passeggero, sugli elementi di realtà aumentata. Se le auto stanno per evolversi, si può star sicuri che l’azienda della Mela voglia essere l’epicentro del cambiamento.

Tuttavia, anche se non si arrivasse a tanto, l’espansione nel settore automotive significa per Apple le stesse opportunità che sta cercando in altri campi, da quello finanziario a quello della tecnologia indossabile (dunque la moda): più servizi da combinare nelle proprie offerte sempre più lussuose, quindi più abbonamenti e più flussi di cassa costanti. A seguire, maggior soddisfazione per gli investitori e il market cap in grado si superare il record (toccato e poi abbandonato) dei tremila miliardi di dollari. Antitrust permettendo.

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