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Caro Conte, perché tanta ammuina? Il commento di Reina

Perché creare tensioni nell’azione di governo? Solo per regolare i conti all’interno della formazione politica dei “cinque stelle”? Un comportamento del genere non crea le condizioni per essere riferimento primo della formazione politica che si guida né aiuta a guadagnarsi la fiducia di tutti i suoi componenti

Facite ammuina, si potrebbe racchiudere in queste due parole del vernacolo napoletano tutta la commedia che vede protagonisti Conte, Grillo, De Masi e narrata in modo approssimativo da Travaglio, Gruber, Padellaro, Scanzi. La politica, che è un’arte nobile e libera, non può essere ridotta a una comune bagattella di provincia. Giuseppe Conte, forse essendo un prestato alla politica, ignora che esistono regole non scritte che prevedono limiti e contenuti. Il suo agire, seguendo il sentiero confuso del sì, no, non lo so, non rende un buon servizio all’opera del governo Draghi, all’impegno dei parlamentari della sua formazione, alla chiarezza della linea politica del suo movimento, a sé stesso.

È scontata ormai l’idea che l’“avvocato del popolo” non abbia una visione politica adeguata, conforme ai fatti. Egli più si espone, più parla, più lancia anatemi più immiserisce il suo ruolo e la sua azione politica, tanto da rendere poco influente la sua presenza nello spazio pubblico. Non solo. Il suo modo di fare sta depotenziando notevolmente la natura stessa del M5S, provocando sconvolgimenti impensabili fino all’abbandono di ministri, parlamentari, semplici elettori addirittura, tanto che alle ultime amministrative i risultati per i pentastellati sono stati disastrosi. Il suo agitarsi è senza costrutto, se non per dimostrare la propria esistenza nella vita politica. Invoca la pace nella guerra Russia-Ucraina, e chi non vuole la pace? Spinge per aiuti alla povertà, e chi nega le ragioni dei poveri? Chiede al governo la conferma del reddito di cittadinanza, mi pare che il governo non abbia mai deciso di abolirlo, ma di volerlo solo rimodulare per eliminare macroscopiche storture.

E allora, perché creare tensioni nell’azione di governo? Perché tanta “ammuina”? Solo per regolare i conti all’interno della formazione politica dei “cinque stelle” e con i vecchi compagni rimasti al governo. Conte non ha ancora capito che fare politica significa ricercare il bene comune, e non quello di sé stessi. Egli da quando è stato nominato capo politico del movimento non è riuscito a mettere a segno un solo colpo, si è sempre distinto per le sue contraddittorie fughe in avanti, a zig zag, a volte con i vecchi alleati del Conte I, altre con quelli di centrosinistra. Un comportamento del genere non crea le condizioni per essere riferimento primo della formazione politica che guida né aiuta a guadagnarsi la fiducia di tutti i suoi componenti. Bisogna rendersi conto che in politica non si può essere improvvisatori, di mezzo c’è il bene degli italiani. Conte si è distinto per le sue sortite durante l’esperienza dei suoi governi, una volta si diceva cattolico, democristiano, altre socialista, altre reincarnava Enrico Berlinguer, per poi finire in tempi recenti ai consigli di Goffredo Bettini.

Facite ammuina! serve ai camaleonti, mentre un leader è l’espressione e la rappresentazione, legittimate dagli elettori, delle affinità ideali, di interessi e di scopi, e l’attitudine e la capacità a sintetizzarle. Non si conosce ancora l’esito dell’incontro tra il presidente Draghi e Conte, si spera che gli italiani non debbano subire altre difficoltà.


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