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La danza russa di Conte sul ciglio dell’apocalisse

Dai fucili in Donbas alla guerra civile in Italia. Fantascienza? Forse, ma da quando Conte ha deciso di terremotare il governo Draghi in piena emergenza lo è un po’ meno. Scenari auspicabili e da scongiurare il giorno dopo l’azzardo. Il commento di Francesco Sisci

Uno scenario è il seguente. Mercoledì, giorno 1, il governo di Mario Draghi cade. Il giorno 2, già dopo qualche ora in realtà, lo spread comincia a salire e presto arriva a 600. Le quotazioni di alcune importanti società sono sospese per eccesso di ribasso, come accadde nel 2011.

Il giorno 3, in effetti contemporaneamente all’impennata dello spread, l’Italia non paga gli interessi sul debito e quindi lo Stato non riesce a pagare stipendi o pensioni. Il giorno 4 il presidente russo Vladimir Putin festeggia, perché col fallimento dell’Italia si avvera il suo obiettivo primario nell’invasione ucraina – destabilizzare l’Europa.

Il giorno 5 Polonia, Finlandia, Baltici, Romania che si sentono tanto più minacciati dal successo russo in Italia, entrano in guerra contro la Russia. Il conflitto diventa pan Europeo con molti stati indecisi su che fare. Giorno, 6 in Italia in pratica c’è la guerra civile e neanche le forze dell’ordine rispondono agli ordini.

Lo scenario è impossibile? No, è probabile. E chi ci guadagna è Putin che oggi non riesce a vincere in modo decisivo la battaglia in Ucraina e tenta di aprire altri fronti per alleggerire la pressione. C’è pochissimo tempo per disinnescare questa sequenza di eventi, e qui vediamo solo tre possibilità.

La prima è che la crisi iniziata dal leader dei M5s Giuseppe Conte rientri. Conte dice in sostanza “avevo scherzato” e si chiude la vicenda, fino alla scadenza del parlamento. La seconda è che ci sia un governo Draghi 2, senza Conte e con una maggioranza diversa di parlamentari responsabili che vogliono evitare la discesa del paese nel caos. Questo governa fino alla scadenza del Parlamento.

La terza possibilità è che non si riesca a fare un governo e allora il presidente Sergio Mattarella dovrebbe assicurare due cose: che Draghi guidi l’esecutivo con certezza fino al voto, e che il prossimo esecutivo sia di solidarietà nazionale, cioè escluda le forze eversive filo putiniane che hanno lavorato per il caos in Italia.

La realizzazione delle tre opzioni è di difficoltà crescente anche perché avverrebbe in un clima avvelenato. La crisi di governo in atto è infatti all’ombra di tentativo di eversione chiaro. Ciò è confermato dal fatto che proprio su queste pagine, avevamo visto la crisi prima che scoppiasse.

Il governo russo ieri auspicava non la stabilità del Paese ma che Roma prenda le distanze dagli Usa, un segnale terroristico agli italiani, agli ucraini e al mondo delle capacità moscovite. Gli italiani forse devono capire la situazione e scegliere da che parte vogliono stare.

D’altro canto con questo che è un tentativo di golpe postmoderno, Putin ha alzato il livello dello scontro, e cambiato le regole del gioco. I margini per un compromesso in Ucraina si sono assottigliati. La posta allora diventa finire la guerra in Ucraina il prima possibile con tutti i mezzi, per evitare un allargamento del conflitto in Europa occidentale. Oppure si combatterà non solo sulle sponde del Dnepr ma su quelle del Tevere.

Infine, la Cina sta seguendo con attenzione l’evoluzione degli avvenimenti in Ucraina e in Europa, e certo un successo russo a Roma potrebbe incoraggiare i duri di Pechino, con ricadute rischiose in Asia e nel resto del mondo.


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