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Andare controcorrente per conquistare la normalità. Scrive Bonanni

Si ha la sensazione che gran parte dei soggetti politici siano stati ideati solo per tifosi, arrabbiati, per persone che amano più la pancia che la riflessione, mentre molti elettori vagano apolidi alla ricerca della politica normale. Per riportarli al voto si dovrà dare prova di coraggio nel porsi fuori dall’attuale corrente

In questi anni è successo di tutto, il nostro declino ha raggiunto i punti più bassi al confronto con gli altri Paesi europei e concorrenti internazionali nei mercati. Eppure coloro che ci hanno condotto dritti dritti alla crisi di governo più anomala del mondo, con il siluramento di una delle personalità tra le più prestigiose del mondo, sono già in campagna elettorale come se nulla fosse accaduto, riproponendo gli stessi schemi e linguaggi del passato.

I partiti per ora dominanti, radicalizzando il solito stantio scontro tra destra e sinistra, furbescamente mettono in second’ordine errori recenti e non, ed ogni pauroso ritardo rispetto alle impellenti necessità del Paese. Per la felicità degli attuali leader dei partiti, ecco che si potrà ancora una volta esercitare il diritto di nomina dei parlamentari con la vecchia decrepita legge elettorale; si potrà prospettare agli elettori benefici vari senza però indicare con quali entrate si compenseranno; si ritornerà sulla annosa vicenda delle immigrazioni senza una analisi demografica italiana e dei fabbisogni produttivi; di riduzioni di tasse e di condoni tombali per gli evasori, come se la pressione fiscale alta non dipendesse dalla scandalosa evasione ed elusione; di lotta alla povertà e ai bassi salari, non proponendosi maggiore produttività e ricostruzione dei presupposti della buona economia; di sovranità nazionale senza alcun j’accuse verso chi ci svende ai Paesi nemici d’Europa e dell’Italia.

Insomma, la prova del grave deficit di responsabilità verso il Paese di gran parte della classe dirigente politica, è l’assenza di volontà, persino negli attuali frangenti, di aderire alla riconquista dei requisiti di base per rimediare agli errori e complicità passate, che palesemente hanno agevolato le trame di alcune lobby dell’energia trainate dalla Russia, per incapsularci nella morsa economica-militare che ci costa l’inflazione al 9%, costi esorbitanti, incertezze per il futuro.

Può accadere, ed anzi accade, che ci si opponga ancora alla costruzione di infrastrutture indispensabili per conquistare l’autonomia energetica, alla costruzione dei rigassificatori, dei termovalorizzatori, delle nuove centrali nucleari, resistenze che continuano a essere punti fermi dei loro programmi elettorali. Una opposizione che coinvolge il M5S, come ampia parte della sinistra imprigionata dall’incantesimo delle proprie parole d’ordine, nemiche anche di ogni filosofia moderna della valorizzazione dei talenti della persona nel lavoro, e del ruolo dell’impresa e dei lavoratori nell’economia sociale di mercato. Si rischia allora di ritornare nei vecchi sentieri che hanno fatto smarrire da troppo tempo il cammino del nostro sviluppo.

A questa realtà va opposta una nuova forza elettorale che si opponga al “bipopulismo” così tanto rappresentato negli attuali 2 poli: una nuova realtà politica impegnata a ridare basi all’Italia che lavora, all’Italia che sogna l’Europa come meta di liberazione dai poteri irresponsabili (stati o grandi poteri privati mondiali) che gettano un’ombra nera sulla pace, sullo sviluppo delle persone e comunità in cammino nella modernità.

Più della metà degli elettori non votano per delusione verso una storia di degrado economico e civile che nel trentennio è sembrata inarrestabile, prodotta da dirigenze politiche cieche e sorde riguardo ai cambiamenti. Talvolta si ha la sensazione che gran parte dei soggetti politici siano stati ideati solo per tifosi, arrabbiati, per persone che amano più la pancia che la riflessione, mentre molti elettori vagano apolidi alla ricerca della politica normale.

Per riportarli al voto e all’impegno si dovrà dare prova di coraggio nel porsi fuori dall’attuale corrente. La democrazia va nutrita dal rinnovamento conseguente da scelte coraggiose. Qualora le contraddizioni nella democrazia non dovessero essere sanate, esse diventeranno sempre più insanabili con sviluppi oscuri. Dunque è il coraggio che segna la diversità in grado di procurarci la catalisi per interessare le energie culturali e politiche repubblicane disperse, a dare vita a una nuova stagione che riporti il buon senso in Italia, per la buona economia, per la buona democrazia.


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