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From Moscow with love. Dibba medita il gran ritorno

Tutto pronto, o quasi, per il gran rientro in campo (stretto, non largo) di Alessandro Di Battista. Dalla Russia, dove si è reinventato reporter, il pasdaràn si gode il tracollo del governo Draghi. Si apre una porta per il ritorno, e le sintonie con Conte non mancano…

Ai tanti attivisti questuanti sotto i post Facebook, Alessandro Di Battista risponde laconico: “Sto lavorando”. E dopotutto la bio della sua pagina – un milione e mezzo di follower – parla chiaro: “Scrittore”. Ovvero reporter, da settimane impegnato in un viaggio alla scoperta della Russia. A raccontare tutti i crimini, le atrocità e le nefandezze. Dell’Occidente, si intende.

Anche lì nella steppa, però, è arrivato l’eco del terremoto politico a Roma. Il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte ha deciso di staccare la spina al governo Draghi, che nel vocabolario dibba si traduce “dell’assembramento”. Ed ecco che nella maionese impazzita grillina, tra barricaderi che chiedono al leader di sfiduciare quel che resta del governo mercoledì in aula e l’ala governativa che strepita per ricucire lo strappo, si riapre una finestra per il ritorno più atteso di tutti. Scontato prima, sospirato poi, infine quasi archiviato nell’immaginario collettivo della base pentastellata.

Invece no, adesso è tutto vero: Di Battista, il grillino pasdaràn della prima ora in temporaneo esilio dal palazzo, è pronto a rimettere un piede nel Movimento. Lo chiamano a gran voce gli attivisti, inviperiti per la scissione di Luigi Di Maio e una convivenza al governo Draghi digerita a forza e ora divenuta indigesta. Lo corteggia Conte, pronto a dimenticare i giavellotti che il “Che di Roma Nord” gli ha lanciato senza sosta da quattro anni a questa parte: ai tempi gialloverdi, ai tempi giallorossi, ai tempi del governissimo Draghi. Una settimana fa, per dire, ha definito il Movimento a trazione contiana “una succursale della pavidità e dell’autolesionismo”.

A riunire i due lati della luna grillina ci pensa oggi Domenico De Masi, il sociologo e consigliere del Movimento che due settimane fa è finito nel ciclone per aver rivelato gli sms di Draghi a Beppe Grillo, smentiti dal premier, con un invito malizioso: perché non ti liberi di Conte? Intervistato da Repubblica il professore invita a consumare fino in fondo lo strappo grillino, perché la rottura è già “definitiva”. Dunque un consiglio con vista urne: “Se ora esce dal governo e fa rientrare Di Battista, Conte recupera anche 2-3 punti”. “Non sarebbe un’operazione stupida – rincara – vale anche per la Raggi. Ha bisogno di un’anima movimentista, come c’era nel Pci”.

L’anima movimentista, dunque, come antidoto all’ “annacquamento” del dna grillino di cui, a detta di De Masi, sarebbe responsabile il governo Draghi. Non a caso il pensiero vola all’ex sindaca di Roma. Quieta in pubblico, attivissima dietro le quinte, Virginia Raggi si gode pop-corn alla mano il neroneo declino della Roma di Roberto Gualtieri tra rifiuti, cinghiali e bus in fiamme. Nel frattempo, sulle chat, martella da settimane con un unico mantra: tutti fuori dal governo. Un suo ritorno sulla scena non sarebbe in discesa: amata dalla base oltranzista, lo è un po’ meno dalla pattuglia parlamentare contiana.

Lo stesso vale per Dibba, che infatti non chiude la porta ma nemmeno la spalanca. “Se davvero dovesse cadere il governo dell’assembramento (io non ne sono così sicuro) sarebbe un’ottima notizia”, annuncia su Facebook. Con il leader Conte la sintonia va ritrovata, dossier su dossier, passo dopo passo.

Non sarà difficile farlo su un crinale, la politica estera, che negli ultimi mesi ha visto le distanze tra i due accorciarsi. È il caso della guerra russa in Ucraina. Dal 24 febbraio, l’inizio dell’invasione, non passa giorno in cui Di Battista risparmi frustate all’Ue, gli Stati Uniti, la Nato, all’Italia che invia armi e alle “inutili” sanzioni contro Mosca. Toni diversi da quelli scelti dall’avvocato di Volturara Appula, che nella sostanza però sembra allinearsi, come dimostrano le continue resistenze all’invio di armi a Kiev.

E infatti da quando sono partite le danze della crisi con l’uscita dei senatori grillini dal Senato giovedì durante il voto di fiducia sul Dl Aiuti, la stampa internazionale e la bolla social estera è tornata a parlare di Conte il filorusso. Vladimir Milov, tra i più fedeli amici dell’oppositore russo incarcerato Alexei Navalny, la tocca piano su twitter: “L’amico di Putin Giuseppe Conte sta cercando di buttare giù il governo di Mario Draghi in Italia”, è la didascalia che accompagna la foto dell’ex premier con il capo del Cremlino. Un’impresa in cui non sarà da solo.

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