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Conte tira? Draghi strappi. Parla Dini

Intervista all’ex premier: Draghi vada avanti senza grillini, meglio un bis che gli eterni ricatti. La lista di Conte? Sogni, l’economia ha bisogno di investimenti. Pd? A un bivio, andare a rimorchio dei Cinque Stelle non è nell’interesse suo e del Paese

Cosa fa Mario Draghi? Nella settimana del Conte-show, con il capo politico del Movimento Cinque Stelle pronto a minacciare crisi al Senato sul voto di fiducia per il Dl aiuti, è su Palazzo Chigi che si addensa la nebbia più fitta. Quanto si potrà tirare la corda prima che il presidente del Consiglio salga al Quirinale da Sergio Mattarella e dica “enough”? Lamberto Dini, che a Chigi c’è stato due anni, dal ’95 al 96, ha un consiglio da sussurrare, da ex premier a premier.

Strappo, Aventino, uscita dall’Aula. Comunque vada giovedì a Palazzo Madama i grillini metteranno un piede fuori dal governo. Draghi cosa dovrebbe fare?

Andare avanti, senza di loro. Proseguire l’azione del governo e mettere al sicuro il Pnrr è nell’interesse dell’Italia. Fermarsi per ascoltare le richieste ideologiche, costose e irrealistiche dei grillini no.

Il premier ha detto che non esiste un governo senza il Movimento Cinque Stelle.

Forse avrei evitato. Si è data così a Conte una centralità che non merita.

Dunque per lei Draghi dovrebbe giocare d’anticipo: rottura sia.

Perché fermare un Paese per le richieste pretestuose di Conte? Una lista di desiderata costosi per i contribuenti e che non portano alla crescita dell’economia, quando l’Italia avrebbe bisogno di investimenti per ripartire.

Non salva nulla della lista di Conte?

No, perché non sono proposte ma bei sogni. Abbiamo visto il metodo grillino applicato al Bonus 110%. Un altro macigno sul bilancio dello Stato che non è servito a niente se non ad abbellire i palazzi nei centri storici.

Domani Draghi incontra i sindacati e sembra intenzionato ad aprire sul salario minimo.

Confindustria e i sindacati hanno già chiarito che tutti i contratti strutturati finora sono superiori al salario minimo, di cui dunque non si sente la necessità. Il problema semmai è l’inflazione.

Che si abbatte sui salari. Come se ne esce?

Prima o poi un aggiustamento dei salari in funzione dell’inflazione sarà necessario, è inevitabile. Speriamo che dall’anno prossimo scenda rapidamente verso quel 2% cerchiato in rosso dalla Bce.

Torniamo all’Aula e al Dl Aiuti. Se i grillini strappano ci sono le condizioni per un Draghi bis?

Ci sono le condizioni e anche i numeri. Se necessario, Draghi bis sia. Sempre meglio che cedere ai ricatti populisti.

Il Pd fan del campo largo si ritrova di fronte a un bivio.

Questo è un problema che il Pd dovrà porsi presto. Andare a rimorchio dei Cinque Stelle non è nell’interesse generale del Paese. Un partito che pensa alla crisi in mezzo a una guerra e con una legge di bilancio da preparare per l’anno prossimo: si rende conto?

Anche la Lega minaccia scossoni al governo.

Vero, ma lo fa su iniziative parlamentari: cannabis, ius scholae e via dicendo. Qui parliamo invece dei fondamentali economici del Paese.

Mettiamo che il governo passi la notte. Quali sono le priorità nell’agenda Draghi?

In primo luogo mandare avanti il Pnrr. Bene ha fatto il governo a creare una corsia veloce per i giudizi di fronte al Tar. Poi, di pari passo, trovare una via d’uscita alla crisi energetica.

La russa Gazprom ricatta ancora l’Italia e taglia le forniture.

Una mossa di reciprocità: l’Italia non può farsi ispiratrice di un tetto al prezzo del gas russo e non aspettarsi rappresaglie.

Il tetto non può funzionare?

Non funzionerà. Incontrerà veti in Europa. E poi ci sono i contratti, non si possono scavalcare.

Immagina un futuro politico per Draghi oltre questa legislatura?

Questo spetta a lui deciderlo, e a nessun altro. Draghi ha personalità e autorevolezza riconosciute in tutto il mondo. Di certo l’Italia ha bisogno di entrambe.

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