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Le elezioni non convengono neanche a Meloni. La versione di Binetti

Binetti

“Letta potrebbe fare da mediatore e cercare di convincere Draghi ad andare incontro alle istanze del Movimento in un’operazione ad alta valenza sociale, come può essere il salario minimo. A quel punto, si potrebbe tornare a percorrere una strada comune, senza strappi ne fibrillazioni ulteriori”. La versione della senatrice dell’Udc, Paola Binetti

“Sotto l’orizzonte dell’apparente immobilismo, questi cinque giorni saranno in realtà fitti di trattative”. L’obiettivo? “Scongiurare le urne anticipate e affidarsi al buonsenso”. La senatrice dell’Udc, Paola Binetti ha un fraseggio dal sapore primo repubblicano. Maschera a fatica l’idea di non rivedere Mario Draghi ancorato a Palazzo Chigi. Perché “la mossa dei grillini sta preoccupando l’Europa intera. E Putin si sfrega le mani”.

Mattarella ha respinto le dimissioni di Draghi. Ora la crisi è parlamentarizzata. Che scenari prefigura?

Uno legato al buonsenso, che imporrebbe al Movimento 5 Stelle di tornare sui propri passi e ridisegnare assieme al premier le priorità in modo da arrivare alla scadenza naturale della legislatura. Questo primo scenario permetterebbe di ottenere cose importanti come la riforma sanitaria, i fondi del Pnrr e l’approdo alla Legge di Bilancio. Il secondo, invece, sarebbe figlio del guazzabuglio emotivo e della vendetta di Conte. Dovrebbe essere chiaro, comunque, che andare alle urne prima non conviene a nessuno.

Neanche a Fratelli d’Italia e al centrodestra?

Mettiamola così: se si andasse a votare e il centrodestra riuscisse ad arrivare unito (anche se non bisogna mai dimenticare il caso scuola di Verona), non avrebbe comunque pronta una strategia di governo. Dunque, spero che anche il centrodestra si convinca che la soluzione migliore per tutti sia quella di preservare quel che resta di questa legislatura, evitando di disperdere i risultati ottenuti. In più, c’è da tener presente la variabile Pd.

Quale sarebbe?

Non escludo che il Pd, pur perdendo le elezioni, possa riuscire in qualche modo a trovarsi in posizioni chiave nel prossimo esecutivo e a presidiare il Paese. D’altra parte i dem sono maestri nella cultura di governo, differentemente dal centrodestra.

Va detto, comunque, che il campo largo è ormai abortito dopo la scelta del Movimento 5 Stelle…

In realtà il Pd non ha molte alternative in termini di partner per la costruzione del campo largo. Specie con questo sistema elettorale. Ed è per questo che sarebbe auspicabile che Letta riconducesse il Movimento a più miti consigli riportandolo nell’alveo del governo e terminare la legislatura.

In un’ipotetica trattativa in questo senso, quale potrebbe essere il guadagno per il Movimento?

Letta potrebbe fare da mediatore e cercare di convincere Draghi ad andare incontro alle istanze del Movimento in un’operazione ad alta valenza sociale, come può essere il salario minimo. A quel punto, si potrebbe tornare a percorrere una strada comune, senza strappi ne fibrillazioni ulteriori.

Conte potrebbe accettare questo compromesso?

Me lo auguro. Tanto più che nella sua parabola politica ha dimostrato che, assumendo posizioni barricadere dalla prospettiva del Governo, non ha fatto altro che perdere consensi.

Draghi, tuttavia, sembra essere piuttosto intenzionato a guadagnare l’uscita dalla legislatura e (forse) anche dalla politica. 

Confido che ci sia ancora uno spiraglio per tenere Draghi al governo. Ci deve essere uno spiraglio, ma tutto dipenderà dalle trattative di questi giorni.

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