Draghi l’antirusso, Draghi il filoucraino. Russia e Cina si affacciano sulla crisi italiana con due analisi firmate da Tass e Global Times. La rottura? Colpa del sostegno a Kiev e “un favore” a Putin. Pechino teme l’instabilità, “sarà un contagio”, Mosca sogghigna
Al coro del “Draghi resta” si accoda in queste ore un coro opposto. Viene dall’estero e a intonarlo sono Russia e Cina. La stampa di partito a Mosca e Pechino si interessa da giorni alle turbolenze politiche italiane. Domani, con la discussione in aula al Senato e il possibile voto di fiducia, il governo Draghi potrebbe cadere. Verrebbe dunque meno – questa la tesi – un governo chiave del sostegno occidentale alla causa Ucraina, invasa da quasi cinque mesi dalle truppe di Vladimir Putin.
Ad affacciarsi sul caos nei palazzi romani due analisi firmate rispettivamente dal Global Times, megafono anglofono del Partito comunista cinese, e dalla Tass, la principale agenzia stampa del Cremlino. Entrambe prendono le mosse da una premessa simile. L’Italia, sentenzia l’agenzia russa, si trova “in una tempesta perfetta”.
“Gli alti prezzi dell’energia, l’inflazione record, il conflitto ucraino e le sue conseguenze, la pandemia di coronavirus in corso, la siccità: manca solo una crisi di governo”, scrive Vera Shcherbakova, a capo dell’ufficio Tass in Italia. Che parla di “anomalia dell’attuale crisi”, perché “il premier dei sogni”, scrive con tono canzonatorio, gode ancora, almeno sulla carta, del “sostegno della maggioranza parlamentare”.
Ci va giù più duro il Global Times, che per colpire il governo italiano mette in campo un articolo dell’Editorial board. “In generale, le dimissioni di un capo di governo europeo sono connesse alla situazione domestica – l’incipit – ma gli errori diplomatici e le politiche sbagliate, ad esempio il duro approccio italiano contro la Russia, hanno senz’altro esacerbato questo svantaggio”.
Sia per la Città Proibita che per la Piazza rossa dunque, più delle beghe interne al Movimento Cinque Stelle e le pulsioni centrifughe del centrodestra, è la crisi ucraina a buttare benzina sul fuoco della crisi italiana. Una tesi che nei giorni scorsi ha trovato ampio spazio nella rassegna stampa russa, affollata da analisi sul presunto “contraccolpo” ucraino su Palazzo Chigi rilanciate dalle principali testate governative, da Ria Novosti a Kommersant.
Ma la Tass oggi si spinge più in là. Confermando un sospetto agitato in queste ore, paradossalmente, dai principali detrattori italiani di Putin e della sua guerra in Ucraina, a partire dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il destino di Draghi, si legge nell’analisi, “è indissolubilmente legato al conflitto con la Russia: se Draghi se ne va, l’Italia e l’Europa, così come l’intero asse filoucraino, si indeboliranno, e sarà un “regalo” al presidente russo Vladimir Putin”. Se la coalizione crolla, prosegue, è anche per “il pesante onere finanziario” destinato all’Ucraina che “che Roma non può sostenere in questa fase, quando sono necessari miliardi di euro per sostenere gli affari interni e la popolazione in un contesto di alti costi energetici e inflazione record”.
Un’equazione che sembra riaffiorare tra le righe del giornale di partito cinese. Scrive il Global Times: “Il sostegno italiano all’Ucraina insieme ad altri Paesi Ue e l’aumento progressivo delle sanzioni contro la Russia sono un danno per risolvere i problemi domestici in Italia”. Il quotidiano riconosce poi che “sotto la leadership di Draghi, l’Italia ha assunto una posizione dura contro la Russia, tagliando peraltro la sua dipendenza dalle importazioni di gas”.
Se l’assunto di base è simile, diverse sono le conclusioni. Per la stampa russa, l’instabilità in cui inevitabilmente l’Italia piomberà dopo il “Draghicidio” politico dei Cinque Stelle non è poi una pessima notizia. Per Mosca nessun dubbio: meglio le urne allo stallo. Se invece il premier e il governo resteranno al loro posto, scrive Tass, “Mosca avrà difficoltà a dialogare con l’attuale élite politica italiana (Draghi, Di Maio), i cui rappresentanti hanno fatto commenti inaccettabili sulla leadership russa negli ultimi mesi”.
Di tutt’altro tenore il coro della propaganda cinese, che fa della stabilità un totem. Una crisi in Italia, si legge sul Global Times, “potrebbe segnare un pessimo esempio per l’Europa, dove diversi altri leader potrebbero trovarsi in una situazione simile”. Un contagio: “Una crisi in un Paese si riverserà presto in altri, e l’ascesa della destra si espanderà presto oltreconfine. Perfino gli Stati Uniti potrebbero non sfuggire a questo trend”.