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Solo calcolo elettorale. Le colpe di Conte, Salvini e FI secondo Cangini

Il senatore di Forza Italia ha votato la fiducia in dissenso dal suo gruppo: “Ciascuno adesso tiri fuori il Draghi che è in sé. I voti a Salvini? Sono buttati. Governare sulle macerie non fa per me. Siamo alla fine di un ciclo politico, nel pieno di una crisi di sistema”

È stato tutto un banale calcolo elettorale, il cerino della crisi se lo sono passato di mano Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Forza Italia. È tranchant il senatore di FI Andrea Cangini, che ha votato la fiducia in dissenso dal suo gruppo: e affida a Formiche.net un ragionamento di merito e di metodo sulla protogenia di questa delicatissima situazione. “Se si fosse arrivati a fine legislatura il centrodestra le elezioni le avrebbe vinte sul serio, ma si sarebbe forse in parte evitato il rischio di governare sulle macerie. Governare sulle macerie non fa per me”.

A chi resta in mano il cerino di questa crisi?

Fino all’altro ieri il cerino era indiscutibilmente nelle mani di Giuseppe Conte e di quel che resta del Movimento Cinque Stelle: poi gli è stato improvvisamente e inaspettatamente strappato da Matteo Salvini e da Forza Italia. E quindi, certo, è in mano loro.

Per quale ragione, per un calcolo elettorale o anche per quel pezzettino di discorso di Draghi che si dice non abbiano condiviso? Uno scatto di nervi ha attivato tutto ciò?

Mi auguro proprio di no, perché la politica non si fa con i nervi, bensì con la testa e con il cuore. Ma sono convinto che non sia questa la spiegazione. La spiegazione è un banale calcolo elettorale. Peraltro nelle sue comunicazioni Draghi aveva ceduto su tanti punti cari al centrodestra come le tasse sul lavoro da tagliare, il codice degli appalti da riformare, il sostegno al reddito delle famiglie. Temo che la decisione fosse stata già presa in realtà e risponde a un interesse elettorale di andare a votare in un contesto di spappolamento del centrosinistra, con il Pd non coalizzato con Conte e via dicendo. Il che in condizioni normali sarebbe naturale.

Ma?

Ma non viviamo condizioni normali e questa crisi di governo è ripiombata agli occhi del mondo in un’epoca in cui, piaccia o meno, il mondo è globalizzato e la reputazione di un Paese vuol dire Pil, crescita, investimenti, credibilità. Per cui purtroppo l’Italia agli occhi del mondo è ricaduta nella dimensione classica, dell’Italietta ingovernabile, o governata da cicale spensierate e irresponsabili. Questo ha dei costi e avrà dei costi sociali ed economici gravi che, come sempre, pagheranno i più deboli. Secondo me se si fosse arrivati a fine legislatura il centrodestra le elezioni le avrebbe vinte sul serio e comunque, ma si sarebbe forse in parte evitato il rischio di governare sulle macerie. Governare sulle macerie non fa per me.

A sinistra va in crisi l’idea del campo largo, a destra va in crisi la convivenza tra moderati e sovranisti. Che cosa hanno sbagliato tatticamente i due schieramenti?

Hanno ceduto alla demagogia. È un’epoca di grandissima e immensa debolezza della politica. Siamo alla fine di un ciclo politico, nel pieno di una crisi di sistema. E se così non fosse, non avremmo un premier tecnico e un governo di larghe intese. In molti, in troppi, hanno ritenuto di colmare questo vuoto, anziché costruire pazientemente una classe politica di governo, la propria credibilità, la propria reputazione con una visione del Paese che, possibilmente, nasca da radici culturali. La cultura è fondamentale, anche se non è l’epoca di sua maggiore gloria ed ha radici profonde e chiare. Hanno preferito poter supplire a questa debolezza con un abuso di demagogia. Non funziona così. La demagogia è la peggior nemica della politica, se la mangia, la rende impotente.

Ieri Renzi nel suo intervento ha fatto un riferimento al fatto che nulla sarà più come prima, intendendo anche una scomposizione delle forze attuali. Vede uno spazio e anche un interesse degli elettori per un rassemblement moderato che intercetti le difficoltà sia di chi nel centrosinistra non si concilia con il campo largo contiano, sia di chi votava centrodestra e mal si concilia con il suo salvinismo?

Io credo che basti guardare i dati. Elezione dopo elezione il non voto aumenta sistematicamente. Segno evidentemente una ampia fetta dell’elettorato non si sente rappresentata proprio perché, come dicevo prima, la politica chiede serietà, competenza e realismo. Per me il realismo dovrebbe essere la bussola di ogni politico e in modo particolare la bandiera di politici che si dicono di centrodestra. E questa gente non va oltre. Se ci fosse qualcuno in grado di colmare questo vuoto con credibilità e autorevolezza, sono sicuro che molti tornerebbero a votare e molte cose potrebbero cambiare e cambierebbero in meglio, tra l’altro. Ma la serietà poi è contagiosa se funziona, costringe anche gli avversari a darsi un tono, a elevare il livello della propria rappresentanza politica e la propria proposta politica. La competizione tra cialtroni alimenta la cialtroneria, ma non porta a niente di buono. Non voglio dire che nel mio partito ci siano cialtroni, preciso che è pieno di persone per bene.

Attorno all’agenda Draghi si può costruire una proposta, un’idea? Ma soprattutto chi lavorerà attorno all’agenda Draghi che errore deve evitare di ripetere rispetto a chi ha lavorato dieci anni fa attorno all’agenda Monti?

C’è una differenza sostanziale. Draghi non è Monti e lo dico con tante accezioni possibili, ultima delle quali non credo che abbia la più pallida intenzione di esporsi politicamente, di fare un proprio movimento. E quindi bisogna che ciascuno tiri fuori il Draghi che è in sé e lo esibisca, lo metta in gioco il più possibile. Le persone per bene e di valore non mancano di certo, ce ne sono tante in politica e ce ne sono anche in tutti i partiti: oggi devono assumersi dei rischi. Non è più l’epoca degli yes men e del consenso. Salvini, con tutta evidenza, considera i voti come un fine in sé. Per me la politica è il buon politico che considera i voti un mezzo per realizzare dei programmi nell’interesse generale. I voti a Salvini sono voti buttati perché non utilizzabili politicamente e politicamente. Non ha costruito nulla, ha costruito un grande consenso che poi si sta rapidamente prosciugando, come è naturale che sia per i deboli.

@FDepalo

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