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La foto sbiadita dell’estate 2022

Ora più che mai, è il tempo delle donne. Dell’impegno e dell’attesa, della cura e della passione che segue senza paura il fluire del tempo e genera sempre la vita. Con quell’amore che può resistere ad ogni sospensione vivendo il presente con la forza della mente e del cuore

Nel tempo della pandemia e della guerra, tra inflazione in salita, disoccupazione e crisi economica, emergenze energetiche, climatiche e sociali, denatalità e 55 obiettivi del Pnrr da raggiungere entro l’anno, anche il Governo italiano è in crisi, per le divisioni della politica. In uno scenario complesso, nel quale il Paese ha conquistato un ruolo significativo e credibilità all’interno dell’Unione europea e del G7.

Nell’estate calda, il tempo sospeso degli ultimi anni che sembra trascorrere lento e, insieme, fuggire, travolge ancor più ruoli, aspettative, progetti, relazioni, socialità e affetti. Tutto sembra evaporare ed essere messo in discussione, nella stagione di una società disorientata. È il tempo fragile di cui resterà memoria tra desiderio di condivisione e di rinascita, delusioni e conflitti.

Sfumata la ciclicità regolare delle giornate, la vita non ha più il ritmo scandito, come nel passato, da impegni e affanni di un mondo che appare ormai lontano. E, pur nelle strade di nuovo affollate e i locali frequentati da tanta gente, tutto è percepito con un senso di solitudine che insidia ogni aspetto della vita.

Rarefatte le occasioni d’incontro. Rischio di contagio o, in fondo, mancanza di entusiasmi, desideri e progetti condivisi? Un senso di vuoto. E non è il vuoto che rigenera, rasserena, ascoltando il calore di emozioni e sentimenti. È ansia, angoscia, noia. Un tempo vuoto di progettualità, come ripiegato su se stesso.

Quando finirà tutto questo? Per molti, la ricerca di “normalità” ha, dunque, la fisionomia di una interiorità sofferente, in una vita in apnea.

Nel rullino dedicato alla nostra attuale esistenza, quali fotogrammi conserveremo? Compleanni, anniversari, viaggi e convivialità, spesso, “in privato”. In un mondo che tutto ritrae per immagini, mentre non conserva più da tempo la memoria, il prezioso album di famiglia, ricorderemo chi eravamo e chi siamo?

Un microrganismo ha distrutto l’immaginario gioioso dell’inaspettato, balzando prepotentemente nel mondo globale. Un drammatico spartiacque per l’umanità e il Pianeta. Cosa ci attende ora? Quest’estate, forse, è tempo di guardare al tempo in modo diverso. Per non subirlo.

Non è facile. Ogni cambiamento richiede una concreta ricostruzione, una “rete” di protezione e una spinta forte in cui credere. Per superare conflitti e frammentazioni, trovare l’equilibrio tra ragione e sentimento, scienza e umanesimo.

Per i greci, è quel tempo magico (kairòs) in cui la fortuna si congiunge con la volontà. È il “momento giusto”. Diversamente dal tempo logico e sequenziale (kronos), ci insegna quanto sia prezioso un tempo di qualità che rispetti la dimensione umana. Da tempo dimenticata.

Anche la gestione d’impresa di maggior successo riconosce, oggi, maggior importanza alla capacità di leggere l’evoluzione continua del contesto, adattando la propria strategia, in una prevalenza del concetto di flessibilità (kairòs) rispetto alla pura velocità di esecuzione (kronos).

Ora più che mai, è il tempo delle donne. Dell’impegno e dell’attesa, della cura e della passione che segue senza paura il fluire del tempo e genera sempre la vita. Con quell’amore che può resistere ad ogni sospensione vivendo il presente con la forza della mente e del cuore.

Ed è così che questo tempo “sospeso” non è una parentesi della vita ma, anzi, è un’opportunità per guardare le occasioni non viste, le parole non dette, i gesti e i comportamenti non donati. In una visione “femminile” della vita che, da sempre, muove il mondo.

Donne capaci di sognare e lottare. Compatte, continuano il loro cammino verso una parità che, secondo gli analisti, è l’orizzonte necessario per guardare al futuro.

Come ha affermato Linda Laura Sabbadini, già Chair della presidenza italiana del 2021 intervenendo al Gruppo Women20 del G20 in Indonesia, sulle rive del lago Toba, nel nord dell’isola di Sumatra: “Siamo l’unico soggetto che soffre di discriminazione pur essendo maggioranza del mondo. E soffriamo di discriminazioni multiple. Per colore della pelle, classe sociale, origine territoriale, orientamento sessuale, età, disabilità. In tutti questi casi se sei donna vivi una discriminazione in più. Questa situazione deve finire. Ma per finire ha bisogno della nostra forza e determinazione nel raggiungimento dell’obiettivo. Quella forza che viene dall’essere unite e non divise dalla molteplicità delle discriminazioni. Unite nel difendere i diritti di tutte, in primis quelle più in difficoltà”. “Possiamo dimostrare ai leader del mondo che ciò è possibile.”

Mentre Elvira Marasco, presidente dell’Associazione W20 Italia, ha invitato le delegate internazionali a riflettere su ciò che sta avvenendo in Europa. “Difficile spiegare a una bambina che, alle porte di casa nostra, c’è qualcuno che non vuole la pace in nome di princìpi che ancora oggi facciamo fatica a comprendere. Così come è difficile spiegare che le donne in Afghanistan sono tornate all’età della pietra e che non possono nemmeno più studiare. Oggi sembra che le abbiamo dimenticate. Non possiamo farlo”. “Credo sia davvero ora il momento di un cambio di passo. Basta con il dominio maschile del potere. Noi siamo pronte, mettiamo le nostre competenze al servizio di tutti”, ha affermato la Marasco a chiusura di un Summit rafforzato dal sorriso del popolo indonesiano, dalle antiche tradizioni.

E, mentre la società civile si interroga, Papa Francesco riconosce con convinzione la forza e la capacità delle donne. Con una presenza femminile, religiosa e laica, già in molti ruoli apicali, ora, nella rivoluzione dello stato Vaticano, persino la macchina delle nomine vescovili è affidata a tre donne, nominate nel Dicastero per i Vescovi. Sono suor Raffaella Petrini, segretario generale del Governatorato, suor Yvonne Reungoat, superiora generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e Maria Lia Zervino, presidente dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni femminili cattoliche. Due suore e una laica dal curriculum prestigioso ma, soprattutto, con la sensibilità e la complessità femminili riconosciute dal Pontefice quali valori irrinunciabili.

Per trovare quelle risposte che, dalla profondità di un sentire individuale, possono attraversare il difficile sentiero della speranza per la comunità impaurita dal futuro. Per affermare valori forti da condividere. Per capire meglio se stessi e, abbandonati i ritmi serrati di comportamenti individualistici, sfiniti ed esausti, finalmente ricomporre, nell’autenticità e, forse, anche nella solitudine, i pezzi di un’identità perduta nel frenetico e illusorio tempo passato.

Potrà essere un tempo imperfetto ma, credo, migliore.

Sarà la cartolina di un’estate certamente difficile ma indimenticabile.

 

 


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