Dopo i Rafale e gli F-35, Atene potenzia anche la Marina con uno scatto geopolitico in avanti: la capacità di difesa tra Mediterraneo ed Egeo aumenta esponenzialmente (anche con “vista” Turchia)
L’Italia è in pole position per realizzare le nuove corvette per la marina greca. Sono tre i players che hanno presentato altrettante proposte che soddisfano pienamente la Marina di Atene. I francesi con le corvette ammiraglia Gowind del Gruppo Navale (lo stesso che costruisce le fregate Belharra), gli italiani di Fincantieri supportati anche dagli Usa con le potenti corvette FCX-30 di classe Doha e gli olandesi con le Corvette Sigma 10514 Damen. La proposta italiana sembra quella più vicina all’aggiudicarsi l’appalto per due ragioni: è la nave considerata migliore e la partnership con gli Usa di Fincantieri è un jolly geopolitico oggettivo.
Fincantieri
Da un punto di vista tecnico Fincantieri potrebbe consegnare la prima corvetta in 32 mesi, in più sono stati notevolmente ridotti i costi. La proposta finale per 4 corvette Doha ammonta a 2 miliardi di euro compresi armamento, formazione del personale e supporto post-vendita (i francesi erano scesi a 1,8 miliardi). Del tema è verosimile che ne abbiano parlato di persona il premier ellenico Kyriakos Mitsotakis e Mario Draghi in occasione della recente visita a Palazzo Chigi del greco.
Appare così evidente che, dopo la lettera greca di richiesta (LoR) per l’acquisto di 20 caccia F-35, inviata dal ministero della Difesa greco a Washington il 29 giugno scorso, il combinato disposto tra Marina e Aviazione cambi lo scenario militare in tutta l’area che va da Gibilterra alla Siria.
In aria e in acqua
Da tempo la Turchia premeva per incassare il sì americano agli F-16, preoccupata della nuova supremazia ellenica in quel peculiare fazzoletto di acqua e di aria a cavallo tra due quadranti strategici come quello euromediterraneo e quello mediorientale. Da quella prospettiva va letta la mossa in seno alla Nato, risoltasi la scorsa settimana con il veto a Svezia e Finlandia lasciato cadere da Recep Tayyip Erdogan. Ora però con le nuove fregate non solo il mare Egeo verrà interessato da un cambio di paradigma.
In questo senso si rafforza di riflesso anche la cooperazione regionale con Egitto e Cipro. Il Cairo, la cui rivalità con la Turchia si è ampliata in una forma più spiccata di contrapposizione regionale, è stabilmente in solide relazioni con Atene e Nicosia (su cui si riapre il dibattito circa il suo ingresso nella Nato) con cui è in piedi anche un accordo di demarcazione marittima della Zona economica esclusiva datato dicembre 2013.
Scenari
Il governo di Al-Sisi da tempo si è espresso a favore della riunificazione dell’isola cipriota membro Ue e ha ripetutamente respinto le violazioni delle acque territoriali e dello spazio aereo di Cipro da parte di Ankara. In più, ed è la parte più corposa dell’alleanza, esiste un terreno comune tra i tre paesi più Israele alla voce gas. L’obiettivo è sfruttare armonicamente i copiosi giacimenti presenti in quelle acque (Zohr, Nohr, Leviathan, Glauko) anche al fine di consentire all’Ue di essere energeticamente autonoma. Passaggio propedeutico a ciò, sarà una maggiore sicurezza macro regionale che eviti incidenti sgraditi come ad esempio i cavi elettrici tranciati nei paesi del Baltico o come i quotidiani sconfinamenti turchi nello spazio aereo greco.
Lo dimostra tra le altre cose come gli Usa stanno implementando lo scalo portuale di Alexandroupolis, dove tre giorni fa ha attraccato la nave cargo americana ARC Endurance. Effettuerà lì il più grande trasferimento di equipaggiamento militare mai realizzato. Dopo essere salpata da Charleston, nella Carolina del Sud, la portaerei sta fornendo supporto alla 101a Brigata dell’aviazione da combattimento impegnata nella missione mutinazionale Atlantic Resolve.
@FDepalo