Intervista a Raffaele Fitto: meglio le urne della palude, l’Ue capisca che arrivano sei mesi di paralisi. Lega e Fi? Ci aspettiamo che chiedano il voto insieme a noi. Trump? Siamo alleati dei repubblicani, attendiamo il candidato ufficiale
Raffaele Fitto non scommette, spera: “Mi auguro che il centrodestra riscopra le ragioni per stare insieme”. L’europarlamentare di Fdi, co-presidente del gruppo Ecr-FdI a Bruxelles e già governatore della Puglia, vuole credere che Lega e Forza Italia imbocchino convinti insieme a Giorgia Meloni la strada che porta alle urne, ora che il governo Draghi è giunto al capolinea dopo lo strappo di Giuseppe Conte e dei Cinque Stelle.
Com’è la crisi vista da Bruxelles?
C’è un burrone tra narrazione mediatica e realtà dei fatti. L’Ue ci ricorda la drammaticità del momento, la crisi energetica, le pessime previsioni di crescita e conclude che il governo deve andare avanti.
Ha una sua logica, non crede?
Certo, se non fosse che se siamo arrivati qui lo dobbiamo a questo governo e ai tanti esecutivi italiani che negli ultimi anni hanno vivacchiato con accordicchi politici senza un programma o una visione.
Il commissario Ue Gentiloni ha ricordato che in questo momento serve una leadership forte.
Concordo, ma giungiamo a conclusioni differenti. Per quanto ci riguarda questa leadership non può che venire dalla legittimazione degli elettori. E da un governo che duri cinque anni, senza teatrini.
Energia, caro-benzina, Pnrr, sono tanti i provvedimenti che rischiano di saltare. Non è meglio avere un governo?
Premesso che, anche a camere sciolte, il governo attuale rimarrebbe in carica per sbrigare gli affari correnti, questa storia del patatrac con le urne anticipate è tutta italiana. Ci hanno detto che non si può votare per la guerra, la pandemia, l’instabilità. Eppure Francia, Spagna, Stati Uniti, Germania, Israele vanno al voto senza problemi.
Questo governo di unità nasce per rispondere a un’emergenza che non è finita, anzi si è aggravata.
Proprio per questo il congelamento è incomprensibile. Noi abbiamo detto dal primo minuto che questo governo non poteva funzionare: mettere insieme tutto e il contrario è il presupposto perfetto per la paralisi e lo stiamo vedendo.
Prima Tajani, ora Salvini. FI e Lega iniziano a parlare di “responsabilità”, la prospettiva del voto non sembra convincerli a pieno. Temete di rimanere da soli come nella battaglia per il Colle?
Non siamo soli, siamo coerenti e questo conta. È semplice buonsenso capire che il bene del Paese non è vivacchiare per altri sei mesi tra litigi e veti che trasformano il Parlamento in una palude.
Mercoledì Draghi parlamentarizza la crisi in aula, è il momento della verità. Scommetterebbe un euro sul rifiuto di Lega e Fi di votare un nuovo governo?
Non scommetto niente. Mi auguro che il centrodestra si compatti e prenda atto dell’impossibilità di andare avanti e di proseguire un teatrino che fa male all’economia, alle imprese e alle famiglie.
Se così non fosse, ci sarebbero conseguenze?
Con i se e i ma non si ragiona. Ripeto, mi sento di credere che il centrodestra scelga una posizione chiara e interrompa questa sceneggiata.
Anche se restate compatti le divergenze restano. Sulla guerra in Ucraina, ad esempio, Fdi e Lega danno due versioni diverse.
Non vedo un problema. Con Meloni abbiamo dimostrato a Roma come a Bruxelles di avere le idee chiare: condanniamo senza esitazioni l’aggressione russa. Un’invasione che ha apertamente violato la sovranità nazionale di un Paese libero e aperto una delle pagine più drammatiche della storia recente.
Intanto in America Donald Trump riannuncia la sua candidatura alle presidenziali del 2024. Per voi conservatori è ancora un punto di riferimento?
Noi conservatori abbiamo un legame forte con i Repubblicani. Quando avranno un candidato ufficiale, saremo felici di collaborare insieme sperando in un segnale di cambiamento alla Casa Bianca. Per il momento non entriamo nella discussione interna di un altro partito.