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Grecia-Bulgaria. Chi ride (e chi piange) per l’accordo sul gas

L’interconnettore Igb spezza il filo di Mosca con l’intero versante dei Balcani occidentali: per questa ragione la comunità di intenti avviata dal gasdotto Tap è stata avversata anche da movimenti politici di vari paesi contrari all’alleanza atlantica

Sevizi (non solo greci) allertati per l’inaugurazione domani del gasdotto IGB Bulgaria-Grecia. L’IGB era stato nei mesi scorsi minacciato da azioni di disturbo e fuga di dati relativi all’accordo, tramite una serie di infiltrazioni nella società statale bulgara Bulgargaz e nella AGSC (Azerbaigian Natural Gas Sales Company). La nuova infrastruttura rappresenta per l’Ue una boccata di ossigeno nel mezzo della crisi energetica e per la Russia un minus alla voce vendite.

Il gasdotto

Il nuovo gasdotto avrà una capacità di trasporto di 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno con possibilità di upgrade a 5 miliardi. Al taglio del nastro nella città di Komothini oltre ai ministri dell’Energia di Grecia e Bulgaria, anche gli osservatori di tutti i players energetici coinvolti e dei paesi europei che guardano alle nuove infrastrutture legate al gas come ad un’oasi nel deserto.

Secondo il ministro greco dell’energia, Kostas Skrekas, la Grecia è riuscita a migliorare la sicurezza energetica dei Paesi della regione e dell’Unione Europea tramite le infrastrutture del gas naturale liquefatto in funzione e quelle nuove in fase di progettazione, come potrebbe essere il gasdotto Eastmed. Il tutto si somma ai programmi di potenziamento delle interconnessioni elettriche con Bulgaria, Albania, Italia ma anche alla realizzazione di un’interconnessione elettrica con l’Egitto.

La tratta

Il primo ministro bulgaro Kiril Petkov aveva salutato questa infrastruttura come un jolly per il suo paese, certo che le forniture di gas all’Azerbaigian attraverso il nuovo gasdotto bulgaro-greco inizino a luglio. Entro agosto inoltre sarà fornito alla Bulgaria un miliardo di metri cubi di gas a un prezzo diverse volte inferiore a quello di mercato. L’Azerbaijian e la Bulgaria hanno concordato di fornire 1 miliardo di metri cubi di gas all’anno attraverso l’Interconnector Grecia-Bulgaria nel 2021, ma i ritardi relativi ai lavori di costruzione e alle iniziative poco chiare di players esterni hanno fatto sì che fosse necessario un intervento diretto dei governi per far vedere la luce all’interconnessione di Kavala.

Obiettivo diversificazione

Come è noto, l’intero versante dei Balcani occidentali rappresenta il terreno su cui Mosca vuole contrastare gli sforzi europei di diversificazione del gas. Lì si è sempre opposta all’espansione della Nato e dell’Ue, per questa ragione la comunità di intenti avviata dal gasdotto Tap è stata avversata anche da movimenti politici di vari paesi contrari all’alleanza atlantica. Proprio attraverso la Bulgaria Gazprom esporta gas naturale in Serbia, Macedonia del Nord e Bosnia, ma oggi la situazione cambia registro.

Non solo Igb: la Grecia è centrale anche in un’altra partita che si sta giocando ad Alexandroupolis, dove 378 milioni di dollari serviranno a realizzare un nuovo terminale di ricezione di gas naturale liquefatto (Gnl) entro il 2023 collegato sia con Igb che con Tap. Un quadro “energetico euroatlantico” che si completa con il raddoppio dell’isola deposito di Revithousa, dove stanno già arrivando copiosi quantitativi di gnl americano.

Una cornice di sostanziale unità di intenti dove si pone nelle ultime ore solo un nodo. Gli armatori greci preoccupano gli Usa, perché stanno dando una mano a far arrivare il gas russo in Germania: è stato firmato un accordo per noleggiare una piattaforma galleggiante tra un armatore e il ministero delle finanze tedesco.


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