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Il nuovo inizio del governo Draghi

Impeccabile, autentico ma soprattutto concreto e lungimirante, l’intervento di Mario Draghi al Senato segna sostanzialmente il nuovo inizio del governo. L’analisi di Gianfranco D’Anna

C’è l’Italia del futuro nelle parole ferme e pacate, a tratti commosse, di Mario Draghi. Un intervento dritto al cuore degli italiani, che spazza via ogni dubbio sulla sua intenzione di non abbandonare il Paese alla deriva. Il futuro dell’Italia che delinea Draghi è quello di uno Stato efficiente in grado di garantire diritti e giustizia, lavoro, fisco, sanità e trasporti. Un intervento di grande impatto emotivo e politico, calorosamente applaudito dai senatori una ventina di volte, ma con la stessa partecipata intensità finora riservata soltanto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Ed è con la condivisione della decisione del Capo dello Stato di respingere le dimissioni, che Draghi ha definito doverose, che il premier inizia a puntualizzare le urgenze che è essenziali affrontare per mettere in sicurezza l’Italia. “Se sono qui è perché l’hanno chiesto i cittadini, a cominciare dagli oltre duemila sindaci e dagli eroi degli operatori sanitari anticovid”, ha esclamato con una punta di commozione il premier. “Ma non è a me che dovete rispondere se davvero volete che questo esecutivo continui a governare. Dovete rispondere ai cittadini, dovete rispondere al Paese”, ha concluso fra gli applausi scroscianti dei Senatori il presidente del Consiglio.

Un discorso vibrante che ha messo il Parlamento dinnanzi alle proprie responsabilità. Emblematica e davvero commovente l’esclamazione: “Lo dobbiamo alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”, il passaggio più intenso e applaudito dei circa quaranta minuti di intervento del premier. Ma il culmine è per l’affermazione “non sono mai stato così orgoglioso di essere italiano”. Dalla politica estera, all’economia alle riforme essenziali, come quella primaria del fisco, alle infrastrutture Draghi ha in pratica materializzato a grandi linee un programma di governo di fine legislatura sul quale chiede alle forze politiche una essenziale nuova ripartenza, un vero e proprio raddoppio di partecipazione, più che un rilancio. “L’unica strada, se vogliano ancora proseguire assieme, è ricostruire questo patto di unità nazionale, con coraggio, altruismo e credibilità: a chiederlo sono gli italiani”, ha ribadito Draghi che ha lanciato una stoccata subliminale tanto a Giuseppe Conte, sull’Ucraina, quanto a Matteo Salvini: “Non serve una fiducia di facciata, ma sostanziale, c’è bisogno di un sostegno convinto e non proteste non autorizzate talvolta violente contro la maggioranza di governo”, ha scandito il premier.

Come non condividere parola per parola le affermazioni di Draghi? È la domanda che è subito rimbalzata fra gli ambienti politici e i palazzi delle istituzioni e che evidenzia il grande riscontro positivo e ottimistico di quello che viene considerato il nuovo inizio del governo Draghi.

In attesa della questa volta impossibile arrampicata sugli specchi del Movimento 5 Stelle e del segretario della Lega, arrampicata che emergerà soprattutto dagli interventi dei grillini oltranzisti, resta da capire se sia un vantaggio o uno svantaggio la mancata partecipazione al dibattito parlamentare di Giuseppe Conte che non ha voluto rischiare l’insuccesso e non ha partecipato alle recenti elezioni suppletive per Camera e Senato.

Probabilmente è un vantaggio perché potrà rispondere con delle semplici battute alle interviste mordi e fuggi, senza approfondire e fare trasparire le motivazioni di fondo della passata, della attuale e della successiva posizione di 5 Stelle. Un punto di non ritorno che rischia di diventare politicamente fatale.

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