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Stato e trend del clima in Italia. Tutti i numeri di Ispra

Si è svolta ieri la Conferenza Nazionale sul Clima sul tema “Crisi energetica e climatica: la nuova roadmap per l’Italia”. La conferenza, promossa da Italy4Climate, iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in partnership con Enea e Ispra, ha lanciato 3 nuove proposte operative prioritarie. Ecco quali e tutti i dati di Ispra

Secondo l’ultimo Rapporto Ispra sullo Stato del clima in Italia, presentato nei giorni scorsi, che illustra l’andamento del clima nel 2021 e aggiorna la stima delle variazioni climatiche negli ultimi decenni, le temperature registrate nel corso dell’anno evidenziano un’anomalia media positiva di +0,23°C rispetto alla media climatologica 1991-2020. Sull’intero territorio nazionale, a parte i mesi di aprile, maggio e ottobre, tutti gli altri mesi dell’anno sono stati più caldi della media, con le temperature più elevate a febbraio (+1,82°C), giugno (+1,64°C) e settembre (+1,50°C).

Anche le precipitazioni hanno fatto registrare un -7% circa rispetto al trentennio precedente su tutto il territorio nazionale. I mesi più secchi sono stati marzo (-47%) e settembre (-44%). L’indice Ccd (Consecutive Dry Days) che rappresenta il numero massimo di giorni asciutti consecutivi nell’anno, ha fatto registrare i valori più alti sulla Sicilia meridionale (fino a 139 giorni secchi consecutivi), seguita dalla costa tirrenica centrale (fino a 100 giorni) e dalla Sardegna occidentale e settentrionale.

Uno Stato, quello della siccità, che sta facendo sentire i suoi effetti sull’agricoltura e sulla popolazione anche in questo primo semestre 2022, tanto da indurre il governo a dichiarare, lo scorso 4 luglio, lo stato d’emergenza in cinque Regioni: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto, per “fronteggiare con mezzi e poteri straordinari la situazione in atto, con interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata, e al ripristino delle funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche”. Per far fronte ai primi interventi sono stati stanziati 36 milioni e mezzo di euro.

Alcune risposte alla crisi climatica e una nuova road map per l’Italia sono scaturite  dalla Conferenza Nazionale sul Clima che si è svolta oggi a Roma, promossa da Italy for Climate e dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile. “L’Italia deve dotarsi quanto prima di una legge per il clima come hanno già fatto Germania, Francia e Regno Unito, per varare misure concrete di adattamento al cambiamento climatico – ha spiegato Edo Ronchi, presidente della Fondazione e promotore di Italy for Climate – Abbiamo accumulato trent’anni di ritardi e, a causa dello scarso impegno nella riduzione delle emissioni, subiamo già oggi ingenti danni: incendi, siccità, eventi meteorologici estremi sono conseguenze gravi sotto gli occhi di tutti”.

L’impatto che questi eventi stanno avendo sulla salute delle persone e sulla produzione alimentare sono già una realtà e continueranno a verificarsi ancora per molti anni, anche invertendo oggi la rotta energetica: danni ambientali, alle persone, all’economia, all’agricoltura, alle imprese che diventeranno sempre più gravi, con una perdita di Pil stimata da Italy for Climate dell’8%, ossia oltre 140 miliardi di euro ogni anno a partire dai prossimi decenni.

Già lo scorso dicembre l’organizzazione aveva presentato al governo un pacchetto di proposte per conseguire quegli obiettivi che consentirebbero al nostro Paese di arrivare al 2030 con una riduzione delle emissioni di gas serra del 60% rispetto al 1990, azzeramento dell’uso del carbone, taglio del 41% del petrolio e del 45% del gas. Oggi vengono aggiunte “3 nuove proposte operative prioritarie”, coerenti con il piano europeo REPowerEU e con un impatto rilevante in tempi relativamente brevi: ”Nei prossimi tre anni, assicurano gli esperti di Italy for Climate, da sole produrranno un risparmio di oltre 15 miliardi di metri cubi di gas e taglio di quasi 40 milioni di tonnellate di gas serra”.

Innanzitutto occorre ripensare il Superbonus dell’edilizia, per elettrificare 3 milioni di abitazioni, con risparmio di risorse pubbliche e innalzamento dei benefici ambientali. In vigore da quasi due anni, il superbonus purtroppo non ha prodotto risultati sufficienti per quanto riguarda la riduzione dei consumi energetici e della de carbonizzazione. Secondo l’ultimo consuntivo Enea, a maggio di quest’anno, sono stati realizzati 170 interventi che avrebbero interessato circa 500 mila abitazioni, meno del 2% del totale nazionale e prodotto un risparmio non superiore a 400 mila tep, meno dell’1% del consumo energetico degli edifici in Italia. Occorre invece puntare “sull’elettrificazione degli edifici residenziali, ambientalmente ed economicamente molto più efficiente e con tempi di realizzazione relativamente rapidi: sostituzione delle caldaie tradizionali con pompe di calore e piastre a induzione, fotovoltaico e sistemi di accumulo”. Gli edifici, infatti, sono responsabili di oltre il 40% dei consumi finali di energia e ogni abitazione italiana consuma il 50% in più rispetto alla media europea.

Ci sono, poi, i comportamenti individuali che incidono molto sui consumi di energia. Italy for Climate propone una “grande campagna di sensibilizzazione”, collegata all’iniziativa dell’Agenzia Internazionale dell’Energia e della Commissione europea “Playing my part”, che prevede la diffusione su larga scala di misure comportamentali per i cittadini. Secondo alcune stime, questa campagna potrebbe portare un risparmio medio per le famiglie di 450 euro insieme alla riduzione delle emissioni pari a circa 12 milioni di tonnellate di CO2.

“La crisi energetica che stiamo vivendo da un anno a questa parte – ha sottolineato Andrea Barbabella, coordinatore di Italy for Climate – ci ha messo di fronte agli occhi l’insostenibilità di un modello economico basato sull’import di combustibili fossili e i rischi ad esso connessi. Dobbiamo trasformare questo momento difficile in una opportunità per accelerare la costruzione di un sistema energetico più efficiente, basato sulle risorse che abbiamo in casa nostra, come il sole e il vento”.

Tutti sono d’accordo che senza il coinvolgimento attivo degli enti locali e dei territori non si potrà realizzare alcuna transizione verso la neutralità climatica. Per questo viene proposto di “portare velocemente a termine il burden sharing tra le Regioni del nuovo target europeo sulle rinnovabili, con nuovi target effettivamente vincolanti per le Amministrazioni regionali”. Anche i Comuni dovranno fare la loro parte, attivando sul proprio territorio “almeno una Comunità energetica rinnovabile entro il 2025”.

La transizione energetica, è stato fatto notare, presenta implicazioni sociali rilevanti. Gli interventi in favore di rinnovabili ed efficienza energetica possono aiutare le fasce sociali più deboli. Accompagnare questa transizione con misure appropriate potrebbe essere non solo socialmente accettabile ma addirittura “socialmente desiderabile”.

 

 

 

 


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