Il ministro della Difesa incontra a Washington il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ottenendo l’apprezzamento americano per il ruolo italiano nella sicurezza dell’intera Alleanza Atlantica e la definizione “alleato più affidabile” degli Usa nella Nato. L’attenzione del nostro Paese al Mediterraneo è stata ribadita anche dal capo di Stato maggiore in audizione alle commissioni per il decreto missioni
“L’Italia dà un contributo eccezionale. La vostra presenza militare nei Baltici, in Romania, in Libano e in numerosi Paesi africani, oltre al comando della missione in Iraq, conferma che l’Italia è l’alleato più affidabile degli Stati Uniti nella Nato”. A dirlo è stato il segretario della Difesa Usa, Lloyd Austin, ricevendo il ministro italiano Lorenzo Guerini al Pentagono. Il capo della difesa a stelle e strisce ha poi definito il rapporto tra Italia e Stati Uniti “una partnership strategica cruciale per l’intera Alleanza Atlantica” ha detto Austin, elogiando il contributo del nostro Paese alla sicurezza internazionale, dall’assistenza all’Ucraina al dispiegamento militare sul fianco Est.
Italia, ponte tra Europa e Atlantico
“Grazie agli Stati Uniti per quanto hanno fatto, fanno e faranno per contribuire alla pace e alla sicurezza internazionali” ha replicato il ministro Guerini al collega, sottolineando la “storica alleanza” tra Washington e Roma, che ha “uno dei suoi punti di forza nella Difesa”, anche in ambito industriale. Durante la sua missione, infatti, il ministro ha avuto l’opportunità visitato le sedi di Bell e Sikorsky, dove stanno venendo sviluppate le tecnologie per gli elicotteri di prossima generazione Future vertical lift, l’impianto texano di produzione degli F-35 della Lockheed Martin, oltre a incontrare i rappresentanti di Axiom, con cui il nostro Paese partecipa nel settore spaziale, e delle industrie italiane degli Usa. Una partnership strategica che rende il nostro Paese un ponte naturale tra lo sviluppo della Difesa europea e la cooperazione transatlantica.
L’importanza del fianco sud
Guerini ha anche voluto ricordare l’importanza di mantenere alta l’attenzione della Nato sul fianco Sud dell’Alleanza, facendo leva sulla partecipazione estesa e convinta del nostro Paese nell’architettura dello spazio euro-atlantico, con la presenza dei soldati italiani dal Baltico alla Romania. “Sul fianco Sud, non tanto in ambito Ue ma ambito Nato, l’Italia intende recitare un ruolo da protagonista, partendo dal Mediterraneo, per garantire i comuni interessi di sicurezza anche sullo sfondo del conflitto in Ucraina”, ha ribadito il ministro.
L’impegno italiano nella Nato
La visita di Guerini negli Stati Uniti è avvenuta mentre a Roma si svolgeva l’audizione alle commissioni riunite Esteri e Difesa del capo di Stato maggiore, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, nell’ambito dell’esame della delibera sulle missioni internazionali. Già durante il passaggio in commissione, il documento aveva suscitato delle perplessità da parte di alcuni parlamentari rispetto all’attenzione dedicata al fianco orientale Nato.
Il decreto riporta la decisione italiana di potenziare la partecipazione alle missioni in Slovacchia, Bulgaria, Romania e Ungheria, e la volontà di assumere il ruolo di Paese-guida del Battlegroup multinazionale basato a Sofia. Un migliaio di militari che si aggiungeranno a quelli già presenti in Lituania e nella missione di Air policing della Nato. Il rischio, espresso dai legislatori, è che questi impegni distraggano l’attenzione del nostro Paese dall’area ritenuta di maggiore importanza per gli interessi nazionali, il Mediterraneo allargato.
Le risposta della Difesa
A queste perplessità ha risposto Cavo Dragone, riconoscendo come il fianco sud sia “destinato a essere interessato da fenomeni di crescente instabilità per effetto della crisi Ucraina”, e rimarcando come, nonostante il dispositivo militare nazionale sia dispiegato in un arco geografico di un’ampiezza senza precedenti, dall’artico al Medioriente, l’attenzione delle Forze armate rimane concentrata sulle aree di maggiore instabilità del Mediterraneo allargato: Sahel, Golfo di Guinea e Corno d’Africa.