Skip to main content

Italia in fumo, gli incendi devastano il Paese da nord a sud

Il rapporto di Legambiente, “Italia in fumo”, fa il punto sulla situazione del nostro patrimonio boschivo perso per gli incendi. Si tratta di roghi spesso di natura dolosa e criminale, appiccati per fini speculativi o per ripicche tra privati o verso la Pubblica amministrazione. Ad aggravare il tutto le elevate temperature di un caldo torrido e l’emergenza siccità

Secondo l’Effis (European Forest Fire Information System) sono oltre 26 mila gli ettari bruciati nel nostro Paese da gennaio a luglio 2022. E quasi 33 mila gli interventi del Vigili del Fuoco nelle aree urbane e rurali, oltre il 4% in più dello stesso periodo del 2021. Lo scorso anno erano stati oltre 149 mila gli ettari di superfici boschive e non devastati dalla fiamme (+154% rispetto al 2020). In aumento anche i reati tra incendi dolosi, colposi e generici (5385, +27% del 2020) e le persone denunciate (658, +19%). Con appena 16 arresti, a conferma delle grandi difficoltà che si incontrano nell’individuazione dei responsabili dei roghi.

Sono alcuni dati dell’ultimo rapporto di Legambiente, “Italia in fumo”, che fa il punto sulla situazione del nostro patrimonio boschivo andato in fumo, in un momento in cui, dal Nord al Sud della Penisola, come ogni estate, ci troviamo a fronteggiare l’emergenza incendi. Si tratta di roghi spesso di natura dolosa e criminale, appiccati per fini speculativi o per ripicche tra privati o verso la Pubblica amministrazione. Ad aggravare il tutto le elevate temperature di un caldo torrido e l’emergenza siccità.

A preoccupare, sottolinea il rapporto, è anche il dato complessivo degli ultimi 14 anni, dal 2008 al 2021. Si tratta di una superficie complessiva di territorio andato in fiamme, a causa di quasi 5 mila 300 incendi, di oltre 723.924 ettari, un’area grande quasi quanto l’intera regione Umbria, che ha interessato il territorio di 1300 Comuni distribuiti in 19 Regioni, in particolare in Sicilia, Calabria, Campania, Sardegna, Lazio e Puglia. Ad essere in pericolo sono soprattutto i “gioielli del Paese”, le Aree Protette e i siti di Rete Natura 2000.

“Occorre un radicale cambiamento di approccio e risposta al fenomeno degli incendi”, ha sottolineato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, “che miri a prevenire i roghi attraverso la gestione del territorio, l’utilizzo sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali, la promozione di servizi per sostenere le comunità rurali delle aree interne e montane. Servono investimenti, ricerca, semplificazione di procedure e competenze all’interno di una strategia complessiva definita in condivisione con le popolazioni locali”.

In Italia la legge sugli incendi boschivi risale al 2000 e affida alle Regioni le competenze in materia di “previsione, prevenzione e lotta agli incendi”, che ogni anno elaborano ed attuano specifici piani regionali. La stessa legge attribuisce allo Stato “le attività di spegnimento con i mezzi della flotta aerea antincendio”, coordinate dalla Protezione Civile. La stessa che ogni giorno elabora un Bollettino nazionale di previsione incendi, “tenendo conto delle condizioni meteo-climatiche, della vegetazione, dello stato fisico e uso del suolo, della morfologia del territorio”.

La nuova legge del 2021 (“Disposizioni urgenti per il contrasto agli incendi boschivi”) ha messo a disposizione 140 milioni di euro da spendere entro il 2023 e altri 150 ne prevede all’interno del Pnrr; prevede pene più severe per alcuni reati di incendi boschivi dolosi (reclusione da 4 a 10 anni); poteri sostitutivi da parte delle Regioni e Carabinieri Forestali per la mancata redazione da parte dei Comuni del catasto delle aree bruciate.
Negli ultimi vent’anni, secondo Ispra, il 40-50% del territorio colpito da incendi è costituito da foreste. Nell’anno appena trascorso la superficie complessiva bruciata è pari all’ 0,5% del territorio italiano, grosso modo pari a quella del Lago di Garda. La categoria arborea più colpita è la macchia mediterranea (56%), seguita dalle latifoglie decidue, come le querce, (25%) e dalle aghifoglie sempreverdi, come i pini mediterranei (19%). “Gli effetti e i danni agli ecosistemi forestali causati dagli incendi, sottolinea una nota dell’Istituto, possono accelerare i processi di perdita di biodiversità, rilascio di anidride carbonica, aumento del rischio idrogeologico, erosione del suolo, inquinamento dell’aria e dei corpi idrici”.

Particolarmente colpiti dagli incendi negli ultimi 14 anni i siti Natura 2000 e le Aree protette. Per quanto riguarda i 2310 siti, sono stati contati oltre duemila incendi che hanno mandato in fumo circa 250 mila ettari di territorio. Dai dati Effis geolocalizzati si evince che non è l’intero patrimonio naturale a bruciare, ma solo una parte situato soprattutto in Sicilia, Sardegna, Campania, Calabria, Lazio e Puglia, dove si raggiunge il 93% del totale delle superfici. Per quanto riguarda le aree protette, sono andati in fumo in Italia oltre 107.670 ettari in 118 aree protette a causa di ben 950 incendi, il 13,55% delle 871 aree protette istituite nel nostro Paese, distribuite in 16 Regioni. La Sicilia la regione più colpita (40% del totale). Seguono Calabria, Campania, Puglia, Lazio, Abruzzo e Piemonte.

Sono 10 le proposte che l’associazione propone per contrastare questa piaga che ogni anno devasta sempre di più tutto il nostro territorio. Gestione integrata degli incendi; pianificazione e politiche di adattamento attraverso i piani forestali di indirizzo territoriale; interazione della politica forestale con quella agricola; pascolo come strumento di prevenzione; responsabilizzazione e coinvolgimento dei cittadini, attraverso forme di volontariato nella lotta e nella prevenzione degli incendi; statistiche e catasto incendi; pianificazione e ripristino ecologico delle aree incendiate; pianificazione del verde urbano e della rete stradale; pene più severe per qualsiasi tipologia di incendio; potenziamento della flotta aerea pubblica e del Corpo dei Vigili del Fuoco.



×

Iscriviti alla newsletter