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L’affare Musk-Twitter ora è a rischio. Il nodo degli account falsi

A scriverlo è il Washington Post che, dopo aver ascoltato alcune fonti anonime, vede alla base dei problemi ancora la questione degli account falsi. L’imprenditore vuole un numero esatto e non si accontenta della stima del 5% fornitagli dal board. Ma potrebbe essere la conferma di una mossa per svincolarsi e risparmiare un bel po’ di soldi

L’accordo tra Elon Musk e Twitter sarebbe “in grave pericolo”. A scriverlo è il Washington Post, che spiega come l’imprenditore potrebbe presto compiere un passo indietro e ritirarsi dalla trattativa. La motivazione sembra essere sempre la stessa: il numero degli account falsi presenti nella piattaforma. Musk aveva chiesto al board della società di fornirgli i dati di quanti fossero ma, una volta informato che questi ammontavano a circa il 5% del totale, non si è fidato. È convinto che siano molti di più e che Twitter non stia facendo abbastanza per soddisfare le sue richieste. Così, il rischio che l’operazione da 44 miliardi di dollari salti è davvero concreto.

Impossibilitato a verificare che i dati riportati da Twitter su account falsi e spam corrispondano alla realtà, al team del proprietario di Tesla non tornano i conti. E probabilmente a ben vedere, visto che è stata la stessa azienda di San Francisco a premettere come quella comunicata era solo una stima, forse al ribasso. Non è bastato neanche il briefing virtuale che la società ha tenuto con la stampa per spiegare i criteri utilizzati per calcolare quali account siano bot o spam. Non c’è stato nulla da fare, perché Musk pretende di conoscere il numero esatto. Secondo le fonti (anonime) vicine al dossier consultate dal giornale americano, proprio a causa di questo impedimento i rapporti tra le due parti si sarebbero raffreddati e, di conseguenza, la trattativa per l’acquisizione ha subito un brusco rallentamento. Lo stesso Musk, riferiscono le fonti, sarebbe pronto a “un drastico cambio di direzione”, mentre la sua squadra avrebbe “smesso di impegnarsi nelle discussioni sul finanziamento”.

Tutto saltato solo per una questione di numeri? No, o meglio, non proprio. Perché i numeri c’entrano eccome, ma la questione è più complessa. A pesare nelle scelte di Musk è anche il valore delle azioni di Twitter, fortemente diminuito da quando l’imprenditore ha lanciato la sua offerta nei primi giorni di aprile. Nel trading pre-mercato di venerdì sono scese del 4% e, da aprile, del 24%: molto al di sotto del prezzo concordato con Musk, pari a 54,20 dollari per azione.

Nei termini dell’accordo, il numero uno di Space X ha accettato di portare a termine l’iter di acquisizione, salvo eccezioni legate a Twitter che potrebbero costringerlo a prendere altre strade. Visto che, finora, l’azienda guidata da Parag Agrawal si è comportata in modo impeccabile, gli appigli a cui aggrapparsi sono molto pochi. Se Musk volesse mai abbandonare la nave, tuttavia, è libero di scendere. Basta pagare la penale di 1 miliardo di dollari, pattuita nel momento in cui è stata avanzata l’offerta e che riguarda entrambi gli attori in campo in caso di una rescissione immotivata. Ciononostante, bisogna capire quanto immotivata sia un’uscita di scena dovuta al fatto che una delle due parti, in questo caso Twitter, stia falsificando alcune informazioni ritenute essenziali per chiudere la trattativa. Ma prima è necessario dimostrare l’irregolarità.

Come mette in evidenza il New York Times, l’azienda potrebbe non solo controbattere alle accuse ma anche trincerarsi dietro al fatto che quella presentata a Musk era solo un calcolo indicativo. Fallibile, pertanto, perché “potrebbe essere superiore a quello che abbiamo attualmente calcolato”. Twitter ha tutto l’interesse ad arrivare alle firme sul contratto, sia perché l’offerta ricevuta è di quelle irripetibili e sia perché chiudere a un prezzo inferiore sarebbe un colpo d’immagine non da poco. Tant’è che ha ribadito ancora una volta di voler “chiudere la transazione e far rispettare l’accordo di fusione al prezzo e ai termini concordati”.

Discorso completamente opposto per Musk. Portare in tribunale Twitter senza avere la certezza che la società lo stia ingannando sembra una mossa a dir poco azzardata. Specie se l’obiettivo di diventare il proprietario della piattaforma non è cambiato. Al massimo, a mutare è il modo in cui arrivarci. Lo scrivevamo già qui un paio di mesi fa, di fronte all’ennesima frenata del multi miliardario. Quella che appare come una minaccia, in realtà potrebbe rientrare in una strategia imprenditoriale: ritirarsi ora vorrebbe dire pagare una multa salata, è vero, ma che porterebbe paradossalmente a risparmiare visto che, ad oggi, Twitter vale molto meno di 44 miliardi di dollari. Musk ne è consapevole, ma tenta comunque di far ricadere le colpe su altri.



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