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Lo Spazio tra crisi di governo ed elezioni. L’opinione di Spagnulo

A novembre si terrà a Parigi la riunione dei ministri europei delegati agli affari spaziali per decidere strategie e finanziamenti dell’Agenzia Spaziale Europea per il prossimo triennio. Gli impegni per l’Italia si preannunciano importanti e se il calendario politico italiano andrà secondo le previsioni, al vertice siederà un ministro appena insediato nel nuovo esecutivo. L’opinione dell’ingegnere esperto aerospaziale

La crisi di governo ha causato lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni politiche a settembre, pochi mesi prima della scadenza naturale. Sono eventi che accadono nei Paesi dove ci sono forme di democrazia parlamentare e quindi devono essere ritenuti politicamente fisiologici.

Molti analisti politici prevedono che la tornata elettorale dovrebbe restituire al Paese un governo nella pienezza dei poteri entro la fine di ottobre, quindi fino a quel momento l’attuale esecutivo dovrebbe restare in carica per il cosiddetto disbrigo degli affari correnti. Un termine che presenta una certa discrezionalità ma che può riassumersi in una modalità di governo in cui l’esecutivo compie gli atti dovuti, cioè obbligatori, la cui proroga potrebbe comportare un danno per lo Stato, astenendosi da quelli discrezionali o che potrebbero essere affrontati dal nuovo esecutivo senza apprezzabile nocumento per lo Stato.

In un contesto economico mondiale dove la crisi inflazionistica morde in pieno tutte le classi sociali del paese, ci si avvia a una veloce campagna elettorale in cui i temi più caldi saranno, e non potrebbe essere diversamente, quelli più vicini alle necessità quotidiane delle persone. Ed è giusto che sia così.

Però, l’Italia siede nel novero del gruppo informale dei G7, cioè delle economie occidentali più industrializzate e avanzate, e non può trascurare anche temi che all’apparenza possono sembrare distanti dai quotidiani bisogni del Paese come, per esempio, le politiche strategiche e industriali afferenti al settore aerospaziale.

Infatti, proprio pochi giorni fa il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, il Copasir ha presentato una relazione sul dominio aerospaziale definendolo una frontiera sulla quale si svolgerà la competizione globale in ambito scientifico, economico e militare. Per il Copasir è una sfida che l’Italia deve prepararsi ad affrontare potenziando le proprie strutture di governance del settore.

Quanto sopra è un tema rilevante al punto che l’esecutivo oggi dimissionario aveva effettuato una non trascurabile riforma del settore, attuata con un decreto legislativo pubblicato lo scorso 30 aprile, con cui la Presidenza del Consiglio dei ministri assumeva tutti i poteri di indirizzo, coordinamento e programmazione delle politiche spaziali tramite l’istituzione di un apposito dipartimento, e non tramite l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), la cui forma però oggi appare sospesa.

Bisogna però considerare gli obblighi internazionali cui il governo è chiamato a dare continuità anche in questa fase politica.

Tra poco più di tre mesi si terrà a Parigi il vertice dei ministri europei con delega agli affari spaziali che si tiene ogni tre anni. Il summit dovrà rifinanziare l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per un ulteriore triennio approvando nuovi programmi e aggiornando quelli pregressi. Il tutto sulla base di una proposta, strategica e programmatica, che il direttore generale dell’ESA sta negoziando con i capi delle agenzie spaziali nazionali.

Allo scorso vertice ministeriale nel 2019, l’Italia si impegnò con una contribuzione senza precedenti pari a 2,2 miliardi di euro e, per la prima volta nei 47 anni di vita dell’ESA, il nostro paese investì finanziariamente quasi quanto la Francia, nazione leader e da sempre primo contributore. Senza entrare nel merito delle valutazioni qualitative sui ruoli strategici e le attività industriali sin qui ottenuti dal nostro paese in cambio di un così ingente impegno, il futuro governo sarà chiamato entro poche settimane a confermare, modificare o rimodulare tale posizione.

L’importanza di quanto sopra non deriva solo dall’impegno in termini di contribuzione finanziaria, quanto dalle sue conseguenze sulle strategie nazionali di settore, geopolitiche e industriali.

Poiché il calendario politico dei prossimi mesi potrebbe vedere la formazione di un nuovo governo praticamente a ridosso del vertice, qual è oggi l’organo istituzionale legittimato a negoziare ora con ESA e con gli altri governi europei gli impegni che l’Italia dovrà tenere nei prossimi anni? È presumibile che al summit siederà un ministro appena insediato, il quale avrà poco tempo a disposizione per studiare i dossier.

Un ente deputato a supplire in tale circostanza potrebbe essere l’ASI però sulla base di un mandato o delega da parte di un governo, ora dimissionario, che di fatto col decreto di aprile ne aveva mutato compiti e ruolo. Ma potrebbe supplire anche il ministero degli Affari esteri, dove opera una cellula diplomatica dedicata agli affari spaziali, anche perché lo stesso è firmatario dello statuto dell’ESA e ha sempre partecipato ai negoziati che coinvolgevano i vertici ministeriali. Un ulteriore ente che potrebbe prendere le redini della questione, forse il più appropriato, è l’Ufficio del Consigliere militare della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a cui la legge di riordino approvata nel 2018 aveva affidato il ruolo di supporto generale alle politiche spaziali e di coordinatore del comitato interministeriale per lo Spazio.

Il punto però non è solo definire l’ente istituzionale cui affidare questo delicato negoziato quanto far sì che le decisioni possano essere condivise ad ampio livello politico magari attraverso specifiche consultazioni con organismi interparlamentari, come il Copasir per esempio, che rappresentano l’arco dei partiti politici.

Certo anche le Camere sono sciolte e il Parlamento e in via di ricostituzione, ma almeno si proverebbe a garantire una più ampia condivisione possibile su decisioni strategiche importanti per i prossimi anni. Naturalmente, quanto sopra è una proposta, il cui intento però è sollevare una riflessione politica.

A titolo di cronaca, va sottolineato che l’ESA sta per rinnovare due cariche apicali per la Direzione della Scienza e per quella delle Tecnologie (quest’ultima retta da un italiano negli ultimi 11 anni) e pare che prossimamente l’agenzia spaziale aprirà altre due candidature direttive in settori in cui l’Italia dispone di eccellenze industriali da preservare con vigore. È quindi probabile che i negoziati tra i governi per queste candidature si incroceranno con quelli per i finanziamenti del prossimo vertice ministeriale.

Pertanto sarà oltremodo necessario per l’Italia gestire in maniera politicamente accorta l’attuale situazione, altrimenti chiunque sarà al governo tra pochi mesi troverà un tavolo già imbandito, da altri.

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