Intervista al deputato lombardo e già segretario della Lega nella regione dopo l’ultimatum di Salvini per il governo. M5S non vota il Dl Aiuti? Meglio un governo senza di loro, noi dobbiamo restare per responsabilità. Congresso del partito? Il prima possibile, dobbiamo dare la parola alla base
“Se i Cinque Stelle non votano il dl Aiuti, si va al voto”. Mentre dal Consiglio nazionale del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte dà indicazione di uscire dall’aula sul voto di fiducia al Senato giovedì, Matteo Salvini sgancia la bomba. Se i pentastellati apriranno la crisi, spiega da Montecitorio il segretario della Lega, il Carroccio ne prenderà atto, “se una forza di maggioranza non vota un decreto di maggioranza, fine, basta”. Paolo Grimoldi, deputato leghista e già segretario della Lega in Lombardia, la pensa in maniera diversa.
Se i grillini non votano la fiducia il governo è finito?
Se i grillini uscissero dal governo, a mio parere, sarebbe tutto più facile. E noi saremmo furbi a rimanerci.
Perché?
Un voto contrario al decreto mette automaticamente fuori dal governo il Movimento Cinque Stelle. Ha fatto bene Berlusconi a chiedere una verifica di maggioranza. Noi però siamo al governo per responsabilità dettata da una situazione che non ha precedenti. Pandemia, guerra, carenza di materie prime, crisi energetica, Pnrr. Stiamo facendo la nostra parte.
Non temete il logoramento da qui alle elezioni?
Io ritengo che l’esperienza del governo Draghi sia funzionale a risolvere questi problemi macroscopici. Non possiamo staccare la spina sfruttando l’instabilità politica di un altro partito.
Salvini dice che voi non scrivete letterine come i Cinque Stelle. Ma c’è un’agenda Lega che sottoporrete a Draghi?
Certo che c’è, ovviamente per attuarla in pieno servirebbe un governo politico. Le cito i punti principali: blocco dell’immigrazione clandestina, abbassamento delle tasse, riforma della flat tax. Ma soprattutto autonomia: lasciare più poteri, risorse e responsabilità dove si produce di più.
Sull’autonomia però sembra abbiate rallentato.
No, è una battaglia che portiamo avanti. Consapevoli che non è facile trattare con un ex ministro del Sud o il Pd. Questo è un governo di emergenza nazionale e siamo qui per portare a casa risultati. Lo sa che in Svizzera nel Canton Ticino appendono manifesti per chiedere di abbassare i prezzi del carburante come ha fatto l’Italia? La Svizzera, capisce?
Grimoldi, è passato un mese dalle amministrative che hanno sancito il definitivo sorpasso di Fdi sulla Lega. È un problema che pensate di affrontare?
Sul voto amministrativo chi di dovere dovrà avviare un confronto serio, non c’è dubbio. Il calo di consenso della Lega è un dato politico: quando perdi a Verona, Alessandria, Padova, Cuneo, Piacenza non può essere un caso. Credo manchi soprattutto un progetto.
Si riferisce all’esperienza di Prima l’Italia? Avete lasciato indietro il Nord?
Guardi, io sono favorevole a Prima l’Italia. Ma sono nella Lega per difendere gli interessi della Lombardia e dei lombardi, su questo mai avuto dubbi.
Tra crisi ed emergenze il Congresso nazionale a dicembre sembra destinato a un rinvio. È un problema?
Non me ne sto occupando io. Credo che il Congresso possa essere un’occasione preziosa per rilanciare il confronto interno e il progetto politico. Prima si coinvolge la base, meglio è. Qualcun altro è chiamato a convocarlo, statuto alla mano.
I congressi provinciali devono ancora partire. Di questo passo rischia di slittare a dopo il voto.
Ripeto: il Congresso è la soluzione migliore, ma non è l’unica. Può prendere la forma di un’assemblea federale o degli Stati generali. Ma un momento di confronto non si può rimandare a lungo.