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Il tramonto del campo largo e la Lega di governo. Gli scenari di Diamanti

Il sondaggista e analista politico: “Questa operazione ha segnato secondo me la fine del campo largo come era stato immaginato da Letta. Il Pd ora potrebbe guardare al centro. Renzi e Di Maio, con voto anticipato, sarebbero danneggiati. Ma Mattarella non vuole le urne”

“Il quadro è molto complesso. E l’operazione condotta dal Movimento 5 Stelle contribuisce alla confusione”. E’ difficile prevedere come si ridisegnerà la geografia politica dopo l’abbandono della pattuglia pentastellata all’Aula in occasione del voto alla fiducia sul Dl Aiuti. Tutto dipenderà dalle decisioni che verranno assunte dal presidente Sergio Mattarella. Anche se, come osserva Giovanni Diamanti co-fondatore dell’agenzia di sondaggi You-Trend e analista politico, “il Capo dello Stato non mi pare intenzionato a sciogliere le camere. Dunque non prevedo elezioni anticipate questo autunno”.

Diamanti, se si andasse al voto anticipato, chi ci guadagnerebbe?

In questo contesto mi pare evidente che l’unico partito che potrebbe trarre beneficio da un’elezione anticipata è Fratelli d’Italia, in costante crescita nei sondaggi. Per il resto, tutti hanno da rimetterci.

Anche i 5 Stelle?

Certo, anche il Movimento 5 Stelle. Con i numeri attuali non potrebbe mai sperare di avere neanche la metà degli attuali rappresentanti di cui dispone in Parlamento. Non dico che sarebbero decimati, ma poco ci manca.

Dunque perché architettare questa mossa?

Probabilmente la strategia di Conte è volta a intercettare quella fetta di malcontento che Meloni non è in grado di raccogliere. Ma politicamente questa mossa li ha isolati o quanto meno allontanati molto dal partner del campo largo evocato da Enrico Letta.

Fine del campo largo?

Questa operazione ha segnato secondo me la fine del campo largo come era stato immaginato all’inizio dal segretario del Pd. Detto questo, ora per il Pd si aprono diversi scenari: potrebbe essere, ad esempio, l’occasione per guardare con più interesse al centro.

Anche il Pd non guadagnerebbe qualora si dovesse andare a votare?

Magari riuscirebbe a conquistare un numero superiore di scranni parlamentari, ma sarebbe comunque una sconfitta, nel senso che il Pd in questo esecutivo esprime politici che ricoprono incarichi di primissimo piano. Non è facile rinunciare a sottosegretari e ministri. Fermo restando che l’anticipo delle urne costerebbe a Renzi una sostanziale dissoluzione dell’attuale pattuglia parlamentare. Così come costerebbe caro anche al titolare della Farnesina, Luigi Di Maio.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, nelle scorse ore aveva ventilato l’ipotesi, qualora i 5 Stelle avessero fatto mancare il loro apporto all’Esecutivo, di lasciare. Lo farà?

Non lo posso escludere, anche se sarebbe una mossa sconveniente per il Carroccio e per Salvini stesso.

Eppure stando al Governo si è materializzata un’emorragia di consensi per il Carroccio. 

Sì, ma non credo che Zaia, Fedriga ma anche lo stesso Fontana potrebbero accettare di buon grado il fatto che la Lega possa staccare la spina al Governo. E nel Carroccio, i governatori contano. Molto.


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