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Cara Meloni, le urne in tempo di guerra sono un rischio troppo grande

Mentre la Russia si trasforma in un regime totalitario, a partire dalle scuole elementari, non è il caso di tornare alle urne. Giorgia Meloni, presidente dei Conservatori europei, dovrebbe sentire i colleghi e capire che durante una guerra, certe decisioni non si possono prendere con leggerezza. Il corsivo di Marco Mayer

La crisi politica italiana ha già rilevanti ripercussioni sulla politica europea e internazionale. In un simile contesto e’ singolare che Giorgia Meloni – autorevole leader dei Conservatori Europei – non senta il bisogno di scambiare qualche opinione con i suoi colleghi.
La decisione di indire elezioni anticipate è nazionale e spetta al Capo dello Stato, ci mancherebbe altro. Tuttavia, anche se sei mesi sono davvero pochi, votare ai primi di ottobre 2022 o nella primavera 2023 potrebbe non essere la stessa cosa in questa stagione tumultuosa di repentini cambiamenti e piena di minacce incombenti.
Giorgia Meloni, come peraltro tutti gli altri leader europei di destra e di sinistra,  non sa chi sia né cosa abbia combinato Sergei Nicolov, dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione della Federazione Russa
In queste settimane i programmi didattici delle scuole in Russia sono stati stravolti allo scopo di far crescere una nuova generazione di ragazzi putiniani all’insegna di un rinnovato totalitarismo che richiama i pionieri di Stalin e la gioventù hitleriana.
A questo punto il drammatico interrogativo che si pone è il seguente: dal momento che l’Ucraina è solo la punta dell’iceberg di un mutamento genetico del regime di Putin, in Europa (e in Italia) la destra, il centro e la sinistra non dovrebbero unirsi contro il pericolo comune?
Non sono più soltanto le mire imperiali di Putin a preoccupare, ma lo spettro di un ritorno al totalitarismo a Mosca (a Pechino il processo è  in atto dal 2012), totalitarismo che un grande studioso come Ralf Dahrendorf aveva dato come un rischio possibile, ma altamente improbabile.
Rileggere un testo come “Erasmiani. Gli intellettuali alla prova del totalitarismo”  che Dahrendorf ha scritto nel 2006 fa venire i brividi alla luce di quanto sta accadendo in Russia e non solo nel campo della pubblica istruzione.
L’unità nazionale è un valore che prescinde dalle formule di governo. Oltre che urlare al voto al voto nei panni di Giorgia Meloni rifletterei bene su quali sono le possibili conseguenze di elezioni anticipate nell’attuale scenario europeo e globale. In tempi normali la Meloni avrebbe ragione, e potrebbero essere la scelta migliore. In tempi come questi, forse no. Con la guerra la situazione cambia ogni giorno ed è bene non essere impulsivi.
Per esempio, la campagna elettorale favorisce l’invio di aiuti all’Ucraina, o il tema della fisiologica solidarietà ad un paese aggredito potrebbe diventare oggetto di “travagliate” dispute elettorali e disinformazione?
Mai come in questo delicatissimo momento storico gli interessi dell’Italia è dell’Europa coincidono perché è il momento di combattere tutti uniti in nome della libertà.
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