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Microchip, Italia in campo. Ecco il maxi stabilimento in Francia

L’azienda italo-francese e la controparte americana hanno annunciato un accordo per la costruzione di una nuova foundry, vicino alla cittadina di Crolles. Si tratta del secondo grande investimento in UE in seguito al passaggio dell’European Chips Act, un buon segnale per l’ecosistema industriale europeo…

Nella giornata di ieri si è concluso un importante accordo per la resilienza e la competitività dell’industria europea dei semiconduttori. STMicroelectronics, società da una capitalizzazione di borsa vicina ai 28 miliardi di euro e controllata rispettivamente al 13.75% da investitori italiani e francesi, e l’azienda americana GlobalFoundries hanno annunciato un Memorandum of Understanding per la costruzione congiunta di una nuova foundry, vicino all’esistente sito produttivo di STM nella località di Crolles, in Francia.

“Si tratta dell’investimento industriale più imponente degli ultimi decenni al di fuori del settore nucleare e un grande passo per la nostra sovranità industriale”, ha commentato il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire.

Il nuovo centro produttivo da 300mm sarà operativo dal 2026, con una capacità a pieno regime da circa 620.000 wafer al silicio all’anno e suddivisa tra le due aziende rispettivamente al 42 e al 58%. Si tratta del secondo grande investimento annunciato in Europa, dopo l’americana Intel che avvierà il suo nuovo impianto a Magdeburg, in Germania, per un investimento da circa 17 miliardi di euro.

STMicro e GlobalFoundries, inoltre, riferiscono nel comunicato stampa di volersi impegnare per supportare gli obiettivi dell’European Chips Act, ovvero aumentare lo share europeo nella fabbricazione di chip al 20% entro il 2030.

STM e GL riceveranno, sottoforma di incentivi fiscali e supporto finanziario, aiuti dallo Stato francese che, secondo un’indiscrezione raccolta dal Financial Times, si aggirerebbero intorno ai 5.7 miliardi di euro, tra i 30 stanziati dal governo nell’ambito del piano strategico “France 2030”. Sforzi necessari per poter ampliare e scalare la produzione: “Senza la partecipazione francese, questi investimenti sarebbero stati molto difficili da effettuare”, ha ammesso il Ceo di GF, Tom Caulfield, durante la conferenza stampa. Non è inoltre escluso che ulteriori finanziamenti sotto l’ombrello del Chips Act europeo siano concordati.

Per allineare le proprie attività industriali con le ambizioni della Commissione, le due società infatti hanno promesso di investire in nuova capacità produttiva ma a vantaggio della base di clienti europei e globali esistente. Il nuovo impianto, infatti, si baserà sull’impiego della tecnologia Fd-Soi, sviluppata da Stm come parte integrante del proprio business della roadmap tecnologica, in linea con le richieste degli end-user europei.

Sulla base di questa strategia, verranno fabbricati chip intorno ai 18 nanometri, una scala che attualmente è leading edge per una serie di industrie downstream come l’automotive, l’IoT e l’elettronica commerciale (mobile) la cui domanda, secondo le stime delle due aziende, risulterà in forte crescita nel prossimo decennio. STM è, tra gli altri, un fornitore di Apple: il produttore franco-italiano fornisce, per esempio, il sensore di luminosità dell’Iphone 13 e il circuito di ricarica wireless di Iphone 11 e 12.

Tuttavia, il segmento di business prevalente è quello relativo al settore automobilistico e industriale. Secondo le stime più recenti, quasi due terzi della domanda europea di semiconduttori proviene dal settore industriale (25%) e da quello automotive (37%), con quest’ultimo destinato ad aumentare la sua quota di consumo di chip in previsione di una maggiore penetrazione dei veicoli elettrici (EV) nella flotta europea, destinata a superare le 30 milioni di unità entro il 2030.

STMicroeletronics è a tutti gli effetti uno dei principali player del settore, contando solo nel 2020 il 6% del valore delle vendite globali di chip dietro a colossi come Intel, Samsung, TSMC, Micron, Qualcomm, Nvidia. Il nuovo investimento congiunto, inoltre, segnala un cambio di strategia industriale rispetto agli anni precedenti: secondo la Manufacturing Strategy del 2019 (un anno prima della pandemia e della conseguente crisi logistica e di crescita della domanda di chip) STM si aspettava che il 30% del suo output venisse realizzato da fonderie extra-europee. STM, a differenza di GF che è a tutti gli effetti una pura ‘fonderia’, realizzando chip per clienti terzi, segue un business model integrato (IDM), seppur affidando una parte del proprio output a fonderie esterne.

“Questo nuovo sito produttivo andrà a supportare il nostro obiettivo di 20 miliardi di entrate” ha dichiarato Jean-Marc Chery, Presidente e CEO di STM. “Lavorando con GF ci consentirà di andare più veloce, mitigare i rischi e rinforzare l’ecosistema FD-SOI europeo. Avremo maggiori capacità di supportare i nostri clienti europei e globali nella loro transizione digitale ed ecologica”. Inoltre, Chery ha rimarcato la centralità del sito produttivo italiano, ad Agrate, vicino a Milano, con l’obiettivo di raggiungere la piena capacità produttiva entro il 2025, puntando sulle tecnologie di chip al carburo di silicio e al nitruro di gallio che promettono di rivoluzionare il mercato dei semiconduttori per l’industria automotive, oberata dalla carenza di chip nel corso del 2021.

Avvicinare la produzione di chip ai clienti europei, tra cui figurano Stellantis e Renault, rappresenta un nuovo imperativo per una filiera più sicura e meno soggetta ai potenziali shock esogeni, come ha dimostrato la pandemia e, in misura minore per quanto riguarda l’industria dei semiconduttori, la guerra in Ucraina. E di fronte agli scenari più drammatici, come la potenziale invasione di Taiwan.


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