Intervista al co-presidente dell’European council on foreign relations (Ecfr), ex premier svedese: si apre una finestra di incertezza, al Cremlino stappano champagne. Ucraina? Draghi fondamentale, la coalizione di centrodestra dovrà superare il test atlantico
All’euforia un po’ isterica della politica italiana, catapultata in una campagna elettorale lampo sotto l’ombrellone con la crisi del governo Draghi, si contrappongono i volti cinerei che dalle cancellerie europee osservano l’ennesimo patatrac italiano. Ne è convinto Carl Bildt, ex premier svedese, co-presidente dell’European Council on Foreign Relations (Ecfr), “se cercate lo champagne, stanno stappando al Cremlino”.
Com’è la crisi italiana vista dall’Europa?
Si chiude una finestra di opportunità che, non c’è dubbio, ha aumentato il prestigio dell’Italia nel mondo. Si apre una finestra di incertezza sul futuro della politica estera e dell’economia italiana che preoccupa non poco le cancellerie europee.
Traccia un quadro grigio.
Il tempismo è pessimo. La rottura arriva in una congiuntura senza precedenti, dall’aggressione russa all’Ucraina allo spettro di una recessione europea fino alla crisi energetica. Due mesi di montagne russe non ci volevano.
È l’inizio di un domino europeo?
Su questo sarei più cauto. Altri Paesi europei hanno fatto i conti con l’instabilità politica in tempi recenti. La Francia con le elezioni parlamentari, il governo tedesco con un’estenuante trattativa fra partiti, il Regno Unito con la crisi di Johnson. Tutti però stanno reggendo l’onda d’urto.
Per l’Ucraina è un guaio?
Senz’altro, Draghi è stato un pilastro del sostegno occidentale all’Ucraina. C’è la sua firma sullo status di candidato a Paese membro dell’Ue, è stato lui a convincere Parigi e Berlino. Con la sua uscita di scena si apre un interrogativo sull’invio di armi da parte dell’Italia ma soprattutto sull’aiuto finanziario a Kiev. La guerra è un affare che costa molto, l’economia ucraina è in seria sofferenza e ha bisogno di una mano esterna.
C’è l’ombra di Putin sul caos italiano?
Non sappiamo se c’è stata la mano di Putin. Sappiamo però che l’instabilità politica e l’incertezza che ora aleggiano su Roma fanno di Putin un vincitore di questa partita. Non sarei sorpreso se sentissi volare tappi di champagne al Cremlino.
Salvini, Berlusconi, Conte. I picconatori di Draghi sono tutti amici dello zar.
Il sospetto è lecito. Salvini in particolare non ha mai fatto mistero del suo legame con la Russia. In Europa ricordano bene i suoi selfie sulla Piazza Rossa con la maglietta di Putin. E quelle foto, ne sono certo, riprenderanno a girare in questi giorni.
I sondaggi parlano chiaro: alle elezioni il centrodestra guidato da Giorgia Meloni può vincere. In Europa come prenderebbero una sua vittoria?
Per giudicare, aspettiamo di leggere un programma sulla sicurezza nazionale e la politica estera. È noto che Meloni ha sostenuto senza esitazioni l’Ucraina di fronte all’attacco russo. Ma è nota anche la sua vicinanza politica a Donald Trump. Una cosa è certa: se fate un giro tra le capitali europee, non vedrete volti distesi.
(Foto: Joakim Berndes)