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Parità di genere e innovazione. Il punto, a Bracciano, con le donne del Women20

La parità di genere costituisce un’opportunità e una necessità. Ecco chi c’era e cosa si è detto durante la VI edizione del festival “Jazz’Inn”, “La ricerca della sostenibilità”, promosso dalla Fondazione Ampioraggio e quest’anno dedicato alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Parità di genere. A che punto siamo e quali prospettive?

Innovatori, Pubblica amministrazione, centri di ricerca, Pmi e start up, a confronto, a Bracciano (Roma), nella VI edizione del festival “Jazz’Inn”, “La ricerca della sostenibilità”, promosso dalla Fondazione “Ampioraggio” e quest’anno dedicato alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Un interessante panel organizzato da Elvira Marasco, (in foto) presidente dell’associazione W20, ha raccolto dati, analisi, punti di vista e orizzonti per un’effettiva parità di genere anche in vista del summit del gruppo Women20 in programma a metà luglio, in Indonesia.

Gli economisti convergono sulla necessità di un’autentica valorizzazione delle donne in ruoli di responsabilità nel contesto economico e produttivo. La presenza femminile in posizioni strategiche aumenterebbe l’economia globale del 35% e il Pil crescerebbe di 7 punti con tasso di occupazione femminile al 60%.

La mancata partecipazione al lavoro delle donne è un punto debole della nostra economia. Con un indice di 63,8 su 100, l’Italia è al 14° posto su 27 Paesi Ue. Il tasso di attività delle donne, pari al 55% rispetto ad una media europea del 68%, è inferiore di 18 punti percentuali rispetto a quello degli uomini, come emerge dall’ultima relazione della Banca d’Italia.

La parità di genere costituisce, dunque, un’opportunità e una necessità.

Il Pnrr prevede misure specifiche e risorse ma i primi risultati si registreranno solo nel medio-lungo termine. Sono richieste misure urgenti per incrementare il potenziale di crescita legato all’inserimento delle donne nel mercato del lavoro.

Tante le leggi, le riforme, gli interventi della Corte Costituzionale e le iniziative delle associazioni femminili per colmare questo gap.

Ma è un cammino sempre incompiuto, verso la parità. Una lotta senza colore politico. È la strada dei diritti umani. Per riconoscere il valore della diversità. Contro discriminazioni, violenze fisiche, psichiche nei confronti delle donne, rappresentate spesso da una narrazione fuorviante.

“L’intero investimento del Pnrr è fortemente indirizzato sull’aumento dell’occupazione femminile, come l’introduzione della certificazione per la parità di genere per le imprese che permetterà di avere sgravi fiscali, grazie al finanziamento di almeno 50 milioni di euro strutturali all’anno”, ha spiegato la ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, aprendo il dibattito di Bracciano.

“La grande riforma che poi il Paese sta portando avanti – ha proseguito Bonetti – è la family act, che sostiene le famiglie da un punto di vista economico, servizi e infrastrutture sociali, e si fonda sulla necessità di raggiungere, attraverso le politiche familiari, una reale parità di genere anche in famiglia, per impedire che le donne continuino a dover scegliere tra lavoro e maternità”.

Mentre Linda Laura Sabbadini, direttrice Istat e Chair Women20 in occasione della presidenza italiana del G20, ha ribadito che “siamo troppo lenti nei cambiamenti. Siamo troppo indietro nello sviluppo dell’empowerment delle donne. E ciò avviene perché ancora non è dominante una politica che ponga quale priorità l’uguaglianza di genere”. Insomma, “molte parole, pochi fatti”, ha commentato. “Bisogna dare una svolta radicale. Ma solo le donne potranno imporla”.

“Non c’è innovazione e sviluppo senza parità di genere – ha detto Elvira Marasco, presidente dell’Associazione W20 – ma soprattutto non c’è progresso. Purtroppo, in alcune parti del mondo si stanno facendo clamorosi passi indietro su queste tematiche, come se si volesse esercitare un controllo sui ceti più deboli del mondo femminile. Non possiamo continuare così”.

E, guardando al settore pubblico, la segretaria generale della Flepar, Tiziana Cignanelli, ha affermato: “Sulle parole siamo d’accordo, ma poi in molte pubbliche amministrazioni le donne in posizioni apicali sono una sparuta minoranza. In cinque ministeri non c’è nessuna donna negli incarichi di vertice. Il Governo dia attuazione alla proposta dell’ultima direttiva europea: almeno il 33% di quote rosa nelle posizioni operative di vertice”.

Quali le leve del cambiamento, in un bilancio e uno scenario complessivamente un po’ amari?

Intervenuta con una mia testimonianza alla tavola rotonda, ho invitato anche a riflettere sui valori delle donne quale volano di cambiamento, in un mondo che mette in discussione non solo sistemi economici, politici e culturali ma anche relazioni interpersonali, familiari e affettive.

Per un’inversione di rotta da parte di uomini e donne e per un diverso modo di esistere.

Le donne protagoniste in ambito familiare, sociale e professionale, sono, infatti, prezioso veicolo per qualsiasi messaggio innovativo. Ad iniziare dalla formazione dei figli, sin dall’infanzia. E possono farsi carico del cambiamento attraverso le caratteristiche proprie della femminilità. Per un percorso trasformativo alimentato da competenza e determinazione, ascolto e pazienza, empatia e cura. Fattori ormai riconosciuti vincenti anche nel mondo del lavoro.
Lo sguardo femminile sa tenere insieme capacità, sensibilità e concretezza. Per investire, interconnettere, innovare. È la forza rigenerativa tipica delle donne. Di quelle donne mosse da passione che raggiungono traguardi anche impossibili da immaginare.

Il domani di speranza richiede, oggi più che mai, apertura, flessibilità e empatia. Ma anche un linguaggio comune del sentire. E’ un cambiamento di affidabilità, condivisione, certezze, solidarietà. E nessuno può essere escluso.


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