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Adesso il Pd deve rilanciarsi. I consigli di Fedeli dopo la crisi

L’ex ministra dell’Istruzione ed esponente del Partito democratico: “Draghi via? Una perdita gravissima per l’Italia. Non sfuggo al macro tema del campo largo: i dem ora devono ripartire”

Il M5s ha commesso un grave errore politico già dieci giorni fa, a cui se ne somma un altro di Forza Italia e Lega: Draghi via è una perdita gravissima per l’Italia, ma i dem ora devono ripartire con una posizione larga e plurale.

Così, pochi minuti dopo il voto del Senato, l’ex ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, che ragiona con Fomiche.net delle cause e degli effetti di questa crisi.

Perché è caduto il governo?

Solo noi del Partito Democratico, con Leu e il gruppo delle autonomie abbiamo votato la fiducia, consapevoli che era una scelta in sintonia con i bisogni oltre che con le richieste del Paese. Ritenevamo che vi fosse la necessità di far proseguire il governo nel contesto nazionale, europeo e internazionale, quindi con tutti gli elementi che erano stati descritti molto bene nella prima parte del discorso di Draghi.

Chi resta col cerino in mano?

È evidente che chi si è sottratto a questa responsabilità politica adesso inevitabilmente ne deve rispondere e quindi ne devono rispondere alle questioni economiche, alle imprese, al mondo del lavoro e a chi è in cerca di lavoro: mi riferisco al Movimento Cinque Stelle, alla Lega e a Forza Italia. È avvenuto anche un fatto politico rilevante, perché il M5S ha commesso un errore grave e politico già dieci giorni fa. Ma a quell’errore si è sommato anche l’errore degli esponenti del centrodestra di governo, i quali, anche nei loro interventi, hanno continuato a dire che c’era bisogno di Draghi e che volevano Draghi.

Ma poi?

Hanno messo le loro condizioni per continuare: nei fatti anche loro si sono assunti una responsabilità molto grave.

Quale il momento in cui il centrodestra ha cambiato rotta?

Io penso che le cose si sapevano ed erano già abbastanza chiare nel momento in cui, prima di arrivare al discorso di Draghi, tutti si erano iscritti a parlare ma poi si sono cancellati. Penso che nel frattempo ciascuno abbia fatto le proprie riunioni e valutazioni. Il loro orientamento è stato quello: loro volevano il Draghi bis, cioè il governo Draghi del 14 di luglio ma senza il Movimento Cinque Stelle che non c’era nei patti. Non poteva esserci nei fatti, perché non era questo il discorso che aveva fatto Draghi e quindi loro si sono costruiti una condizione politica: in realtà, alla fine, per non votare la fiducia a Draghi. Ma la scelta politica fatta è contro il Paese e non solo contro Draghi.

Come prosegue l’idea del campo largo a questo punto?

Questo è un punto politico molto serio a cui non voglio sfuggire: è un punto politico rilevante, perché con il voto del Senato finisce il governo Draghi, su cui il Partito Democratico e il segretario Enrico Letta hanno spinto da un punto di vista di merito, di proposta e di collocazione politica. La prima presa di posizione di Letta è stata nell’ordine di dire: al voto e ciascuno si prenda le sue responsabilità.

A chi si rivolgeva?

A chi non ha votato la fiducia. Per cui noi dobbiamo presentarci dinanzi agli elettori esattamente con le nostre proposte, con la nostra qualità e, secondo me, anche con la nostra capacità di rilanciare la posizione larga plurale del Partito Democratico. Draghi via è una perdita gravissima per l’Italia, ma i dem ora devono ripartire.

@FDepalo

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