Di Maio “autorizza” la sospensione delle forniture militari a Kiev. Conte stacca la spina a Draghi “per la guerra in Ucraina”. Passeggiata nella surreale rassegna stampa russa con vista sul caos intorno a Palazzo Chigi
Altro che inceneritori, superbonus e salario minimo. È la guerra in Ucraina ad affondare il governo Draghi. Di questo si convince chi in questi giorni si sta informando sulla crisi politica italiana sfogliando la stampa governativa russa. Che sul caos a Roma ha puntato i riflettori e segue al minuto le piroette del Movimento Cinque Stelle tra strappi consumati e ricuciture sospirate. I ruoli in campo sono più o meno i seguenti: Giuseppe Conte nella veste di paladino della causa russa si scaglia contro il muro atlantista del governo Draghi e consuma una crisi sulle forniture di armi a Kiev.
Kommersant, ad esempio, racconta che è “il dibattito sulle armi per l’Ucraina” ad aver “diviso il più grande partito del Paese”. Non c’è da biasimare la stampa russa se non si addentra nel labirinto di ultimatum, rivendicazioni e minacce scagliate a ore alterne dal Movimento Cinque Stelle su Palazzo Chigi, con una faida interna tra barricaderos, attendisti e governisti che rischia di sfociare in un redde rationem mercoledì in aula, quando Draghi vorrà parlamentarizzare la crisi.
Ma il disinteresse dei quotidiani all’ombra del Cremlino per le beghe interne non è disinteressato. La guerra russa in Ucraina – pardon, “l’operazione speciale” – è l’unica cornice entro cui leggere la crisi italiana. Grande scalpore, per dire, stanno facendo le dichiarazioni del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il titolare della Farnesina, fresco di scissione dal Movimento, è convinto che Conte abbia “servito la testa di Draghi su un piatto d’argento a Putin”. E che la crisi a Roma “potrebbe privare l’Ucraina delle armi”.
Ecco partire dunque il solito gioco del telefono sui rotocalchi russi. La Tass, prima agenzia del Paese, dà l’annuncio in pompa magna: “Il ministro degli Esteri italiano ammette di aver interrotto le forniture di armi all’Ucraina”. Poi ricama su una recente intervista del ministro a Politico.eu: “A suo avviso, questo potrebbe portare alla paralisi, privando l’Italia del diritto di continuare ad armare l’Ucraina, ad aiutare le famiglie con l’aumento dei prezzi e delle tariffe, o a firmare nuovi accordi sul gas per costituire riserve in caso di taglio delle forniture dalla Russia”. Si accoda Izvestia, che dà un crisma di ufficialità: “Luigi Di Maio ha autorizzato la sospensione delle forniture di armi all’Ucraina in seguito alla crisi politica”.
Insomma, il terremoto internazionale è dato per certo. Quando Draghi lascerà Palazzo Chigi – questo il messaggio – Volodymyr Zelensky perderà uno dei più fidati alleati in Europa. Non è la prima volta che la stampa governativa russa rilancia le turbolenze politiche italiane per dar manforte alla propaganda sulla guerra. Un mese fa, ad esempio, è stata questa la lettura data della scissione di Di Maio e della nascita del nuovo gruppo Insieme per il Futuro (Ipf). Una frattura atlantista, tutta giocata sul crinale ucraino, con buona pace delle tensioni e delle rese dei conti interne che pure hanno avuto un ruolo non secondario nello strappo.
Vedomosti, tra i giornali più diffusi, riassume la crisi italiana così: l’avvocato di Volturara Appula “ha annunciato l’intenzione di lasciare la coalizione parlamentare a causa della decisione di Draghi di fornire armi all’Ucraina”. L’analisi prosegue spiegando come “sotto la guida di Draghi” l’Italia “si è allontanata dalla stretta collaborazione con Mosca”. Elena Maslova, ricercatrice dell’università di Mosca Mgimo, si lancia in un racconto della Bastiglia di Conte. Rivendicazioni legittime, le sue, perché in fondo “vuole che il suo partito sia tenuto in considerazione, anche per quanto riguarda le forniture di armi a Kiev”.
Ma c’è anche chi allontana lo sguardo da Piazza Colonna. Lo fa Gazeta.ru, che oggi dedica un lungo articolo alla “manifestazione” di Bergamo “contro la politica delle autorità italiane sul conflitto in Ucraina e a sostegno della Russia”, con tanto di resoconto delle presunte “provocazioni da parte degli ucraini durante la manifestazione”. Tra un reportage e l’altro, ecco riaffiorare la crisi italiana. Scoppiata, va da sé, “sulla questione delle forniture di armi all’Ucraina”.