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Una riforma elettorale in senso proporzionale per una nuova classe dirigente

Gli elettori potranno scegliere in tal modo i parlamentari, il partito e il governo e sarà anche possibile selezionare una nuova classe dirigente e migliorare la nostra democrazia. Questo almeno è l’auspicio

Passati trent’anni, si ritorna a parlare di riforma elettorale in senso proporzionale. Si spera in modo concreto e non virtuale.

I fatti politici di queste ultime settimane stanno certificando la polverizzazione del sistema dei partiti, epilogo della oscura e tragica rivoluzione politico-giudiziaria degli anni 1992/94, ovvero la fine della Prima repubblica.

Un processo lento, ma inesorabile che oggi vede al governo per lo più tecnici, sostenuto, tranne da FDI, da tutti i partiti della piazza politica, e guidato dal “San Sebastiano” Mario Draghi, al quale gli italiani devono solo tanta gratitudine.

È davvero assurdo che in un Paese politicamente strutturato si debba ricorrere a soluzioni estreme per avere un governo. Infatti, Draghi si trova a Palazzo Chigi per inettitudine, viltà, codardia dei partiti che ora sono nel governo e nella maggioranza, ma solo per beccarsi quotidianamente.

Sistemati i loro problemi economici, molti parlamentari fanno la voce grossa contro il capo dell’esecutivo, con la pretesa di strappargli risposte risolutive alle loro esigenze elettorali. Era noto che la navigazione sarebbe stata perigliosa, con tanti insormontabili ostacoli, non a caso si optò per il governo di tutti, proprio perché non ci fu il coraggio necessario di alcuni partiti di assumersi le responsabilità di governo. Si manifestò inizialmente ritrosia, ma poi tutti accettarono la formula presidenziale, perché l’alternativa sarebbe stata solo quella delle urne. Ci volle la determinazione, la lucidità e l’acume del presidente Mattarella per convincere i partiti a formare un esecutivo di larghe intese.

Ai problemi della pandemia e del Pnrr, da febbraio si è aggiunto anche quello della guerra Russia-Ucraina, rendendo ancor più pesante lo stato delle cose, confermando l’idea che le forze politiche sono prive di personalità per reggere la complessa situazione. Risultato? Il teatrino abbonda, le sceneggiate si sprecano. Si cerca solo di ottenere vantaggi per se stessi dal governo, pur di non perdere voti in previsione della campagna elettorale nel 2023. Altro che politica come arte nobile e libera. Questa è la politica dei senza pensiero, degli incapaci, degli arruffapopoli che pur di rimanere attaccati ai loro scranni si barcamenano, si cimentano in infinite capriole, agevolati da un sistema farlocco di reclutamento dei parlamentari.

Se non si dà al cittadino elettore la possibilità di scegliere i propri rappresentanti si avrà sempre una classe politica non gradita, non all’altezza. Salvini sostiene che agli italiani non interessa niente di legge elettorale, infatti, alle ultime amministrative il 50% non è andato a votare. Si metta mano subito ad una riforma del voto di tipo proporzionale con preferenze, cambierà di certo la vita politica. Gli elettori potranno scegliere in tal modo i parlamentari, il partito e il governo, non solo, ma sarà anche possibile selezionare una nuova classe dirigente e migliorare la nostra democrazia. Questo almeno è l’auspicio. Si avverte però in lontananza già il vociare di sirene impaurite che vorrebbero andare a votare subito. Temono forse che in un anno si possa approvare una legge elettorale che le tagli fuori?

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