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Putin come Hitler. Nessuno gli ha creduto ma… La lettura di Cazzola

“C’è ancora qualcuno che in nome della ‘pace’ intende negare la armi a chi se la sta vedendo da mesi con simili criminali?”, si è chiesto Galli della Loggia. Infatti, basta proseguire nella lettura delle teorie putiniane. In particolare per quanto riguarda l’aggressione all’Ucraina

Nei giorni scorsi ha suscitato uno sbigottito interesse l’editoriale (“La storia falsa”) sul Corriere della Sera nel quale Ernesto Galli della Loggia ha commentato un breve saggio di un eminente storico slavista francese, Nicolas Werth (“Putin historien en chef”) dove sono raccolti i testi di scritti e discorsi di Vladimir Putin. Dalla lettura delle espressioni del pensiero dello zar del Cremlino, l’editorialista del quotidiano milanese sostiene che Putin è come Adolf Hitler, il quale, nel “Mein Kampf” (1925), aveva indicato quali erano i suoi progetti per prendere il potere in Germania e dominare il mondo. Nessuno gli volle credere, come nessuno si è preso il disturbo di preoccuparsi per quanto Putin andava dicendo senza nascondere nulla dei suoi proposti imperialisti e del suo disprezzo per coloro che erano ritenuti suoi avversari oppure oppositori dei suoi disegni. In breve, Putin esegue ciò che ha affermato. A suo modo è un uomo di parola.

Galli della Loggia si sofferma all’abuso della narrazione storica con cui Putin ha ricostruito una identità nazionale, sulla base della quale si giustifica il diritto naturale alla riconquista di quanto è appartenuto alla Grande Madre Russia, arrivando a criticare il gruppo dirigente bolscevico per le concessioni di autonomia alle diverse nazionalità, tra cui quella Ucraina. L’editorialista conclude il suo “fondo” con una frase che mette i giannizzeri italiani di Putin a misurarsi con la propria coscienza: “C’è ancora qualcuno – scrive – che in nome della ‘pace’ intende negare la armi a chi se la sta vedendo da mesi con simili criminali?”.

Infatti, basta proseguire nella lettura delle teorie putiniane. In particolare per quanto riguarda l’aggressione all’Ucraina.

“Già nell’aprile dello scorso anno abbiamo scritto dell’inevitabilità della denazificazione dell’Ucraina. Non abbiamo bisogno di un’Ucraina nazista, banderista, nemica della Russia e strumento dell’Occidente per distruggere la Russia. Oggi la questione della denazificazione è passata al piano pratico. La denazificazione è necessaria quando una parte significativa del popolo – molto probabilmente la maggioranza – viene dominata e trascinata dal regime nazista nella sua politica. Cioè quando l’ipotesi ‘il popolo è buono, il governo è cattivo’ non funziona. Il riconoscimento di questo fatto è alla base della politica di denazificazione e di tutte le sue attività, e il fatto stesso ne costituisce l’oggetto”.

Dopo questa premessa da cui si ricava che gli ucraini devono pagare come singoli individui perché hanno votato quel governo, Putin pronuncia la requisitoria per la condanna di un intero popolo. ‘“L’Ucraina si trova proprio in questa situazione. Il fatto che gli elettori ucraini abbiano votato per la ‘pace di Poroshenko’ e la ‘pace di Zelensky’ non deve trarre in inganno: gli ucraini erano abbastanza soddisfatti della via più breve per la pace attraverso la guerra lampo, a cui gli ultimi due presidenti ucraini hanno trasparentemente accennato quando sono stati eletti. Fu proprio questo metodo di “pacificazione” degli antifascisti interni – attraverso il terrore totale – a essere utilizzato a Odessa, Kharkov, Dnepropetrovsk, Mariupol e altre città russe. E si adattava abbastanza bene al cittadino medio ucraino”.

Poi Putin passa a spiegare in che cosa consiste la denazificazione: “è un insieme di misure nei confronti della massa nazificata della popolazione, che tecnicamente non può essere punita direttamente come criminale di guerra. I nazisti che hanno preso le armi devono essere distrutti il più possibile sul campo di battaglia (…) I criminali di guerra e i nazisti attivi devono essere puniti in modo sommario ed esemplare. È necessario procedere a una liquidazione totale. Tutte le organizzazioni che si sono legate alla pratica del nazismo devono essere eliminate e messe al bando”. Poi ecco la teorizzazione del genocidio a repressione di una sorta di peccato originale. “Tuttavia, oltre ai vertici, è colpevole anche una parte significativa della massa di persone che sono nazisti passivi, collaboratori del nazismo. Hanno sostenuto e assecondato il governo nazista. Una giusta punizione per questa parte della popolazione è possibile solo se si sopporta l’inevitabile peso di una guerra giusta contro il sistema nazista, condotta nel modo più delicato e discreto possibile contro i civili. L’ulteriore denazificazione di questa massa di popolazione consiste nella rieducazione, che si ottiene attraverso la repressione ideologica (soppressione) degli atteggiamenti nazisti e una dura censura: non solo nella sfera politica, ma necessariamente anche in quella della cultura e dell’istruzione. È attraverso la cultura e l’istruzione che è stata preparata e portata avanti la profonda nazificazione di massa della popolazione, consolidata dalla promessa di dividendi derivanti dalla vittoria del regime nazista sulla Russia, dalla propaganda nazista, dalla violenza e dal terrore interni e dalla guerra di otto anni con il popolo ribelle del Donbass ribelle al nazismo”.

Che Putin sia andato a scuola da Pol Pot?

Continuiamo a leggere sempre più allibiti: “La denazificazione può essere effettuata solo dal vincitore, il che presuppone (1) il suo controllo incondizionato sul processo di denazificazione e (2) il potere di garantire tale controllo. In questo senso, il Paese denazificato non può essere sovrano. Lo Stato denazificatore – la Russia – non può procedere con un approccio liberale alla denazificazione. L’ideologia del denazificatore non può essere contestata dal colpevole sottoposto a denazificazione. Il riconoscimento da parte della Russia della necessità di denazificare l’Ucraina significa riconoscere che lo scenario della Crimea è impossibile per l’Ucraina nel suo complesso. Tuttavia, questo scenario era impossibile anche nel 2014 nel Donbass ribelle. Solo otto anni di resistenza alla violenza e al terrore nazista portarono alla coesione interna e a un consapevole e inequivocabile rifiuto di massa di conservare qualsiasi unità e legame con un’Ucraina che si definiva come società nazista”.

E quanto tempo occorrerà per la denazificazione? Non certo quello di un’operazione militare speciale. “Il periodo di tempo per la denazificazione non può in alcun modo essere inferiore a una generazione che deve nascere, crescere e maturare nelle condizioni della denazificazione. La nazificazione dell’Ucraina dura da oltre 30 anni – a partire almeno dal 1989, quando il nazionalismo ucraino ha ottenuto forme legali e legittime di espressione politica e ha condotto il movimento per l’’indipendenza’ verso il nazismo. La peculiarità dell’Ucraina nazificata di oggi è la sua natura amorfa e ambivalente, che permette di mascherare il nazismo con aspirazioni di ‘indipendenza’ e un percorso di ‘sviluppo’ ‘europeo’ (occidentale, filoamericano) (in realtà, di degrado) e di affermare che ‘non c’è nazismo in Ucraina, ma solo sporadici eccessi privati’.

Come si è camuffato sotto una patina democratico il nazismo ucraino? ‘“Non c’è un partito nazista principale, né un Führer, né leggi razziali a tutti gli effetti (solo una versione ridotta sotto forma di repressione della lingua russa). Di conseguenza, non c’è opposizione né resistenza al regime. Tuttavia – prosegue lo zar – tutto ciò non fa del nazismo ucraino una ‘versione leggera’ del nazismo tedesco della prima metà del XX secolo. Al contrario – poiché il nazismo ucraino è libero da tali quadri e restrizioni di ‘genere’ (essenzialmente politico-tecnologico), esso si dispiega liberamente come base fondamentale di tutto il nazismo – come razzismo europeo e, nella sua forma più sviluppata, americano. (…) L’Occidente collettivo stesso è l’ideatore, la fonte e lo sponsor del nazismo ucraino, mentre i quadri banderisti occidentali e la loro ‘memoria storica’ sono solo uno degli strumenti della nazificazione dell’Ucraina. L’ucraino rappresenta (udite, udite!, ndr) per la pace e la Russia una minaccia non minore, ma maggiore del nazismo tedesco di Hitler”.

Quale sarà il destino di questa nazione tanto pericolosa? “Evidentemente, il nome ‘Ucraina’ non può essere mantenuto come titolo di una formazione statale completamente denazificata sul territorio liberato dal regime nazista. (…) Il riscatto dal senso di colpa nei confronti della Russia per averla trattata come un nemico può realizzarsi solo affidandosi alla Russia nei processi di ricostruzione, rigenerazione e sviluppo. Non dovrebbe essere consentito alcun ‘Piano Marshall’ per questi territori. Non può esistere una ‘neutralità’ in senso ideologico e pratico compatibile con la denazificazione. I quadri e le organizzazioni che sono strumenti di denazificazione nelle nuove repubbliche denazificate non possono che contare sul potere diretto e sul sostegno organizzativo della Russia”.

Ecco infine il de profundis. “A differenza, ad esempio, della Georgia e dei Paesi baltici, l’Ucraina, come la storia ha dimostrato, è impossibile come Stato nazionale e i tentativi di ‘costruire’ un tale Stato portano inevitabilmente al nazismo. L’ucrainismo è una costruzione artificiale antirussa priva di contenuti civili propri, un elemento subordinato di una civiltà straniera ed estranea. (…) La denazificazione come obiettivo dell’operazione militare speciale è intesa come una vittoria militare sul regime di Kiev, la liberazione dei territori dai sostenitori armati della nazificazione, l’eliminlzione dei nazisti intransigenti, la cattura dei criminali di guerra e la creazione delle condizioni sistemiche per una successiva denazificazione in tempo di pace”.

Viene poi descritto il futuro geopolitico dell’Ucraina. “Naturalmente, ci vorrà un po’ di tempo (come è buono lei!, ndr) prima che la gente si riprenda dallo shock dell’azione militare e si convinca delle intenzioni a lungo termine della Russia – cioè che ‘non sarà abbandonata’. È impossibile prevedere in anticipo in quali territori questa massa di popolazione costituirà la maggioranza necessaria. È improbabile che la ‘provincia cattolica’ (Ucraina occidentale, che comprende cinque regioni) faccia parte dei territori filorussi. La linea di esclusione, tuttavia, sarà individuata dall’esperienza. Un’Ucraina ostile alla Russia, ma forzatamente neutrale e smilitarizzata, con un nazismo formalmente bandito, rimarrà dietro di essa. Gli odiatori della Russia andranno lì. Una garanzia che questa Ucraina residua rimarrà neutrale dovrebbe essere la minaccia di una continuazione immediata dell’operazione militare se i requisiti elencati non saranno soddisfatti. Ciò richiederebbe probabilmente una presenza militare russa permanente sul suo territorio. Dalla linea di alienazione e fino al confine russo sarebbe il territorio di potenziale integrazione nella civiltà russa, antifascista nel suo intimo”.

Ci fermiamo qui, perché crediamo di aver reso l’idea. E soprattutto ad aiutarci a capire perché gli ucraini sono così decisi a resistere all’aggressione nonostante la tragedia che quel popolo vive dall’inizio delle ostilità. Ci sembra tuttavia utile segnalare quali sono le intenzioni di Putin e quale sia il destino di quel valoroso popolo, se sarà sconfitto.

“L’operazione di denazificazione dell’Ucraina, iniziata con una fase militare, seguirà in tempo di pace la stessa logica di fasi di un’operazione militare. In ognuna di esse si dovranno realizzare cambiamenti irreversibili, che saranno i risultati della fase corrispondente. Le fasi iniziali necessarie alla denazificazione possono essere definite come segue:

  • l’eliminazione delle formazioni armate naziste (intendendo con questo termine tutte le formazioni armate dell’Ucraina, compresa l’AFU), nonché delle infrastrutture militari, informative ed educative che ne garantiscono l’attività;
  • la formazione di un autogoverno popolare e di una polizia (difesa e ordine pubblico) nei territori liberati, che protegga la popolazione dal terrore dei gruppi nazisti clandestini;
  • installazione dello spazio informativo russo;
  • rimozione del materiale didattico e divieto di programmi educativi a tutti i livelli che contengano atteggiamenti ideologici nazisti;
  • indagini approfondite sulle responsabilità personali per crimini di guerra, crimini contro l’umanità, diffusione dell’ideologia nazista e sostegno al regime nazista;
  • l’elenco e la divulgazione dei nomi dei collaboratori del regime nazista e del loro lavoro forzato per la ricostruzione delle infrastrutture distrutte come punizione per le loro attività naziste (tra coloro che non saranno soggetti alla pena di morte o al carcere);
  • adozione a livello locale, sotto la supervisione russa, di norme primarie di denazificazione “dal basso”, vietando ogni tipo e forma di reviviscenza dell’ideologia nazista;
  • istituire memoriali, cartelli commemorativi, monumenti alle vittime del nazismo ucraino e commemorare gli eroi della lotta contro di esso;
  • l’inclusione di una serie di norme antifasciste e di denazificazione nelle costituzioni delle nuove Repubbliche popolari;
  • creazione di organismi di denazificazione permanenti per un periodo di 25 anni”.

Poi viene indicata una nuova mission anche per la Russia e i suoi kapò. “Per attuare il piano di denazificazione dell’Ucraina, la Russia stessa dovrà finalmente rinunciare alle sue illusioni europeiste e filo-occidentali, per realizzarsi come ultima istanza di protezione e conservazione di quei valori dell’Europa storica (Vecchio Mondo), che la meritano e che l’Occidente ha infine abbandonato, avendo perso nella lotta per se stesso. (…) Nell’ambito di questo processo, la Russia ha un elevato potenziale di partnership e alleanze con Paesi che l’Occidente ha oppresso per secoli e non ha intenzione di rimettere il suo giogo. Senza il sacrificio e la lotta russa, questi Paesi non sarebbero stati liberati. La denazificazione dell’Ucraina è allo stesso tempo la sua decolonizzazione, un fatto che deve essere compreso dalla popolazione ucraina che inizia a liberarsi dai fantasmi, dalle tentazioni e dalle dipendenze della cosiddetta scelta europea”.

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