Intervista al professore della Cattolica: non si può escludere una regia russa dietro la crisi del governo Draghi, scatenata dagli aedi italiani di Putin, che infatti brinda al Cremlino. Occhio alle interferenze e ai finanziamenti, meglio una campagna lampo. Meloni? Atlantista lei, i suoi elettori un po’ meno
Parafrasando Ligabue, il peggio deve ancora venire. Ne è convinto Vittorio Emanuele Parsi, professore di Relazioni internazionali dell’Università Cattolica, che guarda corrucciato al buio oltre la crisi di governo. Saltato Mario Draghi, spiega a Formiche.net, si apre una campagna elettorale che vedrà in campo un altro partito. Trasversale, agguerrito, russo.
Parsi, questa crisi viene da fuori?
Ci sono cause esterne che hanno concorso a terremotare Draghi. Ben visibili durante il presunto dibattito sul sostegno all’Ucraina.
A chi si riferisce?
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un intervento indiretto della Russia nei processi democratici in America, Inghilterra, Francia. Ci sono buone ragioni per pensare che l’Italia sia nel mirino.
Il partito russo ha fatto la sua parte?
Sono ipotesi, difficile da dimostrare. È noto però che Salvini, Berlusconi e Conte hanno rapporti ottimi e non del tutto trasparenti con Putin.
Lo zar sta brindando?
Non c’è dubbio. Draghi è stato un asset fondamentale nella fermezza europea contro la Russia, anche a lui si deve l’architettura delle sanzioni che hanno colpito il Cremlino. Con il domino tra Londra, Parigi e Roma, a Mosca festeggiano.
La campagna elettorale è partita. Ci saranno tentativi di interferenze?
Bisogna fare estrema attenzione ai flussi di finanziamento. È bene verificare da dove arrivano i soldi e per chi. Sarà una campagna elettorale breve – Mattarella la ridurrà al minimo per salvare la tabella di marcia europea – ed è meglio così. Più va per le lunghe, più si presta a maneggiamenti esterni.
Prima il contraccolpo Macron, poi Johnson, ora Draghi, infine le mid-term che promettono tempesta per Joe Biden. Sono mesi decisivi per l’Ucraina?
Senz’altro. L’attrito materiale e umano si fa sentire. Il 40% delle truppe professionali o è caduto o non è in grado di combattere. E sappiamo che tra gli aiuti militari promessi dall’Ue e quelli effettivamente consegnati c’è un burrone.
Il caos italiano mette Volodymyr Zelensky nei guai?
Apre una finestra pericolosa. Se la Russia vince la guerra in questo frangente, con i principali leader europei sulla via del tramonto, l’Ue rischia di saltare. Grazie a Salvini, Berlusconi e Conte abbiamo fatto un passo verso il baratro.
I sondaggi danno il centrodestra in testa. Draghi ha fatto dell’atlantismo un vincolo quasi costituzionale. Deve restare tale?
Dovranno dimostrarlo i vincitori delle elezioni. Nella coalizione di centrodestra Fdi è l’unico partito ormai apertamente atlantista e schierato senza ambiguità con l’Ucraina. Ma un sondaggio di Aspen dimostra che l’elettorato meloniano strizza l’occhio al Cremlino. Vedremo se sapranno risolvere questa contraddizione.