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Raduno della Resistenza Iraniana annullato. Perché è ora di reagire

Il popolo iraniano ha bisogno, ora più che mai, della nostra determinazione e vicinanza in quella che può definirsi l’ultima fase della lotta contro il regime dei mullah

La sfacciata impunità colpevolmente accordata dal mondo occidentale al regime iraniano, continua a produrre i suoi temibilissimi frutti mettendo in pericolo le libertà e le vite innocenti di una quantità tale di persone, difficile da definire.

In particolare, il suolo europeo non merita di continuare ad essere preda delle scorribande innescate dal regime dei mullah. La comunità internazionale – in particolare quella europea – è giunta l’ora che dichiari, con determinazione e forza, di non essere più disposta a tollerare ulteriori provocazioni da Teheran, come quella andata in scena nei giorni scorsi in Albania.

Lo scorso fine settimana si sarebbe dovuto tenere l’annuale Raduno della Resistenza Iraniana, quest’anno nel quartier generale di “Ashraf 3” dove da molti anni risiedono i superstiti, e i loro familiari, degli eccidi compiuti dal regime nei confronti degli oppositori politici, in particolare gli appartenenti al movimento “MEK/PMOI”.

A poche ore dall’arrivo delle delegazioni – da tutto il mondo – il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana si è trovato costretto a diffondere un breve ma pesante avviso ai partecipanti, in seguito a “raccomandazioni del Governo albanese per motivi di sicurezza e a causa di minacce terroristiche e cospirazioni”, con il quale gli organizzatori hanno comunicato il rinvio dell’evento.

Il pensiero corre subito al 2018, quando fu intercettato e sventato un piano di attacco esplosivo, da parte del regime, durante il Raduno in corso a Villepinte in Francia. Un vittorioso esempio di collaborazione giudiziaria tra Stati europei che portò all’arresto di un’intera cellula terroristica con a capo il “diplomatico” Assadollah Assadi.

Un successo che proprio in questi ultimi giorni sta per essere vanificato e oltraggiato dalla scellerata decisione del governo belga di stringere un accordo con il regime per uno scambio di prigionieri, grazie al quale il diplomatico-terrorista potrà tornare in patria accolto come un martire, al quale verosimilmente verrà anche concessa la grazia per tornare subito in “servizio”, come paventato su queste pagine nelle scorse settimane.

Questo ennesimo chinare il capo di fronte alla strafottenza di Teheran, mortifica e getta sconforto nell’animo di chi quotidianamente lotta contro le angherie di un regime sanguinario, che utilizza il terrorismo come strumento di politica internazionale e che sfrutta a solo proprio vantaggio gli accordi presi con il resto del mondo.

Come il caso dell’accordo sul nucleare Jcpoa, e le infinite trattative in corso per “rianimarlo” senza però ottenere nulla come contropartita dal regime che, anzi, annuncia di essere prossimo alla realizzazione dell’arma nucleare.

Il popolo iraniano ha bisogno, ora più che mai, della nostra determinazione e vicinanza in quella che può definirsi l’ultima fase della lotta contro il regime dei mullah.

Questo è il momento di interrompere qualsiasi ulteriore concessione a Teheran e porre di fronte la giustizia i responsabili di decenni di soprusi e crimini contro l’umanità.

L’Unione Europea, e l’Italia, hanno l’occasione di dimostrare al mondo che i principi cardine della nostra società rappresentano l’unica alternativa. I governi-canaglia come quello di Teheran, devono prendere coscienza che ormai hanno le ore contate.

Non sprechiamo altro tempo!

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