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Dopo 10 anni riparte il Consiglio di associazione Ue-Israele

Non c’è ancora una data per la riunione ma i diplomatici stanno lavorando per organizzarla prima delle elezioni del 1° novembre nello Stato ebraico. Una svolta frutto del lavoro del premier Lapid e legata anche agli Accordi di Abramo

Il Consiglio di associazione Unione europea-Israele tornerà a presto a riunirsi, ha detto Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Non c’è ancora una data per la prima riunione del Consiglio dopo un decennio. Ma i diplomatici stanno lavorando a un incontro prima delle elezioni del 1° novembre in Israele.

Sarebbe una di quelle notizie di cui si occupano soltanto ministeri degli Esteri e corrispondenti diplomatici, come ha osservato Lahav Harkov, firma del Jerusalem Post. Se non fosse che sarà la prima riunione da un decennio.

Il Consiglio, uno dei prodotti dell’accordo stipulato nel 2000, è infatti fermo dal 2012, quando gli Stati membri dell’Unione europea lo hanno bloccato in risposta all’operazione israeliana Margine di protezione nella Striscia di Gaza.

È il risultato di un lungo processo che ha ripreso slancio con l’insediamento della Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen e favorito anche dagli ultimi due ministri degli Esteri di Israele, Gazi Ashkenazi durante l’ultimo governo Netanyahu-Gantz e Yair Lapid, che da qualche settimana è primo ministro ad interim in vista delle elezioni del 1° novembre (le quinte in quattro anni), sull’onda degli Accordi di Abramo con cui lo Stato ebraico ha abbandonato i piani di annessione della Cisgiordania.

Come notavamo su Formiche.net, il riavvio del Consiglio di associazione è una delle priorità dell’agenda di Lapid nei rapporti con l’Unione europea, assieme alla partecipazione al programma culturale Europa Creativa (che vale 1,46 miliardi di euro) e a Orizzonte Europa (siglata a fine dicembre), e al coinvolgimento nell’Europol per collaborare sulla sicurezza. Negli ultimi mesi si è aggiunto all’agenda Ue-Israele un tema cruciale: quello dell’energia, con lo Stato ebraico che può rappresentare un importante hub di gas per il Vecchio continente.

Il governo Bennett-Lapid ha dato una spinta decisiva a una svolta avviata da Ashkenazi. Come osservava un anno fa il Jerusalem Post, Lapid “vuole rimarcare che Israele è una democrazia liberale e metterla in linea con le altre democrazie in Europa”. Si tratta, notava il quotidiano, “di un cambiamento per la politica estera” dello Stato ebraico, dopo il feeling tra l’ex primo ministro Benjamin Netanyahu e i leader delle cosiddette “democrazie illiberali” dell’Est Europa, a partire dall’ungherese Viktor Orbán.



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