La britannica OneWeb e la francese Eutelsat hanno dichiarato la propria volontà di effettuare una fusione, con l’obiettivo di creare un operatore spaziale in grado di affrontare faccia a faccia i colossi privati come SpaceX e Blue Origin. Una partita che vede coinvolti anche i governi di Londra e Parigi. E intanto l’Italia?
Un colosso spaziale per sfidare le mega-costellazioni dei big commerciali, SpaceX e Blue Origin. È l’obiettivo dell’annunciata fusione tra l’operatore francese di satelliti Eutelsat e la britannica OneWeb, la società all’avanguardia nella fornitura di Internet dallo spazio salvata dal collasso nel 2020 grazie a un investimento da un miliardo di dollari guidato dal governo britannico. Con la fusione, la nuova società sarà in grado di fornire Internet a banda larga attraverso una mega-costellazione satellitare, simile alle americane Starlink di SpaceX, che ha già duemila satelliti in orbita, o il Progetto Kuiper di Jeff Bezos. Secondo il comunicato di Eutelsat, che già detiene il 23% di OneWeb, l’eventuale unione delle due società attraverso lo scambio di azioni “creerebbe un leader mondiale nel settore della connettività”.
La fusione
Attraverso la fusione, Eutelsat risponde alla sua esigenza di compensare il rallentamento delle attività video via satellite, mentre OneWeb investe tra i due e i tre miliardi di dollari nell’aggiornamento della sua tecnologia, oltre a completare la propria rete satellitare. Come riporta il Financial Times, secondo i termini in discussione per l’accordo, l’attuale presidente di OneWeb e suo maggiore azionista, Sunil Bharti Mittal, dovrebbe diventare presidente della società combinata con una quota del 18% circa. Eva Berneke, invece, amministratore delegato di Eutelsat, dovrebbe mantenere il suo posto.
Il supporto dei governi
A supporto dell’operazione, sempre secondo quanto rivela il Financial Times, sono intervenuti i governi di Londra e Parigi, che avranno entrambi un posto nel consiglio d’amministrazione del nuovo operatore satellitare, con il possesso di quote pari a circa il 10% ciascuno. In particolare, per Londra si prevede un investimento pari a seicento milioni di dollari con un profitto atteso di cento milioni. Se da una parte l’iniziativa potrebbe anche contribuire a rilanciare la cooperazione spaziale tra Londra e l’Europa, resa più complicata dalle ripercussioni post-Brexit, dall’altro esistono alcuni potenziali ostacoli all’accordo, tra cui una diminuzione della sovranità spaziale del Regno Unito, ricercata dal governo. Inoltre, OneWeb era impegnata nelle trattative per assicurarsi un contratto per le comunicazioni nella regione dell’Artico con il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, possibilità a rischio visto che la Francia non fa parte dell’alleanza di Intelligence dei Five eyes.
Ai due lati della Manica
A questi si aggiunge anche l’insoddisfazione, pervenuta da parte di Bruxelles (in particolare da parte della direzione della Commissione guidata da Breton) della decisione della francese Eutelsat di acquisite quote di OneWeb pur restando nel team europeo che dovrebbe realizzare la costellazione di satelliti per comunicazioni sicure da sei miliardi richiesta dall’Ue. “Un progetto che sarebbe linfa vitale per le ditte europee di lanciatori e satelliti, ma che – se tutto va bene – arriverebbe nel 2030”, ha spiegato ad Airpress Marcello Spagnulo, ingegnere, esperto aerospaziale e consigliere scientifico di Limes. “Quindi – illustra ancora Spagnulo – sembra che Parigi abbia deciso di recitare due parti in commedia” volendo restare coinvolta nella costellazione Ue per accedere ai fondi e i contratti, ma partecipando allo stesso tempo alla costellazione di OneWeb “già in corso d’opera, con 450 satelliti lanciati sui 680 previsti”.
La partita di Parigi
Quella in corso è una partita strategica per Parigi. Londra, infatti, vorrebbe fare di OneWeb una rete per le comunicazioni sia commerciali, sia riservate, puntando a una seconda generazione di apparecchi più avanzati in grado di portare anche payload di navigazione, da lanciare con razzi britannici dagli spazioporti della Scozia. Tuttavia, non bisogna dimenticare che i satelliti di OneWeb sono realizzati da Airbus D&S, che prima del fallimento della società aveva persino impiantato una linea di produzione negli Stati Uniti. “Per questo la Francia vuole esserci” ha commentato Spagnulo, “c’è un mix di opportunità, costruzione di nuovi satelliti, lanciatori e mantenere un piede nelle comunicazioni nell’orbita bassa, e di rischi, con la doppia collaborazione con il Regno Unito e l’Ue”. Secondo l’esperto, dunque, Parigi “se la gioca tutta nel prossimo futuro, con i piedi in tutte le staffe possibili”. Una strategia rischiosa, ma “geniale”.
E l’Italia?
Con questa fusione, Londra e Parigi si inseriscono nella corsa alle opportunità offerte dalla Space economy, in particolare nel settore strategico dell’orbita bassa terrestre. L’interessamento diretto dei due governi, tra l’altro, segnala la partecipazione sempre più attiva degli esecutivi nel sostegno alle attività commerciali in orbita dei propri Paesi con azioni concrete. Un’iniziativa che dovrebbe essere presa anche dal nostro Paese, sollecita ancora Spagnulo, che commenta come mentre “in Italia molti parlano di Space economy, altri la fanno”.