Intervista al presidente di Nomisma Energia. L’intesa raggiunta a Bruxelles ha un che di surreale, assomiglia a una specie di danza della pioggia vista la sua natura volontaria. La vera ricetta è il razionamento su base nazionale, che in caso di ulteriori riduzioni dei flussi da Gazprom è inevitabile. E comunque non è detto che la gente sia disposta a mettersi un maglione in più a casa
Si fa presto a tagliare i consumi di gas. Meno energia dalla Russia, meno soldi per Mosca e forse una legnata sui denti di Vladimir Putin. Poi, certo, qualcuno in casa si dovrà mettere un maglione in più o qualche impresa ridurre la produzione di alcune ore. Ma nella logica dell’Europa, fresca di accordo politico sul gas (taglio obbligatorio del 15% tra agosto 2022 e marzo 2023 dei consumi in caso di stato di allerta, ovvero qualora Gazprom riducesse le forniture ben oltre il 20% attuale) la strada è quella giusta.
L’Italia che, accordi con l’Algeria a parte, dipende ancora molto dalla Russia potrebbe persino cavarsela con una riduzione del 7%, almeno a sentire il ministro della Transizione Ecologica, da sempre ottimista, Roberto Cingolani. Eppure, dice a Formiche.net Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, l’intesa europea è poco più di un abbaglio, forse quasi uno specchietto per le allodole. Per un motivo molto semplice: la politica e le sue decisioni sono distanti dalla vita quotidiana di ogni singolo Paese, il razionamento, se e quando servirà, andrà fatto sul base nazionale. E non sarà una passeggiata di salute.
L’Europa ha trovato l’intesa politica sul gas, i Paesi membri dovranno ridurre i flussi anche del 15%. Che gliene pare?
Lo trovo surreale, non mi viene un termine migliore. Veniamo da un anno di bollette duplicate, triplicate, senza considerare l’impennata delle ultime ore, con il gas a 225 euro. Eppure i consumi sono calati di poco, sia sull’elettricità, sia sul gas. Sa cosa vuole dire?
La ascolto…
Che è pura follia immaginare di dire ai Paesi europei di ridurre i consumi del 15% quando bollette tre volte più pesanti di un anno fa hanno prodotto una riduzione degli stessi consumi pari al 2-3%. Vorrei capire che cosa si aspettano a Bruxelles, se davvero credono che i consumi caleranno davvero e se la gente farà quello che gli viene detto. Sa cosa penso? Che più di un accordo dall’Europa sembra di sentire più una preghiera, una danza della pioggia. Ma la realtà è diversa.
Dunque sta dicendo che l’intesa raggiunta ieri non solo non servirà a un bel niente ma soprattutto non ridurrà i consumi come l’Europa si aspetta?
Esatto. Tanto per cominciare è tutto su base volontaria, nel senso che si invitano i Paesi membri a tagliare i consumi, aderendo alla stessa intesa. E poi il 15% mi pare un po’ pochino. Ma soprattutto, altra assurdità, vorrei capire se e quando gli stessi Paesi metteranno in pratica tale invito. Guardi che i governi hanno paura della rabbia della gente, non è mica così facile. La verità è che la misura proposta dall’Europa è insufficiente.
E allora, Tabarelli, che cosa bisognerebbe fare?
Razionare, ma sul serio. Su base nazionale, nel momento in cui Gazprom ridurrà ulteriormente le forniture. Il ministro Cingolani spesso inventa delle cose, il che è pericoloso. Dobbiamo razionare, quando farà freddo, punto. Però è un lavoro complesso, va fatto un elenco dei soggetti dai quali partire. Imprese, industrie, centrali. E potrebbe non essere sufficiente e allora bisognerebbe ragionare per aree. Questo è il lavoro che va fatto, in Italia e altrove. Parliamo seriamente di razionamento, sperando che non serva.
Scusi, ma le case, le abitazioni?
A Roma sarà dura razionare, la gente non lo accetta perché è arrabbiata. Forse bisognerà cominciare altrove. Resta il fatto che quello dell’Europa è solo un programma politico, nulla di più.
Insomma, se Gazprom riduce, l’Europa raziona…
Di questo può starne certo. Ma come le ho detto non sarà facile. Si faccia un giro per Milano e veda quanti negozi hanno smorzato l’aria condizionata. Lei pensa che sarà facile andare dalla gente e dire di abbassare i caloriferi o spegnere le caldaie?
Qui non ci resta che sperare in una transizione veloce.
Sì, ma non facciamoci illusioni, una transizione solo a base di rinnovabili è impossibile. Bisogna metterci dentro anche un po’ di nucleare. Guardi, non dimentichi mai una cosa: se oggi siamo in questa situazione è perché abbiamo portato avanti per anni politiche ambientali dimenticandoci della nostra dipendenza dalla Russia. E questa è una colpa, anche grave se lo vuole scrivere.